Il piano casa: la ferita più grande della Giunta Toti

Genova che osa
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4 min readJun 14, 2016
#dallapartedeiparchi è il titolo della nostra campagna contro il piano casa di Toti, scopri di più su reteasinistra.it/dallapartedeiparchi

Siete mai stati sul Beigua? È il monte più alto del massiccio appenninico che porta il suo nome e quando si arriva in cima (e il tempo non è avverso) la vista che offre è mozzafiato. Da una parte Capo Noli, dall’altra il Levante e, pur essendo in piena montagna, tutto pare a portata di mano perché, in linea d’aria, soltanto sette chilometri vi separano dal litorale. Quando si guarda la Liguria dal lì, infatti, non si può che rimanere impressionati e capire, una volta per tutte, quanto sia straordinaria la nostra regione. E se, poi, da marzo del 2005 l’area naturale protetta in cui si trova, la più vasta di tutto il territorio ligure, è entrata a far parte delle reti internazionali come Geoparco Europeo e Mondiale, mentre si scruta il mare da quella posizione privilegiata non è difficile immaginare che da novembre del 2015 questa sia stata addirittura inserita nella prestigiosa lista dei Geoparchi Globali (UNESCO Global Geoparks): luoghi che, grazie alla loro unicità geologica e paesaggistica, la Natura ci ha donato come beni preziosi.

Il parco del Beigua

Un posto talmente straordinario da far quasi dimenticare che, poi, a un certo punto, a gestirlo è arrivato Toti. Soltanto pochi giorni dopo l’incredibile riconoscimento dell’UNESCO, infatti, la Giunta da lui presieduta ha varato il cosiddetto “Piano Casa”, un mutamento delle norme edilizie regionali che, oltre a peggiorare la già complicata legislazione in materia, va a colpire direttamente il territorio ligure partendo proprio da luoghi come il Parco del Beigua. Questo “Piano Casa”, infatti, rivoluziona il nostro approccio alla gestione del territorio per favorire un processo che, alla vista del centro destra, appare fondamentale per favorire gli interventi dei privati troppo a lungo “bloccati” dalle norme paesaggistiche: una spietata deregulation. Con il pretesto di semplificare, infatti, il “Piano” autorizza interventi edilizi radicali, adesso possibili anche all’interno dei parchi regionali.

Il giorno in cui il parco del Beigua è stato riconosciuto patrimonio dell’umanità abbiamo pubblicato questa immagine su Facebook, è stata condivisa da più di 1400 persone e visualizzata da 77000.

“I parchi sono troppi, provvederemo in seguito a ridefinirne i confini e a variare le normative specifiche. Ma non si dica che daremo via libera alla cementificazione…

Certo se un tedesco vuole ristrutturare un casale in territorio di parco lo potrà fare

dichiarava Toti in occasione della presentazione del pacchetto di norme. Una affermazione confusa e pericolosa che, in tutto e per tutto, apre i parchi alle ruspe: finita la ristrutturazione di un casale, infatti, non potrebbe anche servire una nuova strada carrozzabile? Una tipologia di interventi che, poi, oltre al Beigua, potrà essere applicata anche a luoghi come Portofino o le Cinque Terre, riserve naturali che, almeno sino all’arrivo di Toti, parevano ultimi intoccabili baluardi di un territorio martoriato dal cement. Se si scende dal Monte, infatti, la situazione diventa sempre più complicata. Secondo l’ultimo rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), che potete leggere integralmente qui, la Liguria è una delle regioni italiane con il maggior consumo di suolo effettivo (oltre il 20% del totale) e la prima per cementificazione in aree a rischio idraulico. Maglie nere che il “Piano Casa” non aiuta in alcun modo a combattere. Per questo motivo, nonostante ogni opposizione sia stata duramente zittita durante la discussione della norma, noi di #reteasinistra abbiamo fatto una controproposta, un “Piano Verde” che rappresenterebbe realmente quell’inversione di tendenza fondamentale per la tutela del nostro territorio.

Il nostro “Piano Verde” ha l’obiettivo di fermare il consumo del suolo e investire nella rigenerazione degli immobili e delle infrastrutture esistenti, sviluppare la partecipazione degli abitanti, abolire l’originale e sbagliato Piano casa di Burlando. Per farlo abbiamo presentato due proposte di legge. La prima introduce l’obbligo di sviluppare processi d’informazione e partecipazione rispetto a tutti gli atti di governo del territorio. La seconda prevede che gli interventi edilizi avvengano senza riduzione o usura del suolo e quindi tramite lavori di sostituzione oppure rigenerazione e riutilizzazione dell’esistente. La nostra proposta inoltre garantisce un sistema di incentivi per sostenere questo tipo di interventi.

Un Piano che si discosta in tutto e per tutto dalla visione del centrodestra ancorata ad una equazione in voga in tutto il nostro Paese a partire dall’immediato Dopoguerra: costruire porta sempre ricchezza. Una visione talmente miope della gestione del nostro straordinario territorio che, proprio in Liguria, ha portato alla nascita di un termine utilizzato in tutta Italia quando si vuole descrivere un fenomeno di cementificazione ingiustificato ed eccessivo: la cosiddetta rapallizzazione. E se sono anni che i sindaci di quel comune del Tigullio combattono proprio contro l’utilizzo di questo termine (e spesso soltanto contro il termine e non contro il cemento), è solo con una proposta come la nostra che, finalmente, potremmo assistere a una netta inversione di tendenza delle politiche di tutela dell’ambiente e del territorio regionale. Una Liguria libera da speculazioni e capace di riorganizzare ciò che si è già costruito nell’ottica della valorizzazione di una terra colpita duramente troppo a lungo da interventi simili a quelli proposti dall’attuale maggioranza. Quella stessa Liguria che, quando si sale sul Beigua, appare così bella da far dimenticare, anche se solo per un momento, addirittura Toti.

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