Liguria terra di sole, fiori, basilico e… canapa
di Marianna Pederzolli e Gianni Pastorino
L’Italia è stata per secoli il secondo produttore mondiale di canapa e la Liguria non fu da meno: terra di sole, serre, basilico e fino a metà ‘900 anche di canapa, un’attività che coinvolgeva migliaia di contadini che maceravano la canapa per costruire corde, carta, vele e tovaglie.
Quando andò in crisi la filiera produttiva legata alla canapa, nel nostro entroterra fu un dramma per i piccoli artigiani e i coltivatori che da essa traevano sostentamento.
La distinzione tra canapa e marijuana è solo lessicale e dovuta all’uso comune dei termini. Sarebbe più corretto parlare sempre di canapa, sia quando si intende la variante tessile, che quando si intende quella psicoattiva. Un interessante approfondimento si trova qui.
Negli ultimi decenni lo stigma che ha subito la cannabis, classificata come droga e osteggiata dal proibizionismo più bieco, ne ha impedito un rilancio della produzione. Un’ottusità tale da impedirne la coltivazione in loco anche per fini terapeutici, costringendo i malati, spesso, a rischiare processi e reclusioni per averla coltivata o comprata.
Eppure la Liguria ha una legge sulla cannabis terapeutica ma molti medici si rifiutano di prescriverla e sono molti i pazienti che non sanno che è un loro diritto richiederla. Per questo come Rete a sinistra emenderemo la proposta di legge sulla cannabis terapeutica, per finanziare corsi di formazione ai medici e campagne informative per i pazienti e presenteremo una proposta per la coltivazione della canapa industriale.
Due anni fa abbiamo impegnato il Comune ad esprimere parere favorevole alla legalizzazione e ad istituire una Consulta per contrastare l’abuso di sostanze stupefacenti e oggi richiediamo che venga finanziata e convocata.
Presenteremo le proposte a settembre, contribuendo cosi al dibattito parlamentare, che finalmente ha visto arrivare in Aula la proposta per regolamentare la vendita e produzione della cannabis, osteggiata da emendamenti e ipocrisie bipartisan e già rinviata all’autunno.
Crediamo che questa sia una battaglia, come dice Saviano, in primis per la legalità, per togliere alle mafie un mercato di undici miliardi e governare un fenomeno che già esiste, ma che oggi porta solo corruzione, merce di bassa qualità, ed enormi costi repressivi.
Legalizzare non perché la cannabis faccia bene, ma perché il proibizionismo ha fallito sotto ogni punto di vista e dalla Liguria daremo un segnale chiaro al governo, con proposte volte a rivalutare una pianta dalle mille potenzialità, capace di rivitalizzare terreni, creare i materiali più vari, lenire dolori e far divertire, ma che a causa degli interessi di pochi viene da anni osteggiata.
Marianna Pederzolli, consigliera comunale Genova; Gianni Pastorino, consigliere regionale.
Articolo pubblicato su Il Secolo XIX del 31 luglio