MIGRANTI IERI E OGGI

Genova che osa
genovacheosa
Published in
6 min readMar 19, 2017

DUE LIBRI PER SAPERNE DI PIU’

Genova. Mercoledì 22 marzo alle ore 17,45 -Mercato del Carmine

con Walter Massa (Arci Liguria)

Donatella Alfonso, Giulia Destefanis, Valentina Evelli, Erica Manna e Mauro Baldassarri.

Non si diventa migranti per scelta, ma per necessità. Nel mondo oltre 65 milioni di persone sono state costrette a fuggire dal proprio paese per miseria e guerre, di questi la metà hanno meno di 18 anni. Un esodo senza precedenti che ha portato uomini e donne a diventare, forzatamente, migranti.

La Liguria, che oggi accoglie circa 6000 mila migranti, è stata nel secolo scorso terra di grandi migrazioni: le “vite senza ritorno” raccontate da Mauro Baldassarri nel suo libro “Monumenti di carta” attraverso le fotografie che i nostri emigranti mandavano a casa hanno gli stessi sguardi dei ragazzi raccontati daDonatella Alfonso, Valentina Evelli, Erica Manna e Giulia De Stefanis nel libro “Al di qua del mare”, dove le autrici e giornaliste raccontano la Liguria che si confronta con l’accoglienza attraverso testimonianze e reportage realizzati tra Genova e Ventimiglia.

I libri e la cronaca giornalistica fotografano una realtà che la politica sembra non riuscire a comprendere, impegnata da una parte nel braccio di ferro tra Ministero ed Enti locali sulla quota di migranti che spetterebbe ad ogni comune, dall’altra portando avanti politiche di accoglienza fatte di hotspot e centri di raccolta e identificazione spesso al limite della legalità.

Walter Massa, responsabile politiche migratorie per Arci insieme alle giornaliste e agli autori dei libri ci aiuterà a fare chiarezza, al di là dell’emergenza a cui la cronaca quotidiana ci sottopone incessantemente, per capire cosa sta succedendo ma soprattutto per “restare umani”.

AL DI QUA DEL MARE

“Al di qua del mare — Migranti, la difficile accoglienza: le esperienze in Liguria”, De Ferrari editore, è un libro delle giornaliste di Repubblica Donatella Alfonso, Giulia Destefanis, Valentina Evelli, Erica Manna. Nel 2015 la prima edizione di “Al di qua del mare”, ora la seconda: è il racconto della Liguria che si confronta con l’accoglienza. Con le parole dei testimoni e le storie delle persone accolte, ma anche nuove domande, soprattutto alla politica.

Quella del 2016 è stata un’altra estate calda: a Ventimiglia i migranti hanno continuato ad essere fermati, arrestati dalla gendarmeria francese, rispediti indietro. In centinaia, migliaia hanno trovato asilo — è il caso di dirlo — tra chiese e campi solidali. Qualcuno tra loro è morto sull’autostrada, cercando di superare una frontiera ufficialmente invalicabile.

I migranti hanno continuato a spostarsi verso l’Europa, a morire in mare, a raggiungere un Paese, l’Italia, dove la gran parte di loro non vuole restare. Altri invece hanno iniziato qui, anche in Liguria, anche a Genova, una vita nuova, in vista di quella che cercavano davvero.

Gli italiani, dal canto loro, si sono divisi sempre di più tra accoglienza e solidarietà da un lato, diffidenza e rifiuto dall’altro. Così hanno fatto le amministrazioni, con il grande impegno di alcune, l’assenza di altre.

In questo Paese, anzi in questo continente diviso, la Liguria continua ad essere un luogo strategico, una porta d’Europa negata, un luogo di elaborazione, di storie belle e di grande valore etico e personale messe di fronte ad esempi di chiusura senza appello. Le migrazioni muovono i destini di milioni di persone, impattano sulla società e sull’economia: l’informazione fa il suo mestiere, racconta, indaga, fa domande. Ed è quanto hanno fatto e continuano a fare le autrici.

MONUMENTI DI CARTA
la fotografia nelle vicende migratorie dei liguri

Il libro racconta attraverso le fotografie la vita e i sentimenti degli emigranti liguri a cavallo fra otto e novecento. Una buona parte delle fotografie che costituiscono la raccolta è arricchita da didascalie scritte a mano, che aiutano a capire il contesto storico e sociale in cui sono state scattate. Vengono generalmente inviate come supplemento d’informazione, insieme alle lettere, per “farsi vedere”, per testimoniare in maniera simbolica la propria presenza all’interno della comunità di origine anche se ci si trova a migliaia di chilometri di distanza. Esse diventano così “surrogati di presenza” in virtù della superiorità comunicativa che la cultura popolare attribuisce alla fotografia rispetto al mezzo scritto.

Il libro si apre con la prefazione dello storico Antonio Gibelli che introduce il tema della migrazione in Liguria analizzandone brevemente il fenomeno ma soprattutto spiegando la nascita di un lavoro pioneristico fatto dall’autore analizzando gli archivi famigliari di gente comune, “soprattutto migranti e combattenti delle guerre di massa”. La ricerca, che poi sfocerà nella mostra “Le vie dell’America (1989)”, prende il via dalla frequentazione dell’Archivio Ligure della Scrittura popolare e poi prosegue con le interviste che l’autore fa ai discendenti e parenti delle famiglie coinvolte nelle migrazioni: dalla provincia di Savona ci sono le famiglie di Biale, Parodi e Pescio, da Cogoleto ci sono le immagini della famiglia Ghigliazza che emigrarono in Argentina senza mai fare ritorno, da Serra Riccò parte la famiglia Parodi… la Valfontanabuona e l’entroterra chiavarese restano i luoghi dove più forte si verificò il fenomeno migratorio. Qualcuno torna ricco, come Pietro Torre (nel 1860) che ha trovato l’oro, i più non tornano affatto. Restano le fotografie a testimoniare la loro storia, gli affetti e la loro esistenza.

Oggi da terra d’emigranti siamo diventati terra d’immigrazione, anche se il mare adesso non è più l’oceano ma è il Mediterraneo. Sono cambiate le tecnologie, ma sono rimaste le fotografie e le lettere, che adesso si chiamano “selfie”, e social network. Il risultato finale però non cambia: i “surrogati di presenza” viaggiano da una sponda all’altra di un mare, che può essere ostile, per mantenere o rinsaldare quei legami che la distanza e il tempo cercano di erodere e cancellare.

L’autore: Mauro Baldassarri è redattore, fotografo, web designer, consulente per la creazione, lo sviluppo e la gestione di contenuti per il web, l’editoria, la comunicazione e i media. Ha curato per Camminare (Fusta Edizioni) la rubrica Dogwalking. Ha studiato la storia dell’emigrazione ligure fra otto e novecento dedicando particolare attenzione all’aspetto dell’utilizzo del linguaggio fotografico da parte degli emigranti stessi, studi che sono confluiti come contributo alla realizzazione della mostra La Via delle Americhe e del relativo catalogo (Genova, 1989). E’ stato per dieci anni contents manager di un importante portale nazionale dedicato alla mobilità e al trasporto pubblico e, precedentemente, autore di contenuti per una collana di prodotti multimediali di DeAgostini (Città del mondo).

Per Internòs Edizioni ha curato “Quelli dei comitati” (di Giordano Bruschi, 2014), volume dedicato a raccogliere testimonianze e documenti relativi all’attività dei comitati spontanei di cittadinanza attiva a Genova nel recente passato Ha partecipato a un progetto di sviluppo turistico nella regione dell’Alto Solimoes nello stato di Amazonas in Brasile, progetto inserito nel piano di cooperazione internazionale “Brasil Proximo”, di cui ha curato l’edizione dei contenuti sul web e lo sviluppo del sito.E’ presidente di “Associazione TeA — Turismo e Ambiente”, attraverso la quale partecipa al progetto di costituzione di un organismo regionale ligure dedicato allo sviluppo di attività di cooperazione internazionale.

--

--

Genova che osa
genovacheosa

Siamo una rete di genovesi, convinti che Genova sia ad un bivio, o la abbandoniamo per cercare opportunità altrove, o entriamo in azione per restare.