Tre idee per dare un’anima alle periferie di Genova
La crisi della nostra città impone di assumere decisioni per migliorare la qualità della vita dei genovesi, queste possono nascere solo dalla conoscenza di Genova e dei suoi quartieri. Ringrazio, pertanto, l’edizione ligure de La Repubblica per l’importante dibattito partito proprio dalle sue pagine, che hanno approfondito lo studio di Rete a Sinistra, “Prossima Genova”.
“Prossima Genova” consiste in elaborazioni sui dati e gli studi dell’Ufficio di statistica del Comune di Genova, in particolare riferiti ai calcoli del 2014, e sui dati dell’ISTAT, riferiti al censimento del 2011. Lo studio è articolato su 10 capitoli e contiene più di 60 mappe interattive.
A volte i numeri raccontano meglio di tante parole lo stato in cui versa un territorio: a Genova, il 68% della popolazione vive in quartieri con aspetti di disagio sociale ed economico, con picchi di particolare gravità lungo il Polcevera. In questa città di periferie, le persone vivono in solitudine: il 45% delle famiglie ha soltanto un componente; il 39% degli anziani oltre i 75 anni abita senza familiari. La quota di residenti con un titolo delle superiori o universitario fa da spartiacque: raggiunge il 72% nei quartieri benestanti, dal Centro storico a Nervi, ma non supera il 50% negli altri. Infine, dal 2007 gli astenuti superano gli elettori che hanno votato il sindaco.
Nel 2007, 200.240 astenuti contro 158.238 voti per Marta Vincenzi; nel 2012, 224.069 astenuti a fronte di 127.477 voti per Marco Doria (al primo turno; al ballottaggio l’astensione ha superato quota 300 mila).
Trovi tutte le mappe e lo studio completo sul sito reteasinistra.it/prossimagenova
Propongo tre elementi, per avanzare il ragionamento: (1) restituiamo spazi ai cittadini con l’ambizione di pedonalizzare una via centrale in ogni quartiere, per portare aree vivibili alle comunità, servizi e piccolo commercio; (2) diffondiamo le iniziative culturali in tutti i quartieri, con un’offerta diversa secondo uno specifico programma, per animare l’intera città e dare occasioni per muoversi alle persone, nella consapevolezza che Genova non può ridursi, per quanto rilevanti, al Carlo Felice e al Ducale; (3) ripensiamo la rete dei trasporti pubblici, proseguendo i collegamenti in Val Polcevera e realizzando quelli in Val Bisagno e nel Ponente, qui in particolare col potenziamento del nodo ferroviario.
I quartieri della nostra città devono avere lo stesso livello di vivibilità e servizi. Per questo è necessario, come ricordato da Walter Massa, riavviare il decentramento. Secondo l’esempio di Milano, possiamo rafforzare i municipi portandoli a cinque e dotandoli effettivamente del personale e delle risorse necessari per fornire servizi di prossimità. Per favorire la partecipazione, possiamo istituire strumenti come le consulte di quartiere, che mettano in rete cittadini e associazioni, e il bilancio partecipato.
Oggi Genova è una città di periferie. Queste periferie nascono però come paesi e hanno tutte un potenziale, che può essere liberato con un lavoro serio e scelte radicali e coraggiose.
Genova ha bisogno di ricostruire un tessuto urbano dinamico e condiviso. Una città funziona se le persone possono abitare con senso di appartenenza in quartieri belli e vivibili, delle comunità coese nelle quali stringere rapporti solidali, e allo stesso tempo muoversi in tutta l’area urbana, che offre un quadro più ampio di opportunità e relazioni. Senza questi ingredienti non esiste città, anzi si realizza l’anti-città, come l’ha chiamata Stefano Boeri.
Con questo spirito, Rete a Sinistra ha organizzato una riflessione pubblica con vari ospiti, alcuni già intervenuti su queste pagine: Giuliano Carlini, sociologo, Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale, Carlo Besana, fra i primi a lavorare sull’intelligenza delle periferie, e Iole Murruni, da quattro anni presidente della Val Polcevera, luogo di servitù ed emblema del fallimento delle politiche sui bisogni. L’appuntamento è lunedì 25 luglio alle ore 18, presso “La Passeggiata Libro Cafè” in Piazza di Santa Croce nel Centro storico genovese.
Articolo pubblica su La Repubblica del 25 luglio 2016