La bottegaia

nicola castello
Riflessioni in bianco e nero
2 min readFeb 18, 2015

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Non andrò a lavorare stasera. Non mi va.

Le amiche mi chiamano “la bottegaia” ed in un certo senso hanno ragione, ma non vendo frutta e verdura, e nemmeno pizzi e merletti; la mercanzia che vendo non è comune, vendo la mia bocca, le mie mani, il mio corpo.
Loro preferiscono il termine bottegaia a quello che sarebbe più consono di puttana. Ma stasera non ho voglia di vendere il mio corpo a grinzosi e bavosi anziani o a grassi e sudati ragazzotti brufolosi. Lavoro da sola, non dipendo da nessuno, non ho un protettore e quindi posso decidere come, dove e quando. Rimango sdraiata a letto, indolente, quasi apatica. La radio trasmette calde note di musica jazz; si, anche una prostituta può amare un genere colto come il jazz.
Ad un tratto bussano alla porta, una, due volte, con delicatezza ma con decisione. Mi alzo controvoglia ed apro. È lui. Mi dice senza troppi giri di parole “Stanotte voglio dormire con te”. Non posso dirgli di no. Parla ancora, sempre con tono secco, diretto, “Ma prima voglio fare il bagno con te”. Tutte le puttane di un certo livello, ed io sono una di quelle, abbiamo in casa una grande vasca con idromassaggio; i nostri clienti pretendono sempre il massimo.
Lo prendo per mano e ci avviamo al bagno. Iniziamo a spogliarci; mi ha visto nuda molte volte, a volte mi vergogno più di altre, ma stasera non è una di queste. Quando mi volto verso di lui, lo trovo già completamente nudo, mi soffermo alcuni attimi ad ammirarlo, è bellissimo.
Entriamo nella vasca già colma di acqua e di schiuma ed iniziamo a giocare, ad abbracciarci, a baciarci. Ad un certo punto mi ritrovo col suo viso a pochissimi centimetri dal mio, mi fissa dritto negli occhi, Dio com’è bello.
“Domani è il mio compleanno” mi sussurra appena.
“Lo so” rispondo con un filo di voce “come potrei scordarlo”.
“Voglio un bel regalo da te” continua “questo bagno, e dormire con te stanotte sono solo l’inizio”
“Si, certo”
A quel punto mi abbraccia, stringendomi con tutta la forze che ha in corpo e mi bacia. Inizio a piangere, prima piano, poi le lacrime scendono sempre più copiose lungo il viso mischiandosi all’acqua che scivola giù dai miei capelli, mentre rispondo ai suoi abbracci ed ai suoi baci.

Tra una lacrima e l’altra penso fra me e me: “domani compirai già otto anni, amore mio, figlio mio”.

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