… lib(e)ri …

nicola castello
Riflessioni in bianco e nero
2 min readMay 22, 2019

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… che poi c’è sempre qualcuno che mi chiede come mai passo tanto tempo sui libri, cosa ci trovi di così appassionante, coinvolgente, avvincente, in questi strani oggetti, cosa mi porta ad avere un mucchio di libri sparsi un po’ dovunque in giro per casa: dalla canonica e ovvia libreria (che poi nel tempo sono diventate due), al ripiano del mobile d’ingresso, normalmente destinato ad essere utilizzato come ‘svuotatasche’ e contenere chiavi e monete, ed invece occupato dalla multicolore sezione delle “economiche Feltrinelli”, al comodino sul quale sono stipati volumi in tutte le posizioni possibili (in orizzontale, in verticale, di sbieco), alla mensola accanto al microonde (ovviamente in questo caso sono libri di cucina) fino ad occupare, per disperazione, anche il davanzale della finestra in bagno, il tutto per la gioia di mia moglie.

O magari vogliono sapere com’è possibile che prima di addormentarmi, fossero anche le tre di notte devo, e sottolineo ‘devo’, leggere qualche pagina del primo libro che mi capita sotto mano, anche l’orario dei treni se non trovo di meglio.

Il problema è che non puoi spiegare a chi non mai letto in vita sua null’altro che la Gazzetta del Sport o Topolino, cosa voglia dire leggere, le emozioni e le sensazioni che danno “quelle pagine tutte scritte, fitte fitte, senza manco un disegno o un’immagine” per non parlare poi dell’odore dei libri, della carta e dell’inchiostro che a tutt’oggi mi hanno salvato da quegli oggetti infernali che rispondono al nome di e-book.

E ovviamente non serve rifugiarsi dietro citazioni famose, tipo, ad esempio, “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perchè la lettura è un’immortalità all’indietro” anche perché in tal caso rischi di ricevere reazioni confuse del tipo “Umberto Eco? certo che lo conosco, è il regista del film ‘Il nome della rosa” o peggio che il Daniel Pennac che ci ricorda che “Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere” potrebbe essere “l’ex centrocampista del Paris Saint Germain”.

Meglio soprassedere e continuare a stupirsi dei miracoli della lettura, figlia dei miracoli della (buona) letteratura. Quella che ci fa vivere mille vite, che ci fa conoscere luoghi e personaggi mitici, che ci regala sogni ed emozioni.

Quella che ci fa amare un assassino come Raskòl’nikov, che ci fa invidiare il fallimento di Arturo Bandini, che ci fa sognare di essere come uno di quei mezzi sbandati di Dean e Sal, gente con la quale nella vita reale non prenderemmo neppure un caffè…

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