Ti piace vincere facile…

nicola castello
Riflessioni in bianco e nero

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Domenica ho vinto il mio primo trofeo ad una gara ciclistica: primo classificato nella categoria “MTB — over 46” in una cronometro di una ventina di chilometri dalle parti di casa mia, tra Madonie e Nebrodi.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che si è trattato di una vittoria facile, considerato anche il fatto che ero l’unico partecipante in quella categoria e che è semplice battere avversari che non esistono.

Ed in realtà avversari su strada, nella mia categoria, effettivamente non ne avevo.

Ma per vincere quel trofeo ho dovuto battere un avversario molto più forte di chiunque altro, molto più tenace di chiunque altro. Quell’avversario era “me stesso”.

Un avversario che non è sceso in strada giocando la carta di una condizione fisica migliore della mia, di una bici più performante o di una tecnica migliore; no, l’avversario “me stesso” metteva in campo doti più subdole e viscide. Giocava la carta del “rimani a letto mezz’ora in più, del resto è domenica mattina”, o del “a metà mattinata puoi farti un aperitivo in piazza con gli amici” oppure del “ma chi te lo fa fare, alla tua età, di farti doppiare da un ragazzo che potrebbe essere tuo figlio”.

Ed in effetti non è stata una battaglia facile; troppo allettante l’idea della domenica mattina passata tra divano e tv a far niente, in pieno relax. Ma alla fine ho preso il coraggio a quattro mani, ed ho vinto io. Mi sono alzato alle prime luci dell’alba, preparato la bici, raggiunto il luogo di partenza, subito gli amichevoli sfottò di amici e colleghi, e poi sputato sudore sulla strada per 45 minuti da solo, conto “me stesso”, per completare il percorso nel minor tempo possibile.

E se qualcuno dovesse oggi dirmi che “ti piace vincere facile” o che “a saperlo venivo anch’io” posso solo dire che io ci ho messo la faccia e le gambe e lì c’ero, lui no.

E dico anche che l’anno prossimo ci rimetterò la faccia e le gambe e ci sarò di nuovo, rinunciando al letto, al divano ed al riposo.

Non per battere un avversario qualunque, ma il mio avversario più forte, “me stesso”.

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