Storie e leggende della Sacra di San Michele

Sara Di Cerbo
Rinascimento_2.0
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4 min readMay 16, 2020

Ci sono tesori in Italia che si lasciano dare per scontati integrandosi perfettamente in quel paesaggio che vediamo tutti i giorni. Si nascondono nella quotidianità sotto il naso di tutti, e poi un bel giorno quel naso lo alzi, ti fermi un secondo e ti rendi conto del capolavoro che ti è entrato talmente dentro che non puoi immaginare una realtà senza.

La Sacra di San Michele è questo per me e per tutti coloro che vivono alla sua ombra.

Vista della Sacra da una strada non ben precisata tra Buttigliera Alta e Avigliana, ph. Sara Di Cerbo

Qui, in Valsusa, a pochi chilometri da Torino, la Sacra di San Michele rappresenta un simbolo, un punto di riferimento che tendiamo a dare per scontato, ma che quando vediamo sappiamo tutti che significa casa.

È un abbazia che sorge a ridosso dell’anno Mille, quando la storia della Valle era già antica e densa di eroi e leggende, a partire da Carlo Magno e i suoi cavalieri che proprio da queste parti combatterono contro i Longobardi del tragico re Desiderio.

L’abbazia fu costruita sul Monte Pirchiriano dall’eremita San Giovanni Vincenzo, che iniziò quella costruzione che presto avrebbe inglobato la montagna stessa.

Si dice che il buon monaco avesse iniziato a costruire l’abbazia sul monte opposto. Durante il giorno San Giovanni Vincenzo costruiva, ed ogni notte quelle pietre sparivano così che al mattino seguente dovesse ricominciare tutto da capo. Per tre giorni costruì e per tre giorni vide scomparire tutto il suo operato. Così la terza notte rimase sveglio, combattendo la stanchezza del corpo con il desiderio di capire chi gli stesse giocando quello scherzo poco divertente. Nel buio della notte vide comparire un angelo luminoso dalle ali candide come nuvole. Gli chiese perché lo stesse torturando in quel modo, e quello, l’arcangelo Michele in tutta la sua fierezza, gli rispose che stava costruendo l’abbazia nel posto sbagliato, e che la storia doveva compiersi sul lato opposto della valle. A dorso di mulo il buon monaco eseguì gli ordini della sua visione e posò la prima pietra proprio in cima al Monte Pirchiriano, dove oggi sorge potente, maestosa e immortale la Sacra di San Michele.

Sono tante le leggende che avvolgono questo luogo così suggestivo. Dopotutto sono più di mille anni che troneggia su quel monte e rappresenta non soltanto un punto di riferimento per noi, ma anche per tutti coloro che ci hanno preceduti.

La torre della bella Alda, ph. Sara Di Cerbo

Per esempio, quando i Saraceni attaccarono il villaggio di Sant’Ambrogio, ai piedi del monte, gli abitanti fuggirono in cerca di protezione tra le possenti mura dell’abbazia. Qui la bella Alda si inerpicò fino alla sua torre più alta, perché sapeva di essere troppo bella per non essere conquistata e posseduta dai feroci guerrieri. Quella, una volta arrivata in cima alla torre, non aveva più vie di scampo. L’unico modo in cui poteva salvarsi dalla violenza e dalla vergogna era buttarsi nel vuoto e proteggere così la sua virtù. Disperata si inginocchiò e iniziò a pregare. Prego la Vergine Maria e i Santi perché la proteggessero, perché la perdonassero dei suoi peccati, perché l’accogliessero in Paradiso. I Santi udirono la sua disperazione e, quando la fanciulla saltò, mandarono un angelo ad alleviarle la caduta, salvandola così dalla tragica fine. Ma si sa che la bellezza a volte è davvero un flagello per chi la indossa senza l’intelligenza, soprattutto perché è in grado di confonderti, di farti credere di avere un potere che è solo effimera vanità destinata a scomparire. Così, una volta passati i mori, la bella Alda si vantò per il paese di essere la prediletta degli angeli. E per dimostrare anche ai più increduli che quanto stesse dicendo fosse vero, radunò una folla e tornò alla torre. Mirò davanti a sé la vastità della bellezza rude valsusina e semplicemente saltò giù. Ma non era disperazione questa volta, bensì vanità, e senza lacrime né preghiere gli angeli la ignorarono, e la bella Alda si schiantò sull’erba verde e sulle rocce feroci.

Ancor oggi, seppur diroccata e in rovina, quella torre è conosciuta con il nome di quella folle che credeva di essere la prediletta dagli angeli per il solo fatto di essere bella.

La Sacra di San Michele è davvero tra i luoghi più suggestivi che si possono incrociare da queste parti, e nessuno nel trovarsi al suo cospetto può osservarla senza avvertire un brivido salire su per la schiena. Oggi è un posto di pace che non ha dimenticato la magia dei tempi passati, e che continua a sussurrare all’orecchio dei viaggiatori leggende antiche e spesso inquietanti.

E Umberto Eco deve averli ascoltati proprio bene quei sussurri, e interpretandoli ha creato una delle più grandi storie della nostra letteratura contemporanea, chiamandola con Il nome della Rosa.

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Sara Di Cerbo
Rinascimento_2.0

Studentessa della @ScuolaHolden e del Master in progettazione, comunicazione del turismo culturale @UNITO. Appassionata di parole, pensieri e storie.