Un’idea violenta e bellissima
Anatomia di un soldato, Harry Parker (Edizioni Sur, 2016)
Tom Barnes è un soldato britannico che va a combattere in Afghanistan e durante una missione salta per aria per colpa di un ordigno.
Latif e Farudin sono amici di infanzia le cui strade si dividono nel nome di una guerra santa così attuale e spaventosa.
Ma Tom e Latif non sono solo Tom e Latif. Sono scelte, sono rinunce, sono stivali e portafortuna, sono bombe a mano, lacrime di madri sfinite, sacche colme di plasma, baci, lenzuola per coprire cadaveri, radio ricetrasmittenti, ordini di morte, orgoglio, batteri, dolore, speranza, fatica, fede, paura e amore.
L’equilibrio cambiò. Tu deperivi e io prosperavo. Ormai eri il mio organismo ospite.
Mi diffusi nel tessuto ipossico e devitalizzato della gamba. Ti feci venire la febbre e senza farmi vedere ti divorai da dentro, sconfiggendoti. Ti feci rimpiangere di essere sopravvissuto.
Un mio campione fu estratto e messo a coltura in un ambiente controllato. Mi identificarono come uno zigomicete.
Io sarei sopravvissuto e tu no.
Ti stavo facendo morire, e a quel punto sarei morto anche io. Ma non avevo scelta, solo l’oblio. Dovevo resistere e per farlo ti avrei consumato.p. 71
La prima volta che ho letto una recensione di questo libro ero sul tram e stavo andando da Luca che adesso sta a Milano e chi lo sa se è felice per davvero. Ricordo chiaramente che ho mandato giù l’acqua e non sono riuscita a respirare per un po’. Mi sono detta “lo voglio” e l’ho rincorso per due anni tra biblioteche, librerie e gli scaffali degli altri.
Una fissa silenziosa, un puntino fermo, solo e nella mia testa, senza senso. Ma adesso ho capito, almeno credo.
«I soldati ci proteggeranno? Sembra che ce ne siano sempre di più, e mi spingono sempre più avanti nella nostra zona. Stanno cacciano via Hassan e i suoi?»
«Non è solo Hassan, Faridun. È complicato. Anche gli anziani vorranno sapere cosa gli ho detto».
Guardò verso l’intrico di tralci verdi che pendeva dalla pergola: se non metteva troppo a fuoco, era una macchia tremolante color smeraldo. Fuori dalle sue mura aveva sempre infuriato la guerra, ma lui e la sua famiglia in quella casa avevano conosciuto solo la pace. Ora, però, il mondo esterno si stava intromettendo. Guardò suo figlio.
«L’unica cosa che so», disse, «è che non vince nessuno».p. 242
Dentro queste pagine la guerra pulsa, ha l’anima arresa di un soldato in fin di vita e il cuore all’erta di un ragazzo pronto a resistere, ad attaccare e uccidere.
La guerra è viva.
E ti viene addosso come polvere, come tuono. Forte come le notizie di dentro alle buste sigillate; a volte ha la stessa storia di un portachiavi che arriva da Sarajevo e segna la vita come la grafite su un foglio.
Dalla sua autobiografia spezzata Parker ha raccolto tutto quello che poteva l’ha raccontato con grazia. Vuole che diventi tua, la guerra. E riesce a mettertela in testa. Da lì non si muove, fa male. Come un’idea violenta a cui non avevi mai pensato prima. L’unico motivo per sopravvivere, il frammento di una mina.