Fact-checking e fiducia dei lettori
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3 min readJul 21, 2017
a cura di Marco Nurra
- Facebook annuncia ufficialmente gli abbonamenti a pagamento per Instant Article. Con questo paywall i lettori avranno accesso a 10 articoli gratuiti al mese, come accade nella maggior parte dei paywall “soft” adottati dai media. Dopo aver esaurito gli articoli gratuiti sarà chiesto al lettore di abbonarsi. Questo servizio sarà disponibile in autunno.
- Ma il servizio di paywall offerto da Facebook potrebbe essere un’arma a doppio taglio per gli editori. Come scrive Mathew Ingram, anche questo aspetto della relazione con i lettori cadrà nelle mani di Facebook, che assumerà pieno controllo degli abbonamenti (con la possibilità di cambiare le regole del gioco in ogni momento).
- Google presenta il “feed”, un servizio personalizzato di notizie per iOS e Android. Il Feed è pensato per trasformare l’app di Google da un servizio di ricerca a un servizio di informazione. L’obiettivo è posizionarsi come concorrente diretto delle app di Facebook o di Twitter.
- Le persone che si informano attraverso i social network o usando Google normalmente dimenticano la fonte delle notizie che hanno letto. Secondo uno studio pubblicato mercoledì dal Reuters Institute for the Study of Journalism at the University of Oxford, solo il 37% degli utenti che arriva a una notizia da un motore di ricerca e il 47% di quelli che la trovano sui social ricorda correttamente (dopo due giorni) il nome del sito che l’ha pubblicata.
- L’immagine è fake? Ce ne accorgiamo solo nel 60% dei casi, secondo uno studio condotto online dall’università di Warwick, in Gran Bretagna. Le alterazioni che possono subire le immagini sono infinite. Al contrario: l’abilità delle persone di scovarle è molto lontana dalla perfezione. In media, una persona riconosce l’inganno solo sei volte su dieci.
- Come guadagnare (e mantenere) la fiducia dei lettori facendo fact-checking? Invece di concentrarsi su correzioni isolate o su un personaggio politico in particolare, il fact-checking dovrebbe avere una vocazione di contesto. “Le persone respingono il fact-checking perché lo vedono come un susseguirsi di rivendicazioni e non comprendono il contesto che inquadra ogni problema”, afferma Tom Rosenstiel. I fact-checker dovrebbero invece concentrarsi su quattro o cinque idee chiave importanti per i lettori — l’economia, per esempio — e porre domande che portino a una comprensione olistica di questi temi. Secondo Rosenstiel questo approccio aiuta i giornalisti ad assumere un ruolo proattivo che può coinvolgere il pubblico.
- La sfida del terrorismo ai media e ai social network. Gruppi terroristici come ISIS conoscono bene i media occidentali, come funzionano, di cosa si nutrono in nome dell’audience e del denaro. Sanno come sfruttarne le debolezze. Mandare in onda 24 ore su 24 gli stessi video di vittime e superstiti può solo intensificare la paura e la rabbia, ma non rende i cittadini più informati. I danni del clickbait da terrorismo sono enormi, alimentano stereotipi, pregiudizi, generalizzazioni, danneggiando intere comunità e indebolendo le nostre democrazie.
- Facebook pubblica un aggiornamento sullo stato del suo progetto di lotta alle fake news. Tra i provvedimenti presi da Facebook per dissuadere dalla pubblicazione di notizie false o imprecise: bloccare l’accesso alla pubblicità ai siti che pubblicano abitualmente notizie false e spam, ridurre la visibilità nel newsfeed dei post considerati spam o clickbait e nuovi modi per gli utenti di segnalare una notizia falsa.
- Con le elezioni dietro l’angolo, le ‘fake news’ sono una priorità per il governo tedesco. Il Parlamento ha approvato una nuova legge grazie alla quale sarà presto possibile imporre una multa di 50 milioni di euro alle imprese di social media che non rimuovano i contenuti segnalati come criminali o diffamatori.
Il roundup settimanale sul mondo dei media è una rubrica dell’International Journalism Festival, tradotta e pubblicata in italiano da Valigia Blu.