Propaganda terroristica e libertà d’espressione

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Valigia Blu
4 min readJun 16, 2017

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a cura di Marco Nurra

  • Facebook ha rivelato nuove misure per la rimozione dei contenuti di propaganda terroristica. L’annuncio arriva in seguito alla crescente pressione da parte dei governi: questa settimana a Parigi il primo ministro britannico e il presidente francese hanno dichiarato di comune accordo l’intenzione di approvare leggi per sanzionare la mancata rimozione della propaganda jihadista dai siti web. Una delle soluzioni proposte da Facebook è l’adozione del riconoscimento d’immagine automatizzato: quando qualcuno caricherà sul social network una foto o un video, il sistema controllerà se corrisponde a contenuti precedentemente marcati come estremisti e bloccherà la pubblicazione. L’altra soluzione è l’uso dell’intelligenza artificiale per capire se il testo che l’utente vuole pubblicare contiene apologia del terrorismo: questa analisi verrà fatta da un algoritmo di apprendimento automatico.
  • I governi che delegano a compagnie private il controllo sulla libertà di parola possono ottenere efficacemente una censura mediata da terzi. La legge proposta dalla Germania è un incentivo alla rimozione: qualsiasi piattaforma che non rimuova un contenuto criminale entro le 24 ore successive alla notifica rischierà multe fino a 50 milioni di euro. Queste leggi danno alle compagnie private un ruolo (quello di decidere quali informazioni i cittadini possano vedere o condividere) che in passato apparteneva ai tribunali e ai legislatori. Questa è una significativa perdita di sovranità nazionale e di controllo democratico.
  • La pubblicazione di false notizie e l’hate speach dovrebbero essere considerati reato penale? Secondo l’autore dell’articolo, rendere illegali determinate convinzioni, anche quelle più violente, può contribuire a rafforzarle: “Un’idea vietata dalla legge rappresenta una bandiera per cui combattere”. Inoltre, bisogna considerare un altro aspetto: l’eliminazione su larga scala delle cosiddette ‘fake news’ diminuisce la nostra abilità di giudizio come individui e come società. Se diamo per scontato che tutte le notizie che incontriamo sono vere (dato che quelle false dovrebbero essere state cancellate), una bufala che riesce a sfuggire a questi controlli e ad arrivare sui nostri schermi è molto più pericolosa perché sarà accettata immediatamente come vera.
  • Come la sorveglianza, i troll e la paura degli arresti danneggia i giornalisti egiziani. Molti giornalisti denunciano che i tentativi di phishing, i troll, la sorveglianza online e un disegno di legge che richiede la registrazione attraverso una piattaforma statale per essere autorizzati a usare i social media, fanno sì che un giornalista ci pensi due volte prima di coprire determinate notizie.
  • Il nostro problema non sono le ‘fake news’. Il nostro problema è la fiducia e la manipolazione, secondo Jeff Jarvis. “Le nostre istituzione non godono della fiducia dei cittadini per molte ragioni e dobbiamo affrontare quelle ragioni. I media (non solo le singole imprese ma l’intero ecosistema mediatico) devono diventare più equi, inclusivi, riflessivi e aperti alle richieste delle diverse comunità. Dobbiamo diventare più trasparenti. Dobbiamo imparare ad ascoltare. Anche le aziende, i governi e i politici devono imparare ad ascoltare. Questi sono obiettivi di lungo periodo”.
  • Con il suo Reader Center, il New York Times vuole rafforzare la connessione con i lettori. “I nostri obiettivi sono rendere il nostro giornalismo più trasparente e cambiare la relazione tra i lettori e i giornalisti, mettendo il giornalista nella condizione di entrare maggiormente in contatto con i lettori, di rispondere ai lettori, e di essere più coinvolto nella relazione con i lettori”, ha dichiarato Hanna Ingber, responsabile del Reader Center.
  • I media mainstream stanno commettendo un errore nella copertura del terrorismo. Chi sono queste persone che uccidono senza rimorso? Perché lo fanno? E, soprattutto, come potrebbero essere fermati tali attacchi? Rispondere a queste domande richiede una copertura quotidiana delle notizie che non si limiti a una rappresentazione caotica e disconnessa degli attacchi e della violenza. Un approccio olistico al racconto del terrorismo potrebbe aiutare a spiegare meglio questo fenomeno che sta cambiando le nostre vite.
  • Cos’è il giornalismo di pubblico interesse? Potremmo considerarlo l’antitesi del ‘lato oscuro’ dei media (le notizie false, la propaganda, la censura e il sensazionalismo). Un giornalismo di pubblico interesse può contribuire a esporre la corruzione, agevolare un’inchiesta giudiziaria, rimuovere politici inadeguati dalle loro funzioni e far condannare i criminali.
  • Chi c’è dietro al tracollo economico dei media? In larga misura, il successo finanziario dei titani della Silicon Valley, Google Facebook, il cui dominio sul settore pubblicitario ha relegato gli editori a litigare tra loro per le briciole. Le due compagnie controllano circa il 71% di tutta la pubblicità online negli Stati Uniti.

Il roundup settimanale sul mondo dei media è una rubrica dell’International Journalism Festival, tradotta e pubblicata in italiano da Valigia Blu.

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