In missione per conto mio

Nadia Camandona
Salutare senza addii…
4 min readOct 22, 2014

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L’entusiasmo che ci coglie quando il nostro lavoro ha successo, ci porta spesso a volerne raccontare i dettagli, magari tediando il nostro pubblico con argomenti che non sono di loro interesse. Quando il tema è il dimagrimento, però, intorno a noi le orecchie si tendono e, per un momento, si cattura l’interesse, fino a quando il nostro entusiasmo non rovina tutto!

Sì, proprio così. Presa dalla foga di condensare in frasi di senso compiuto mesi di ricerche e di esperimenti, dimentico che il mio pubblico sta ascoltando per la prima volta, o quasi, questo tipo di considerazioni alle quali sono arrivata. E si spaventa. Ti scambia per un invasato della privazione, un asceta della salvezza del Pianeta Terra, un aspirante santone in cerca di adepti. E ti risponde, giuro, non me lo sto inventando, cose tipo: “Sono affezionato ai miei chili (almeno 30 di troppo, ndr). Mi sentirei nudo. Non potrei mai privarmene”. A fronte di cotanta tracotanza tracanno la sconfitta e vado a predicare altrove…

La prima volta che mi hanno offerto di spolverare il mio riso nel baracchino con del gomasio, credo 5 anni fa, ho guardato allucinata la gentile collega e ho pensato: «Il mondo come lo conosciamo noi è finito. C’è in atto una congiura per far sparire la bontà dei cibi tradizionali». E intanto mangiavo il mio riso nero integrale condito con olio crudo e spezie, ignara di aver già compiuto un passo verso la salvezza…

Non possiamo catapultare nel nostro nuovo mondo le persone, senza ricordare che anche per noi c’è stato un periodo di transizione alle nuove abitudini.

Se non ci sono problemi impellenti di salute, a mio parere è altamente sconsigliato eliminare tutto d’un tratto le vecchie abitudini e abbracciare le nuove, come un credo religioso dal quale ci si aspettano esclusivamente miracoli. I miracoli non esistono. L’improvviso cambiamento ci renderà tutto più complicato e ogni azione compiuta verso la salvezza sarà un sacrificio fatto invano perché prima o poi ci stuferemo pensando di aver solo perso tempo e ricominceremo a mangiare come prima, anzi, più voraci, per recuperare “il gusto perduto”.

Tre giorni dopo aver partorito, dopo mesi di dieta ferrea dovuta al diabete gestazionale, mi sono mangiata da sola mezzo chilo di torta con panna e crema. Ho avuto più nausea di quando ero incinta. Adesso mangio anche, se voglio, una fetta di torta con panna e crema ma, mi credereste? Non m’interessa più di tanto.

Questo per dirvi che inizierò con voi a piccoli passi. La tentazione di raccontarvi tutto insieme è fortissima, ma non lo farò.

Vi dirò cose anche banali, che magari sapete già, ma riflettete: quanto le mettete in pratica seriamente?

Ecco, questo è, a mio parere, l’atteggiamento giusto. Non andare a cercare chissà quali stravaganze, ma iniziare a imparare a mettere in pratica le buone abitudini e, magari, scoprire, man mano che il percorso si fa interessante, che non tutte le cosiddette “buone abitudini” sono da considerarsi tali. Ma questa è una conoscenza che si raggiunge gradualmente, imparando a diventare consapevoli per non dover più tornare sui propri passi perché forzati ad andare avanti su una strada che non ci convinceva.

Dopo il parto e dopo le notizie sconfortanti sui valori di dislipidemia di mio marito, ho dunque realizzato che forse era giunto il momento di fare di necessità virtù e ho cominciato a rendere fruttuose le notti di allattamento con ricerche su Internet.

E ho avuto la mia prima conferma a quanto mi era stato insegnato in Ospedale per tenere sotto controllo il diabete. Non importa che ne soffriate o meno, anzi, mi auguro che non sia questa la necessità che vi spinge a seguirmi. Ciò che conta è che queste regole, applicate e integrate al resto delle nuove abitudini, vi aiuteranno a tenere sotto controllo tutta la vostra salute. La perdita di peso sarà solo una piacevole conseguenza, non certo l’obiettivo.

Conferma numero 1

La pasta va accompagnata da abbondante verdura che “ingabbia” gli zuccheri facendoli trasformare, e dunque rilasciare nel corpo, più lentamente, impedendo i picchi glicemici. Inoltre la verdura è fonte di fibre, per cui gli effetti benefici sul nostro intestino sono i benvenuti e, infine, mangiare verdura a inizio pasto, sia da sola che come sugo per la pasta o il riso, ci da una sensazione di sazietà, impedendoci di abbuffarci ulteriormente.

Quindi preferire sughi esclusivamente di verdura e, possibilmente, con una certa varietà e abbondanza, tanto che, lo verificherete voi stessi, la dose consigliata di 60–70 gr di pasta, improvvisamente vi riempirà il piatto e vi chiederete come sia possibile che 70 gr di pasta vi diano così soddisfazione.

Superfluo dirsi, ma forse utile da ricordarsi, di utilizzare sempre verdura di stagione e, possibilmente di provenienza controllata, ma non necessariamente etichettata “bio”. Su quest’ultimo argomento ci concentreremo quando avremo raggiunto un livello di organizzazione della nostra alimentazione quotidiana che ci consentirà di dedicarci anche a queste ricerche.

La pasta ideale è la pasta integrale, ma se non siete ancora pronti andrà anche bene quella di grano duro. Evitate assolutamente la pasta fatta con farina “00”. Parleremo in seguito anche di questo tipo di farina.

Altro piccolo accorgimento è quello di cuocere sempre la pasta al dente e, in ultimo, per gli appassionati di spaghetti, sappiate che questo tipo di pasta è quello che alza meno i livelli glicemici.

E, con malcelato compiacimento, mio padre e mio suocero, da sempre cultori delle proprietà uniche e indiscutibili degli spaghetti, mi dicono: “Cosa abbiamo sempre detto? Sbagliamo forse nella nostra alimentazione?” addentando nel frattempo una bella fetta di salame.

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Nadia Camandona
Salutare senza addii…

A MamManager in London, between brushes and cookers, happily in (de) growth. Una MamManager a Londra, tra pennelli e fornelli, in felice (de)crescita.