Scaramuccia l’Ammazzafeccia 1.14

Elio Marpa
Scaramuccia, l’ammazzafeccia
3 min readSep 19, 2020

Amore mio bellissimo,

Ha vinto la morfina, ti sei appena addormentato mentre leggevo. Spero che stia riposando nonostante le ustioni e le fratture. Ora finalmente posso piangere. Piango sempre in ospedale da te sai? Ma sono brava, non mi faccio sgamare. Sei così indifeso e non fai che chiamare il mio nome e chiedermi di leggere per te. Mi viene sempre in mente quando eravamo piccoli ed eri tu a leggermi poesie, e io ti dicevo che mi piacevano anche se non capivo una parola. Ascoltavo solo te. Ero così felice stretta al tuo petto sul letto dei miei.

Ti scrivo perché devo dirti delle cose che non vorrei, e altre che non riuscirei. Dormi ancora tantissimo, e quando ti trovo sveglio sei così ammorfinato che spesso giri gli occhi nelle orbite. Sei dolce come il ragazzino di cui mi sono innamorata, ma non abbastanza lucido da starmi a sentire e io non ho tempo. Ero morta pure io finché non m’hanno detto che eri uscito dal coma, e allora ho capito che per tutti arriva un tempo in cui non c’è più tempo, i giochi sono fatti e le carte non si cambiano più. A trentacinque anni non abbiamo praticamente nulla se non l’altro. È tantissimo, eppure ci devasta l’idea di perdere quello che ci manca, invece di quello che abbiamo: talmente terrorizzati che gli sacrifichiamo quanto di bello c’è rimasto. Ho capito il vero motivo dei nostri litigi, ho capito che mi ostinavo per indebitarci in una casa che sarebbe stata la tomba del nostro amore; e che avevi ragione a volerti prendere cura di tua madre. Non avrei mai dovuto essere così gelosa, soprattutto dopo tutto quello che i tuoi hanno fatto per me. Ho capito che io e te, amici d’infanzia, compagni di giochi, amanti fedeli siamo più rari del lavoro e della normalità che vogliono farci inseguire. Ho capito che tu sei un uomo giusto e che volevi solo mettere le cose a posto. Che volevi farlo per tutti. Per questo ho preso una decisione che ti farà soffrire ma della quale spero potrai almeno essere fiero. In un certo senso è una decisione obbligata: in queste settimane mia madre mi ha informato che mio padre è malato, la fabbrica in cui si è buttato per aiutare mio zio lo sta uccidendo di esalazioni, come molti suoi operai a quanto pare. Anche lui non ha più tanto tempo e voglio stargli accanto nei suoi ultimi mesi. Sono anni che i miei hanno perso questa figlia, e vorrei poter essere per mio padre il sostegno che tu sei stato per i tuoi quando ne avevano bisogno. Partirò domani. Ti prego di non odiarmi troppo, anche se ti lascio solo: sei un uomo forte e credo capirai che sto seguendo il tuo esempio. I medici dicono che fra pochi giorni andrà meglio, che ti rimetterai presto, ustioni a parte. Di quelle non mi importa, ti amerei anche se fossi della Lazio lo sai. Ti prego solo di aspettarmi. Il mio aereo parte domani mattina, ti scriverò. E ti amo ancora come un manga, coi cuoricini intorno agli occhi, ricordatelo bene quando leggi questa lettera.

Quando sarai in grado di farlo sarai solo davvero amore mio. Non so nemmeno come scrivertelo, te l’ho detto e ridetto in questi giorni ma non mi sembra che tua abbia realizzato. Mamma Adana non ce l’ha fatta: è morta per le conseguenze dell’incidente.

Originally published at http://eliomarpa.wordpress.com on September 19, 2020.

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