Scaramuccia l’Ammazzafeccia 1.7

Elio Marpa
Scaramuccia, l’ammazzafeccia
4 min readSep 14, 2020

Porte e finestre, socchiuse o serrate all’inizio, e brusii. Poi scrosci piovaschi, mosche testarde, la posa d’un raggio di sole che decantando gli restituiva una guancia, vampe odorose di prato tagliato a insufflargli le nari, e l’odore di spirito che gl’alluminava la pelle, detergendo i confini mercantili delle singole cellule col suo vapore etilico. Il boa dell’intestino che si risvegliava strisciando lento e puntando in alto, il gong vibrante del cuore e la frequenza luminosa del cerebro, le ombre colorate sotto le palpebre e un filo d’aria che tutte queste cose legava. Ardur ritrovava ciascuno di quegli stimoli come si riceve una ciliegia gustosa. E meno male che c’era Baffone con lui, altrimenti in quella stanza buia e stretta, senza pareti eppure da dirsi non più grande d’un pollice, sarebbe impazzito, ne era certo. Baffone gli teneva compagnia coi suoi film grandiosi, storie fantastiche di tempi lontanissimi, con duelli e cavalcate, o col tuono delle sue risate quando Ardur si stupiva dei colori nuovi ch’effervescevano il cielo nero della loro stanza vuota. Ogni tanto Baffone portava anche i popcorn, e un paio di volte, che Ardur fu assalito dall’ombra intorno e cominciava a temere, Baffone lo abbracciò, anche.

All’ennesima ciliegia, poiché la frizione di una spugna tra le gambe gli ricordò la vita che portava a staffetta, Ardur mise in pausa i fotogrammi che scorrevano a mezz’aria. Senti una cosa, domandò con tono quasi sorpreso, adesso che ci penso, mentre venivamo qui non m’avevi detto che ero morto? Se sono morto come faccio a guardare questi film con te? E come ci sono arrivato qui? E dove siamo?

Hai ragione, sei tecnicamente morto. Sei all’ospedale, e io sono qui accanto a te. Apri gli occhi ti prego amore mio, rispose Baffone con la voce di Yu, la sua cara Yu. Perché non me l’hai detto subito? Sono settimane che te lo ripeto. Inoltre era necessario che vedessi alcune cose. Quali cose? Ti ricordi tutti i film che abbiamo visto insieme? Ardur amore mio tua madre non ce l’ha fatta. È morta nell’incidente. O piante belle, piante d’alloro, alloro rosso, alloro d’oro, alloro bello, alloro rosso, morir non voglio, morir non posso.

Cosa dici Yu? Madre è qui all’ospedale, al piano di sopra. Madre terra, vecchia volpe, meno male che ci sei, corpo celeste, prestami il rossetto, gli occhi, la bocca, il sapore del riso al tè verde. Morire a trent’anni, vivere il nostro secolo, ce n’è per tutti: la città verrà distrutta all’alba, molto forte, incredibilmente vicino, senza apparente motivo, cosa piove dal cielo, dall’altra parte del mare? La cosa giusta. Sogni mostruosamente proibiti. Giustizia di popolo. Falene. Non è ancora domani, il mio domani, prigioniero del futuro, il mondo nuovo alza la testa. Yu, penso che un giorno così, ti ucciderò.

Yu dove sei? Perché voli via? Continua a leggere, mi piace quando leggi per me, è da quando siamo piccoli che sono innamorato della tua voce. Continua a leggere Yu. Per favore, non andare. Cosmonauta, di me cosa ne sai? Io so che tu sai che io so. So che mi ucciderai, sotto il sole rovente, nessuno mi salverà, danzerò con te fra le stelle. Diaz, la figlia nuova, stretta e bagnata, dorme un milione di giorni, una sconfinata giovinezza, l’imbroglio nel lenzuolo. La donna di nessuno, la donna che inventò l’amore. L’amore è imperfetto, io sono l’amore, gli abbracci spezzati, la quinta stagione, la danzatrice nuda, la doppia bocca di Enrica vogliosa e impudica, ju terremutu, amabili resti.

E ora dove andiamo? Grog.

Là dove scende il fiume, dallo zio Bouncee che si ricorda le vite precedenti. Uomini bianchi e uomini neri, l’uomo fiammifero, le 4 volte. Tris di dame e abiti nuziali. Ma adesso sono qui, non vado via, gli sussurrava intorno Yu: ti rimetterai in piedi, e faremo la nostra rivoluzione, cambieremo il mondo, il nostro mondo almeno. Gli occhi che non sorrisero, la misura del confine, il centipede umano: i rivoluzionari non si erano limitati a porre etichette diverse sotto gli oggetti e i fatti di un tempo. Avevano chiamato Basso l’Alto e Uguale il Diverso. Che rivoluzione sarebbe stata, altrimenti? Sì, altro che abbaglio. Invertire molti più nomi bisognava, compresi i propri. Se fai una cosa, falla bene. Alla Gengis Khan, alla Tamerlano, che non lasciavano dietro di sé, spazio possibile a vendette. Loro l’avevano avuto, il fegato di lasciarsi alle spalle montagne di teschi, nessun nemico vivo.

Hai ragione amore, ma leggi ancora leggi per me.

Insomma, dicevo, noi s’era ben mesti, e s’è continuato a esserlo, ma da un certo punto qualche soddisfazione, qualche buona notizia ci ha fatto almeno sorridere, perché è saltato fuori Scaramuccia, e chissenefotte se era quello di prima o un altro ancora o addirittura più di uno. Scaramuccia portava una maschera di cuoio con un naso aguzzo e lunghissimo, un becco come un pugnale. Lo ficcava negli occhi dei pierculi.

Ti ricordi tutti i film che abbiamo visto insieme? Ci provo. Ti giuro che ci provo, ma non ci riesco.

Baffone mandò giù due popcorn alla luce azzurra d’un frame volante, con aria pensosa. E le trame? Prova a pensarci: ti ricordi di cosa parlano tutti questi film?

Nell’inquadratura due uomini parlavano su una biga. Un fiume troppo pieno straripa, un frutto è dolce e cade dal ramo per essere mangiato, per unire bisogna abbattere le barriere che separano, gli antichi sovrani morivano se il raccolto andava male, il moto reale è un’illusione della mente, la coscienza un prodotto del metabolismo cerebrale, trapanarmi il cranio servirebbe a poco, c’è stato un profeta delle scimmie, e prima ancora uno dei pesci, tutti facevano miracoli. Morti i bisonti, morti gli indiani. Scaramuccia portava una maschera di cuoio con un naso aguzzo e lunghissimo, un becco come un pugnale. Lo ficcava negli occhi dei pierculi.

Originally published at http://eliomarpa.wordpress.com on September 14, 2020.

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