Art of Freedom: la libertà che non conosce barriere

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Scripta Manent
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4 min readSep 16, 2024

Il reinserimento sociale dei detenuti attraverso l’arte e la cultura

Un passo falso può segnare la vita di chiunque. Ma ripartire, trovando la fiducia in sé stessi e nel mondo che ci circonda, è forse la più grande espressione di rinascita e libertà.

Erjon Zeqo e Sabrina Bussani

Inserito nel Programma operativo FSE 2014–2020 della Provincia di Bolzano e cofinanziato dal Fondo Sociale europeo, dalla Repubblica Italiana e dalla Provincia di Bolzano, il progetto Art of Freedom è rivolto a soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

Promosso dalla Biblioteca Culture del Mondo in partnership con AlphaBeta Genossenschaft, il percorso di empowerment individua nell’arte, nella cultura e nella formazione i principali strumenti per un efficace reinserimento sociale, attraverso attività all’interno della Casa circondariale di Bolzano ed extramurarie. Un approccio innovativo, volto a superare i pregiudizi e le difficoltà che i detenuti incontrano durante e dopo il periodo di detenzione.

Erjon Zeqo, collaboratore della Biblioteca Culture del Mondo, formatore con 25 anni di esperienza nell’integrazione delle persone svantaggiate e nel coordinamento di attività ricreative all’interno del carcere, racconta: “Si tratta di un progetto di innovazione sociale che vede nelle attività formative e culturali la sua declinazione. Spesso il sistema ragiona per compartimenti stagni: chi sta dentro, chi ai domiciliari, chi sotto misure alternative. Art of Freedom coinvolge tutti, dando continuità al percorso rieducativo anche al di fuori delle mura del carcere. La sua forza sta nel legame che si crea tra le persone e le attività che si svolgono insieme”. Il progetto inizia con una fase di prima accoglienza, con colloqui individuali per conoscere meglio i detenuti, comprendendone bisogni e necessità. Sulla base delle esigenze emerse, viene definito un programma di attività su misura. Come spiega Zeqo: “Si spazia da attività più ricreative come laboratori teatrali, letture in biblioteca o visione di spettacoli e concerti, a teatro o all’interno del carcere, a quelle più formative come laboratori di scenografia o illuminotecnica, la ciclofficina allestita in biblioteca o la cura dell’orto e la manutenzione del verde. Il fabbisogno è vario, ma l’obiettivo è instaurare un rapporto di fiducia con il detenuto, senza giudizi e pregiudizi, offrendo l’opportunità di mettersi in gioco”.

Indispensabile per il buon funzionamento del progetto è il lavoro di rete svolto da realtà istituzionali, sociali e culturali coordinate dalla Biblioteca Culture del Mondo. Come sottolinea la bibliotecaria Sabrina Bussani: “La sfida maggiore è stata superare i rigidi vincoli inevitabilmente imposti dal contesto carcerario. La collaborazione di tutti si è rivelata cruciale. La Fondazione Haydn ha permesso la visione di concerti sinfonici. Il Teatro Stabile di Bolzano ha organizzato incontri con attori illustri come Rocco Papaleo e Stefano Accorsi, ha allestito laboratori all’interno del carcere e ha accolto i detenuti a teatro. Il risultato? Una grande partecipazione, un entusiasmo contagioso all’interno delle mura e la sensazione di tornare a far parte della società”. Poi aggiunge: “Per noi assistere ad uno spettacolo o ad un concerto è qualcosa del tutto normale, ma per chi vive in carcere significa tornare ad approcciarsi alla normalità. Anzi, c’è chi spesso lo fa per la prima volta”. Forse è proprio all’interno del concetto di normalità che Art of Freedom trova il suo più grande valore. Un percorso che attraverso la cultura e le sue diverse espressioni insegna “l’arte di essere liberi”.

Zeqo e Bussani non hanno dubbi: “La società si aspetta che un ex detenuto trovi subito lavoro e mantenga fede agli impegni presi. Ma riadattarsi alla normalità è qualcosa di estremamente complicato. Noi stessi abbiamo avuto difficoltà a riprendere le attività quotidiane dopo il lockdown. Un ex detenuto deve ripartire da zero, ricostruire la propria vita, abbandonare vecchie relazioni e affrontare il pregiudizio della società, con il facile pensiero di non sentirsi accettato e abbandonarsi alle vecchie e cattive abitudini. Con le attività di Art of Freedom, abbiamo cercato di creare un ambiente accogliente e di supporto, in cui i partecipanti potessero riacquisire fiducia in sé stessi e nel mondo che li circonda”.

Conclusosi nei mesi scorsi, il progetto Art of Freedom è stato riconosciuto come “best practice”, esempio virtuoso dal Fondo Sociale Europeo. In autunno è pronto un secondo capitolo, con un focus ancora maggiore su arte e cultura. “L’esperienza umana è stata davvero importante e ricca, ripagando tutti gli sforzi organizzativi. Si dà e si riceve”, conclude Bussani, lasciando intendere che il percorso intrapreso è solo l’inizio di una lunga e proficua collaborazione tra arte, cultura e inclusione sociale.
Per conoscere meglio il progetto e tutti i partner coinvolti: www.bibmondo.it/art-of-freedom.

[Fabian Daum]

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