Guardare avanti, osservando gli altri, senza filtri

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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4 min readMay 25, 2024

“Con i tuoi occhi”: lo straordinario padiglione Vaticano della Biennale di Venezia ospitato nel carcere della Giudecca.

Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte — La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli

Come accade per ogni visita organizzata, la guida attende che tutti i visitatori le siano a fianco prima di cominciare a descrivere quel che li circonda. Alle sue spalle fa bella mostra di sì l’opera di Claire Fontaine “Siamo con voi nella notte”, la guida, però, invita tutti a guardare per terra: “Questi sono i segni che erano stati collocati per permettere l’atterraggio dell’elicottero del Papa che ci è venuto a trovare lo scorso 28 aprile”. Lo dice con evidente soddisfazione, ma nei fatti, celebra anche quello che, per molti, è il progetto più importante della Biennale d’arte di Venezia del 2024: il padiglione Vaticano collocato all’interno del carcere femminile della Giudecca.
La guida, anzi le guide, sono due detenute che accompagnano i visitatori alla scoperta dello straordinario padiglione intitolato “Con i miei occhi”, perchè, come ha precisato lo stesso Papa Francesco: “Abbiamo tutti bisogno di essere guardati e di osare guardare noi stessi”.
Parole solo all’apparenza retoriche che all’interno del carcere assumono un significato forte e preciso. I cellulari non possono varcare le mura della prigione, vanno lasciati all’ingresso, e quindi tutti siamo costretti a guardare con i nostri occhi quei muri, quei cancelli, quelle chiavi e soprattutto i visi di chi è detenuto in carcere, senza filtri, senza distrazioni.
“Con i miei occhi”, è quindi qualcosa di più di una didascalia o di un titolo, è quasi un obbligo.

L’esterno del carcere femminile della Giudecca con l’opera di Maurizio Cattelan (foto Venti3)

Come sottolineato dallo stesso Pontefice: “Rinnoviamo oggi, io e voi, insieme, la nostra fiducia nel futuro: non chiudere la finestra, per favore, sempre guardare l’orizzonte, sempre guardare il futuro, con la speranza. A me piace pensare la speranza come un’ancora, sai, che è ancorata nel futuro, e noi abbiamo nelle mani la corda e andiamo avanti con la corda ancorata nel futuro”. Per guardare avanti, guardare l’altro e guardare noi stessi: “Paradossalmente, — ha ricordato Papa Francesco — la permanenza in una casa di reclusione può segnare l’inizio di qualcosa di nuovo, attraverso la riscoperta di bellezze insospettate in noi e negli altri, come simboleggia l’evento artistico che state ospitando e al cui progetto contribuite attivamente; può diventare come un cantiere di ricostruzione, in cui guardare e valutare con coraggio la propria vita, rimuoverne ciò che non serve, che è di ingombro, dannoso o pericoloso, elaborare un progetto, e poi ripartire scavando fondamenta e tornando, alla luce delle esperienze fatte, a mettere mattone su mattone, insieme, con determinazione”.
La presenza del Padiglione Vaticano all’interno del carcere veneziano non si limita, quindi, a mandare messaggi culturali e politici grazie all’arte, ma influisce direttamente sulla vita quotidiana delle detenute per tutti i mesi in cui la Biennale resterà aperta. Ma agisce anche sull’universo simbolico dei visitatori che, molto probabilmente, non hanno avuto molte altre occasioni di entrare in un carcere e di confrontarsi con una parte di quella realtà. (Ovviamente non tutta l’area del carcere è aperta ai visitatori).
Il padiglione Vaticano porta l’arte a chi è costretto, non solo fisicamente, a restarne lontano, ampliando gli orizzonti di chi è detenuto, ma anche dei visitatori, mostra il bello e il brutto del mondo, evidenziando come non siano così nettamente divisi. Difficile pretendere di più.

Passando ai dettagli: iI padiglione Vaticano è curato da Chiara Parisi e Bruno Racine, che hanno chiamato a partecipare otto artisti: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana e Claire Tabouret.
Se Chiara Parisi ha sottolineato come la forza del progetto risieda nella sua idea fondante: “in un angolo sorprendente del mondo, artisti e detenute uniscono le forze espressive in un’insolita collaborazione, la realtà penitenziaria e l’illimitata espressione artistica si incontrano e si seducono”, Bruno Racine ha ribadito che la scelta del luogo è un manifesto uno statement: “Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione, collaborando strettamente con le detenute e arricchendo il progetto con il loro lavoro artistico e relazionale. Il visitatore è invitato a immergersi in questa esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da detenute formate, affrontando così un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull’arte come mezzo di espressione e connessione umana”.
Tutto giusto e “sacrosanto”; non solo per il contesto, ma occorre tornare ancora al titolo: “Con i tuoi occhi”.
Perché le parole, a volte, non sono sufficienti, occorre andare a vedere di persona.
La visita al Padiglione Vaticano della Biennale 2024 è gratuita, ma occorre prenotarsi. Lo potete fare qui.

Massimiliano Boschi

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.