Il buio che illumina

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readJun 20, 2019

Cinema, teatro e altre passioni culturali. Come nascono e come risorgono. Intervista a Silva Manzardo, neo-abbonata alla stagione principale dello Stabile.

Silva Manzardo insegna lingua e letteratura italiana in un liceo di lingua tedesca, ma le sue passioni culturali non si fermano a libri e scrittori. Adora il cinema, ma qui ci racconta innanzitutto di come è riesplosa la passione per il teatro. Grazie all’entusiasmo di un nipote e ad alcuni spettacoli ben riusciti. “Il mio grande amore per il teatro — precisa è nato ai tempi del liceo. Era un periodo di grande fermento di idee e il teatro incarnava e rappresentava le speranze di quegli anni. Era ed è un fondamentale strumento di conoscenza e i genitori non avevano nulla da obiettare se uscivamo la sera per assistere a uno spettacolo. Il Comunale non esisteva ancora e ricordo che a Gries restai fulminata da un Amleto di Maurizio Scaparro con Pino Micol. Mi colpirono molto anche gli spettacoli del Gruppo della Rocca, affascinata dal loro impegno civile, dalla cura che mettevano in ogni produzione, dai costumi alle musiche. Ho ancora in testa la musica utilizzata per la messa in scena de Il buon soldato Sc’vèik. Erano anni in cui il teatro e l’impegno civile civile andavano a braccetto, poi molte cose sono cambiate, certi ideali sono tramontati e il cinema è diventato la mia prima passione, attualmente vivo in rapporto simbiotico con il Filmclub. La sala buia mi avvolge a tal punto che stento anche a tenere la sufficiente distanza critica dai film. Quando si accendono le luci fatico a parlarne, sono ancora incantata”.

Quando è scattato il ritorno di fiamma per il teatro?
“Negli anni successivi a quelli appena descritti, la passione per il teatro è rimasta dormiente. Ho seguito solo alcune commedie legate al mio lavoro di insegnante di letteratura, soprattutto i classici di Pirandello, solo in anni recenti ho ripreso ad andare agli spettacoli, prima un paio di volte all’anno poi sempre un po’ di più. A risvegliare la passione è stato mio nipote. Ha 17 anni e ha partecipato a Giovani in scena, i suoi racconti dal palcoscenico mi hanno fatto tornare la voglia del teatro. L’anno scorso ho visto quasi tutti quelli della stagione principale dello Stabile per cui ho deciso che quest’anno mi sarei abbonata”.

In cosa si differenziano la passione per il teatro e quella per il cinema?
“Ammetto che a teatro la bellezza mi sembra meno evidente, ma oggi rivivo emozioni che solitamente provavo solo al cinema. Mentre assistevo a Piccoli crimini coniugali una ragazza al mio fianco è scoppiata a piangere e non riusciva a smettere. Mi sono accorta di comprendere benissimo i suoi sentimenti”.

Il pubblico bolzanino si fa coinvolgere dagli spettacoli?
“Personalmente, mi piace parlare di uno spettacolo non appena è terminato e solitamente non ho problemi a trovare degli interlocutori. In linea generale, credo, però, che a Bolzano si vogliano vedere sempre le stesse cose. Qui ci si mette comodi, ci si sente comodi e si vuole continuare a sentirsi comodi. Ci si crogiola in un certo tipo di umorismo e anche nella battuta scontata, non vedo molta voglia di farsi sorprendere. Detto questo, credo che Zambaldi stia percorrendo una strada interessante, c’è il giusto richiamo ai classici, tanto per non spaventare troppo il pubblico, e sullo sfondo, ma nemmeno troppo, si nota la voglia di fare cose nuove, di sorprendere e innovare”.

Regista cinematografico preferito? Spettacolo teatrale preferito?
“Domanda difficile, direi Krzysztof Kieślowski e Pedro Almodóvar. Mi piace il cinema impegnato, quelli che rappresentano la realtà storica o quella psicologica. A dire il vero, negli ultimi tempi molto più la seconda. Per quel che riguarda il teatro, lo spettacolo che mi ha emozionato maggiormente è stato Slava’s snowshow. Non tanto per il coinvolgimento giocoso con il pubblico, più per ricordi personali. Ho studiato il russo, è la mia lingua del cuore, la badante dei miei genitori è russa e le atmosfere dello spettacolo mi hanno profondamente colpito, ma credo sia successo a molti. Soprattutto la scena in cui uno degli attori si abbraccia da solo. Mi ha fatto crescere il magone, liberato solo dalla risata finale”

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.