Il suono della realtà

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
Published in
4 min readMay 21, 2020

I progetti, i pubblici e le meditazioni musicali di Marcello Fera.
Contro una buffa idea di normalità.

Foto Veitl

A marzo scorso sarebbe dovuto partire il progetto Parole del tempo / Zeitworte che prevedeva la contemporaneità di tre eventi dedicati al tema del Risentimento: la traduzione dell’antologia in due volumi edita da Alphabeta intitolata Risentimento/Ressentiment che ha ospitato 10 diversi autori contemporanei (5 di lingua italiana, 5 di lingua tedesca) che si sono confrontati con il tema realizzando appositi racconti, mentre una mostra ospitata da Kunst Merano Arte ha voluto indagare forme e espressioni che può assumere il risentimento.
Il tris era completato dall’Associazione Conductus che avrebbe dovuto dedicare la l’edizione 2020 del festival Sonora allo stesso tema proponendo nuove produzioni e concerti appositamente realizzati.
L’intero progetto è stato ovviamente scompaginato dall’epidemia e dalle sue conseguenze, ma non annullato. Il libro è stato tradotto, la mostra è attualmente aperta, seppur con visite contingentate e rispettando le ovvie misure di sicurezza, mentre l’edizione 2020 del Festival è stata rinviata a ottobre.
Se ne scriviamo qui, è perché l’intero progetto è anche una risposta a quanto auspicato nell’edizione passata di Scripta Manent, ce lo ha ricordato Marcello Fera, compositore, direttore d’orchestra e violinista nonché direttore artistico del Festival Sonora. “Sì, è vero, intendevamo mischiare i pubblici, quello dell’arte con quello della musica e della letteratura, proprio come auspicato anche in Scripta Manent. Purtroppo, a causa dell’epidemia, i tre eventi hanno perso la loro simultaneità. La mostra ha dovuto chiudere dopo pochi giorni, mentre Sonora 703- Ressentiment che avrebbe dovuto debuttare il 20 Marzo avrà luogo ad ottobre”.

L’edizione 2020 è stata rinviata, ma come musicista cosa ti hanno lasciato i due mesi appena passati? Come o da dove pensi di ripartire?
“In questo momento, la riapertura, questo ritorno alla buffa idea di normalità mi arriva addosso in maniera poco consapevole, come se fosse già stato abbastanza impegnativo ragionare su quello che era accaduto nella parte precedente. Personalmente, come musicista, ho sentito il bisogno di tornare alla realtà del suono. Per questo ho cominciato una piccola meditazione musicale in una chiesa di Merano. Ogni mattina suono per me e per chi si trova lì casualmente. Per quel che riguarda la ripartenza, come osservatore esterno mi pare che la tendenza sia quella di un frenetico ri-riempirsi di tutto senza un progetto preciso”.

Effettivamente sembra mancare un orizzonte diverso dal ritorno alla normalità di prima. Che sia colpa degli specialisti? Di quelli che non fanno il benché minimo sbaglio avanzando verso un grande errore? L’arte e la cultura umanistica non sembrano molto ascoltate, o forse non hanno più voce…
“Credo sia stato comunque importante ragionare sul nucleo di valori di cui è portatore ciò che facciamo, diversi elementi hanno reso chiarissimo come in questo periodo l’arte e in generale l’umanesimo possano essere decisivi per affrontare una situazione di questo genere. Sono strumenti in grado di dare un contributo decisivo anche a livello decisionale, pratico e politico per affrontare quel che stiamo vivendo. Il mondo intero si è evidentemente schiacciato su una reazione al problema che ha un valore fortemente simbolico. Ricordo che non è il numero dei morti che ha determinato la reazione della politica, ma il modo e i termini con cui la malattia si è presentata. E’ evidente che la partita nelle scelte umane si gioca sul piano simbolico, anche se viene presentata su un piano oggettivo e razionale. Lo abbiamo visto plasticamente in occasione di questo disastro”.

Riflessioni che immagino ti abbiano portato a progettare qualcosa di preciso.
“E’ vero, ho immaginato azioni non annunciate in ambito urbano, qualcosa in grado di modificare la quotidianità di chi si trova in un determinato luogo. Persone che non sono state chiamate a sentire un’esecuzione musicale o dei testi recitati che si ritrovano ad ascoltarli in maniera inattesa. E’ un progetto non semplice che stiamo cercando di portare a termine, sfruttando spazi particolari. Al momento non pensiamo a piazze su cui collocare palcoscenici, siamo, per esempio, alla ricerca di spazi sopraelevati”.

Guardare avanti guardando in alto. Sembra un ottimo progetto.
“Credo che anche altri si stiano muovendo per soluzioni analoghe. Ovviamente, anche le forme drammaturgiche dovranno confrontarsi con i luoghi in cui andranno in scena. Il problema è che tutto cambia molto velocemente, al momento è difficile comprendere come realizzare un progetto di questo tipo perché mancano ancora regole certe. Spero comunque che si possa realizzare, bypassando la questione degli spazi riservati al pubblico e alle arti, per riuscire a intervenire in maniera meno convenzionale nella vita delle città”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.