L’”urlo di Graz” a vent’anni di distanza

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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6 min readNov 11, 2022

Il capoluogo della Stiria ha deciso di cambiare radicalmente la propria immagine in occasione della designazione a capitale culturale europea nel 2003. Com’ è finita?

Nel 1999 il suo centro storico è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, nel 2003 è stata capitale mondiale della cultura e nel 2011 è stata dichiarata Città del Design, sempre dall’Unesco. Un curriculum niente male per una città austriaca di 300.000 abitanti notevolmente decentrata rispetto alle principali rotte europee.
Tutto è cominciato nei primi anni del nuovo secolo, quando Graz ha deciso di cambiare radicalmente la propria immagine, di puntare su innovazione, ambiente e cultura.
Simbolo esplicito di questo cambiamento è la Kunsthaus, progettata dagli architetti inglesi Peter Cook e Colin Fournier è stata inaugurata nel 2003 proprio in occasione delle manifestazioni di Graz capitale europea della cultura.

La Kunsthaus

Ribattezzata “friendly alien” — la scritta compare ancora all’ingresso del museo — aveva l’esplicito scopo di contrastare con tutto quello che la circondava. Dall’alto, in particolare dalla classica vista dallo Schlossberg, appare come un enorme insetto che si intrufola tra i caratteristici tetti rossi cittadini. Le sue forme rotonde e biomorfiche sono l’esatto opposto di quelle degli edifici che la circondano, lineari e squadrate. Insomma, il segnale era chiaro ed evidente per tutti: Graz vuole cambiare.

Per rafforzare ulteriormente il messaggio, a pochi metri dalla Kunsthaus in mezzo al fiume Mur, è stata realizzata, sempre nel 2003, la Murinsel. Progettata dall’artista italiano Vito Acconci, lunga 50 metri e larga 20, ospita una terrazza, un caffè e di notte si illumina e colora mentre sulle rotonde pareti della Kunsthaus passano scritte artistiche.

La Murinsel

Gianluca Frediani, architetto e docente dell’Università di Ferrara — dopo esserlo stato a Graz — , ha dedicato un lungo articolo alla “voglia di metropoli” del capoluogo della Stiria su “Il Giornale dell’Archittettura”.
“Nel 2003 — scrive Frediani — la città riesce a realizzare un insieme imponente di progetti culturali e di opere architettoniche che, per effetto del Wunder Graz (il “miracolo Graz”), mutano profondamente il suo sonnolento aspetto provinciale. L’esperienza di Graz 2003 determina un riscatto mediatico della città, accreditandola a livello internazionale come laboratorio urbano aperto ed esuberante”.
Per Frediani si è trattato di “un urlo a squargiagola” e l’analisi dei risultati a vent’anni di distanza, l’abbiamo fatta partire proprio da questo: “E’ stato subito evidente che si era deciso di realizzare un edificio manifesto che avesse un effetto dirompente sul modello del Guggenheim di Bilbao. Si voleva fare passare il messaggio che Graz non voleva più essere una sonnolenta città di provincia, ma aspirava a diventare una metropoli. La designazione a capitale culturale le ha fornito la possibilità di puntare su un profilo diverso, hanno utilizzato alcuni effetti speciali e devo dire che ha funzionato”.
Pur con qualche difficoltà: “Dal punto di vista architettonico — prosegue Frediani — , la Scuola di Graz è nota per aver realizzato edifici con caratteristiche tecniche molto interessanti e dirompenti con il contesto, ma la Kunsthaus progettata da Peter Cook e Colin Fournier è qualcosa di più. E’ poco utilizzabile come edificio culturale, non c’è luce naturale, le pareti sono curve, ma si riteneva più importante il messaggio “pubblicitario” e da questo punto di vista ha decisamente funzionato”.
Diverso il discorso sulla Murinsel di Acconci: “Ha immediatamente avuto un successo notevole, è molto frequentata e molto fotografata soprattutto grazie all’illuminazione notturna. E’ un’opera d’arte, ma anche un punto di comunicazione che collega le due sponde del fiume. Qui i problemi sono stati minori e hanno riguardato essenzialmente l’idraulica del fiume”.
Insomma, il messaggio è passato, l’immagine di Graz è radicalmente cambiata pur con qualche effetto indesiderato: “Dopo il 2003, la città ha dovuto confrontarsi con il conto delle spese per queste grandi infrastrutture culturali e lo slancio si è attenuato. La nuova Graz ha attirato turisti, studenti e lavoratori e ora la città si deve confrontare con la sua crescita. Non è un caso che la sindaca appartenga al Partito Comunista austriaco, un partito che a livello nazionale non raggiunge l’1%. I sogni di grandezza stavano diventando esagerati, c’era chi sognava la realizzazione di una metropolitana che, però, è apparsa a molti come un lusso inutile vista l’ottima rete di tram che serve la città. I cittadini di Graz hanno evidentemente voluto dare un segnale preciso: è ora di confrontarsi con i problemi concreti di chi la abita”.

La nuova stazione ferroviaria

Nel frattempo, il visitatore di passaggio si gode i cambiamenti. Il suo pensarsi “smart”, la sua ormai ventennale attenzione per cultura, innovazione e ambiente, ha fatto sì che a Graz le iniziative culturali e le scelte sostenibili viaggino da sole, senza l’aiuto di nuovi effetti speciali.
“E’ vero — conclude Frediani — anche io ho questa sensazione. La città continua a sperimentare e a puntare in maniera decisa sul trasporto pubblico. Avendo iniziato molti anni fa, questo procede quasi naturalmente. Quindi sì, pur con alcune problematiche, i cambiamenti hanno funzionato a dovere. Graz ha assorbito una cultura della sperimentazione che la rende unica rispetto alle altre città austriache, ovviamente Vienna esclusa”.

La mobilità a Graz

Ma, al di là delle analisi e delle valutazioni personali, Graz è una città che oggi è in grado di offrire a cittadini, studenti e turisti, una possibilità di scelta che poche città europee della stessa dimensione possono vantare.
La zona pedonale di Graz è 70.000 m² di grandezza, 85 tram e 170 bus attraversano la città e passeggiare per le vie del centro, o salire allo Schlossberg, a piedi, con la funicolare o persino in bici, è la normalità per cittadini e turisti.

I tram

Le auto restano fuori da tutto questo e non è un caso che proprio a Graz sia stata firmata la dichiarazione per una nuova mobilità europea. Risale al 2018 ed è un vero e proprio manifesto per la mobilità sostenibile: “Inizia una nuova era per la mobilità in Europa: pulita, sicura e conveniente”.
A Graz si continua a guardare avanti, anche senza urlare.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.