La musica che gira in tondo
Il pubblico della musica giovanile alla ricerca di una “sede”. Intervista a Bertrand J. Risé.
Scripta Manent 2019. Nell’intervista a Fabio Zamboni era stata sottolineata l’età “matura” di chi assiste ai concerti della musica d’autore italiana e come il pubblico musicale più giovane sia molto vario e differenziato, quindi più difficilmente “intercettabile”. Per incominciare a conoscerlo abbiamo deciso di incontrare Berise, all’anagrafe Bertrand Johannes Risé, noto, soprattutto, come frontman degli Shanti Powa, ma abituato a presentarsi al pubblico sotto varie forme: da solo, con Wicked and Bonny e in compagnia di Amelia Wattson nel duo “Les Voies”.
Il suo punto di vista sul pubblico musicale giovanile è quindi piuttosto ampio e ovviamente, proprio da questo partiamo. “Come Shanti Powa — premette — abbiamo un pubblico misto non solo dal punto di vista etnico, sia italiano che tedesco, ma anche generazionale. Ci seguono ventenni e cinquantenni, italiani e tedeschi, senza distinzione. Altri progetti hanno un pubblico più differenziato, potrei dire internazionale”
Come siete riusciti a superare le varie barriere?
“La musica dovrebbe essere un linguaggio universale e spero sia anche merito di quella che suoniamo. Sono convinto, però, che il successo nasca anche dal fatto che nel progetto sono coinvolti anche ragazzi delle periferie di Bolzano. Poi cantiamo in tre lingue…”
Questo non significa che non abbiate difficoltà…
“Sì, il principale è notissimo. In Alto Adige per chi fa musica giovane e underground è molto difficile trovare spazi in cui esibirsi, soprattutto a Bolzano, ma non solo. Nelle scorse settimane cercavo un posto in cui ospitare un evento contro la Brexit e non ci sono riuscito, così ho dovuto organizzarlo a Trento al Top Gun (si terrà il 15 novembre ndr) E’ un ex magazzino, un luogo aperto e libero dove possiamo suonare fino a notte inoltrata”.
Quel “ma” dice molto, ma forse non abbastanza
“Premesso che sarebbe stato sufficiente non fare chiudere i locali che già c’erano, faccio un esempio: aBressanone ha aperto un centro giovani dove sorgeva il cinema Astra. E’ un bel posto, sono stati spesi molti soldi ma ripresenterà i soliti problemi di flessibilità, di gestione e di limiti di orario. Spero di sbagliarmi ma credo che si trasformerà nell’ennesimo luogo per conferenze. La musica e la cultura underground, hanno bisogno di imperfezione, gli spazi creati dalla provincia, invece, sembrano sempre delle scuole elementari. Servirebbe qualcosa di diverso”.
E al di fuori dei locali “provinciali”?
“Abbiamo chiesto a molti privati ma fatichiamo anche solo ad avere una risposta. Un luogo sul modello di quello di Trento che ho appena citato, in Alto Adige/Südtirol non esiste. Sta nascendo, a Silandro. E’ un centro per l’innovazione e la cultura nato grazie al sindaco, peccato che non sia facilmente raggiungibile da Bolzano o dalla Val Pusteria”.
A Bolzano non avete trovato nulla?
“Abbiamo provato a contattare i proprietari di alcuni edifici abbandonati senza successo. Per fare musica all’aperto credo si potrebbe sfruttare il Noi, ma al momento non sembrano interessati a percorrere questa strada. L’ultimo disco degli Shanti Powa (il prossimo uscirà a ottobre 2020) abbiamo dovuto presentarlo al Kulturheim Gries. Ringraziamo per l’ospitalità, ma non è certamente un luogo pensato per la musica giovane o underground. Resta il Pippo con disponibilità e orari limitati.
Proposte?
“Non cerchiamo un luogo di proprietà o gestito della Provincia, ci basta un luogo in cui ci sia permesso di incontrarci e suonare senza orari da dopo lavoro, un luogo libero e aperto. Non è una questione di edifici perché ne abbiamo individuati diversi, sembra piuttosto che tutto debba essere istituzionalizzato. Non a caso è la musica giovane e underground è la più penalizzata. Chi ascolta Volksmusik, jazz o musica classica sa benissimo dove andare. Forse c’è chi ha paura del pensiero libero”.