La musica italiana e i suoi pubblici

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readOct 31, 2019

Intervista a Fabio Zamboni, giornalista e “agitatore culturale”.

Foto Edoardo Tomasi©

Scripta Manent 2019. Fabio Zamboni è una nota firma dell’Alto Adige, ma non si limita a scrivere articoli. E’ anche un “agitatore culturale” che di pubblici ne ha conosciuti molti e differenziati, soprattutto del mondo musicale, ma non solo. Insieme a Lucio Paone, responsabile dell’associazione “L’obiettivo”, organizza da oltre un decennio la rassegna “Racconti di musica” e l’intervista parte proprio dal pubblico di quest’ultima.
“Riguardo a chi frequenta questa rassegna sulla canzone d’autore ospitata al Cristallo abbiamo dati abbastanza precisi — spiega — . In gran parte è composto da persone tra i 45 e i 75 anni, un’età media chi si è abbassata solo quando abbiamo ospitato giovani rapper come Nesli e Mecna. In quel caso il pubblico era tutto sotto i 50. Il dato dimostra che non esiste un pubblico ma esistono diversi pubblici, soprattutto nella musica, soprattutto a Bolzano dove è presente anche la barriera linguistica. Difficilmente un madre lingua tedesca si avvicina ai cantautori italiani, ma non è una questione che riguarda la convivenza, più semplicemente chi non è madre lingua italiana ha più difficoltà a cogliere le raffinatezze dei testi dei cantautori”.

I pubblici della musica sembrano essere numerosissimi e diversificati…
“Sì, oltre alla divisione tra giovani e anziani, tra italiani e tedeschi, noto una divisione netta anche all’interno del pubblico giovanile. Chi segue determinate band o cantanti non ne segue altri, mi sembra ci sia poca curiosità, o forse l’attuale offerta musicale è così vasta che ognuno segue i propri beniamini e fatica a seguirne altri”.

Anche l’offerta culturale della provincia appare piuttosto vasta…
“Sì, forse è un lusso ma va bene così. Per altro, è sempre più difficile organizzare la rassegna Racconti di musica. Il mondo della canzone d’autore è complicatissimo. Perché i grandi nomi che fanno il tutto esaurito richiedono una spesa che non viene coperta nemmeno dalla vendita di tutti i posti disponibili al Cristallo. Per questo sono importanti gli abbonamenti e per questo proviamo anche a far conoscere i nomi nuovi della canzone d’autore come faremo con Cristina Donà e Ginevra Di Marco il prossimo 5 novembre. In questo contesto e viste le difficoltà organizzative con cambi date che avvengono all’ultimo momento a causa della partecipazione dei cantanti a eventi televisivi o a grandi festival, ben venga il sostegno pubblico. Altrimenti sarebbe impossibile organizzare la rassegna a prezzi popolari”.

Ma un’offerta troppo vasta non crea problemi di sovrapposizioni e quindi finisce inevitabilmente per penalizzare i “nomi nuovi”?
“Sì, ma credo che trovare una soluzione sia complicato, altrimenti la si sarebbe trovata. Comunque non è un problema che possiamo risolvere da soli. Noto, invece, il tentativo di mescolare i pubblici, quello del teatro con quello della musica come fa, per esempio il Cristallo, o come fa Viganò che porta la rassegna Arte della diversità al Cristallo e a Gries. E’ un cambiamento positivo e credo che anche questo abbia contribuito al successo del Cristallo che non è più un teatro di quartiere, ma un punto di riferimento per tutta la città, almeno quella italiana”.

E per quel che riguarda il pubblico giovanile? Non è un po’ bistrattato?
“Credo sia un problema più generale. Una grossa fetta dei giovani autoctoni nella fascia tra i 18 e i 25 studia all’estero, mentre gli studenti fuori sede dell’Università di Bolzano non si vedono in giro o comunque non è semplice intercettarli. Ovviamente auspico un ringiovanimento del pubblico della cultura in Alto Adige, ma occorre anche fare i conti con la realtà”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.