L’arte oltre i confini

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readJun 6, 2019

Aperti e “contaminati”. Intervista a Patrizia Spadafora e Paolo Berloffa di “Artinthealps”.

Patrizia Spadafora e Paolo Berloffa sono gli ideatori e i fondatori di Artinthealps e quindi anche della biennale d’arte “Academiae” di Fortezza. Un progetto che, tra i vari meriti, ha quello di guardare al futuro permettendo a giovani artisti europei di mettersi in mostra in un contesto di grande suggestione e prestigio (l’ultima edizione è stata curata da Christian Jankowski).
Una vocazione internazionale che non limita, ma aumenta notevolmente il suo impatto sul territorio altoatesino: “Artinthealps — precisano — ha un doppio obiettivo: portare l’arte internazionale in Alto Adige e gli artisti della realtà locale su un palcoscenico internazionale. Il primo obiettivo lo stiamo sviluppando, soprattutto, ma non solo, con la biennale d’arte “Academiae” al museo di Fortezza. Il secondo, per esempio, con il progetto Bivacco ospitato durante questa 58esima Biennale di Venezia nel grande giardino dell’isola di San Servolo (fino al 30 settembre 2019). Sono progetti che hanno anche l’obiettivo di sbloccare una realtà locale che a volte appare cristallizzata in rapporti e preconcetti statici, spesso bloccata nei miti etnici”.

Le radici sono ancora troppo importanti?
“Non vogliamo assolutamente negare l’importanza delle varie radici culturali, ma cerchiamo di rendere più fluide le appartenenze, di contribuire a dare una nuova prospettiva, una evoluzione. Non a caso Bivacco, manifestazione tangibile di un ideale rifugio alpino, rappresenta uno spazio aperto, transfrontaliero e sicuro in cui — come in Alto Adige — gli ideali europei di pace e convivenza possano venir praticati e promossi quotidianamente. L’allegoria di un luogo di incontro che non ha serrature, aperto e capace di fornire un rifugio fondamentale anche in tempi difficili. Sono progetti che dimostrano come lo scopo evidente di Artinthealps sia quello di stimolare il dialogo, il confronto e la conoscenza per mezzo di input artistici”.

Vi siete fatti un’idea del pubblico di Academiae?
“La biennale è ospitata a Fortezza, allo snodo di flussi turistici intensi. Ha quindi un pubblico internazionale eterogeneo, di lingua tedesca soprattutto, ma non solo, e vede l’afflusso anche di visitatori locali. Le mostre che allestiamo a Bolzano alla Galleria Civica, invece, hanno un pubblico più bilanciato (italiano/tedesco) dal punto di vista linguistico e socialmente molto vario. Crediamo che le mostre d’arte in genere svolgano un ruolo molto importante anche riguardo al contributo alla formazione e crescita del brand Alto Adige/Südtirol. Un elemento qualitativo in più, non strettamente legato alle Dolomiti e alle bellezze naturali, che concorre a rendere più completo e appetibile il nostro territorio, anche, ma non solo, dal punto di vista turistico. I nostri progetti hanno un naturale sbocco internazionale e crediamo aiutino ad ampliare lo sguardo sulla nostra provincia”.

Academiae ha completato un’offerta culturale locale già molto vasta. Forse persino troppo. Qual è il vostro giudizio?
“L’offerta culturale in Alto Adige è già buona, a volte non coordinata, sarebbe necessario aumentare le contaminazioni con l’esterno, superando grazie all’arte e alla cultura frontiere e confini, prima che a colpi di sovranismo questi non finiscano per essere superati dagli eserciti. A livello locale crediamo che andrebbe accelerata la collaborazione tra i vari enti e associazioni per elaborare progetti condivisi o compartecipare a quelli già esistenti. Progetti in grado di essere qualcosa in più della somma delle varie attività, capaci di trovare una sintesi più evoluta e a cui tutti possano dare il loro apporto in base alle rispettive sensibilità e competenze. Una progettualità in grado di far nascere qualcosa di nuovo, capace di far alzare l’asticella a tutto il mondo culturale locale”.

Scripta Manent ha l’esplicito obiettivo di far scaturire un minimo di dibattito culturale anche a Bolzano e dintorni. Si prevede un lavoro lungo. Avete proposte, suggerimenti?
“Potrebbero tornare utili convegni, congressi, simposi, anche con i territori vicini, pensando inizialmente soprattutto all’Euregio, per cercare un ambito comune, una piccola vasca in cui incominciare a far nuotare grandi progetti condivisi, in rete. Bisogna cercare di stimolare i rapporti fra i player culturali, a volte tesi a difendere i loro piccoli spazi, farli dialogare e cooperare. Il livello della qualità dell’offerta culturale e quindi poi della crescita culturale di un territorio, nasce più facilmente dalle qualità professionali coniugate nelle collaborazioni, aperte alle influenze esterne”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.