Le contromisure artistiche al Coronavirus
I progetti, la rassegnazione e i sogni. Intervista a Emanuele Masi, direttore artistico di “Bolzano Danza”:
“Nulla sarà più come prima”, lo dicono in tanti ma è ancora tutto da verificare. Quel che è certo, è che il futuro prossimo sarà completamente diverso da come ce l’eravamo immaginato, a partire dai grandi eventi culturali altoatesini, tra cui “Bolzano Danza”. Emanuele Masi, direttore artistico del festival, cerca di coniugare sogno e rassegnazione, un mix che potrebbe essere di ispirazione: la “rassognazione”.
Masi, come si affronta un periodo di incertezza come quello generato dall’emergenza Covid 19?
“Pare ormai ovvio che il programma che avevo immaginato non si potrà realizzare in toto, era la terza edizione di un progetto triennale di cui andavo molto fiero, ma non mi resta che elaborare il lutto”.
Si lavora sui margini di manovra?
“Sì, sono in contatto con alcuni degli artisti del festival per immaginare ogni possibile contromisura artistica alle misure che verranno decise rispetto all’emergenza Covid 19. Stiamo ragionando su qualsiasi possibile scenario”.
Purtroppo, gli scenari possibili sembrano ancora tanti, forse troppi per poterli immaginare tutti….
“E’ vero, non sappiamo ancora se gli artisti potranno viaggiare e quindi raggiungere Bolzano e, nel caso, se saranno costretti a un periodo di quarantena. Non sappiamo precisamente nemmeno con quali regole di distanziamento pubblico e degli artisti dovremo fare i conti. Ma stiamo valutando soluzioni anche per questo, immaginando coreografie che tengano conto di questi possibili distanziamenti. Faremo tutto il possibile per realizzare il festival nel miglior modo possibile. Anche nel peggiore dei casi, quello per cui la normativa ci vieterà drasticamente ogni spettacolo dal vivo, vedremo di creare finestre o pillole fruibili in luoghi e modalità non convenzionali”.
Non è meglio privilegiare direttamente soluzioni all’aperto? I climi primaverili ed estivi solitamente non attirano le persone verso luoghi chiusi come il teatro.
“Non ne sono sicuro, le prime ordinanze che hanno permesso alla persone di uscire per strada hanno mostrato un grandissimo desiderio di normalità. Sono convinto che appena si potrà, le persone torneranno a teatro come hanno sempre fatto negli ultimi duemila anni. So che più di ogni altra estate precedente, la spinta per assistere a spettacoli all’aperto sarà molto forte, ma non escluderei a priori spettacoli anche all’interno dei teatri, magari per un numero ristretto di spettatori”.
Per chiudere, come valuti la risposta complessiva del mondo della cultura italiana?
“La situazione economica è pesante e influenza tutta le attività, comprese quelle legate all’arte e alla cultura. Non manca il desiderio di fare, sopratutto attraverso progetti digitali, ma credo manchi un ripensamento complessivo su quali saranno le modalità di fruizione dei vari prodotti culturali.
Faccio un esempio: perché alcuni coreografi stanno già lavorando a progetti che prevedono distanziamento di danzatrici e danzatori e altri no? Semplicemente perché per portarli a realizzazione servono fondi e in questo momento le risorse a sostegno degli artisti e della ricerca creativa sono scarsissime. Senza sostegno economico non si possono gettare le basi per una vera ripartenza. Abbiamo tutti bisogno della visionarietà degli artisti nelle varie forme d’arte, soprattutto in questo momento, ma servono cornici operative certe e finanziamenti che permettano a tutti di rimboccarsi le maniche. Se si ritengono fondamentali le attività culturali occorre passare ai fatti, non bastano le parole”.