Le persone sono i teatri”
Il pubblico che prende vita e diventa protagonista. Intervista a Nazario Zambaldi (Teatro Pratiko)
Artista e pedagogista, insegnante di filosofia e scienze umane, Nazario Zambaldi è anche e soprattutto un attivista. Attivista nel senso che si concentra molto su quel che (si) fa più che sulle identità, un attivismo artistico e pedagogico che è qualcosa di diverso dall’agire militante. Una posizione che risulta più chiara dopo aver letto la sua risposta riguardo alla sua concezione di pubblico: “Per me è quello partecipe — spiega — è esso stesso attore, è un pubblico attivo come gli attori o il regista. L’esperienza del lavoro in psichiatria è stata molto interessante, perché il teatro ha permesso agli attori stessi (residenti di Casa Basaglia) di uscire dalla marginalità e arrivare al pubblico e quindi all’inclusione sociale, penso per esempio all’esperienza di “Oz” con gli “Omini di zucchero”, gli abitanti della Città di Smeraldo. Questa è la mia prospettiva, una prospettiva rovesciata sul pubblico su cui ragiono in termini di inclusione e cambiamento. Credo che il pubblico passivo sia qualcosa di contrario all’agire culturale ed artistico”.
Quindi come valuti il pubblico culturale dell’Alto Adige?
“Discorso lungo, ma partirei da questioni positive, da esperienze già realizzate che hanno mostrato approcci al teatro con attori e registi che sono esempi di ricerca e lavoro su di sé, al di là della rappresentazione. Il pubblico, anzi, i pubblici, li vedo formati da persone vive che agiscono e che trovano nel teatro, ma non solo, occasioni di vita”.
E’ un problema di comunicazione tra i pubblici e con i pubblici?
“Credo serva un sistema di valorizzazione. Sul piano della comunicazione occorre rapportarsi con mediatori, agire i vari canali, documentare tutte le esperienze anche grazie ai social network e alla rete in generale. Strumenti utili per comunicare con persone che non erano presenti fisicamente ai nostri appuntamenti. Da questo punto di vista, la quarantena è stata un’occasione per creare strumenti di comunicazioni alternativi vedi i dialoghi in video “Qui e altrove” (link) In maniera inattesa, il lockdown ci ha permesso un’intimità, nonostante la lontananza fisica, che non immaginavo. Da momenti come quelli appena vissuti si può imparare qualcosa anche riguardo all’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici evidenziandone l’utilità e traducendoli in termini creativi. Poi ci si ritroverà dal vivo per essere emozionati e cambiati, ma con informazioni che ci permetteranno di fare esperienza con maggiore consapevolezza”
Con Scriptaflix stiamo provano a mostrare la ricchezza di quanto prodotto in questo territorio provando letteralmente a metterlo in rete. Farlo virtualmente sembra molto più facile che nella realtà…
“Non possiamo dimenticare qual è la struttura particolare di questo territorio, ma è vero, la messa in rete è fondamentale soprattutto in una situazione ricca come quella locale, anche per evitare sovrapposizioni. Ma occorre uscire da abitudini consolidate, io posso dire qual è il mio tentativo: dare voce a molti contesti diversi, scuola, teatro, associazioni connettendo alto e basso, centro e periferia. Ricordando, però che il contesto, non solo locale, è quello della privatizzazione degli spazi pubblici. Un certo modello di città e di relazioni è finito, occorre quindi uscire dalla cornice e qui si ritorna a quanto detto all’inizio: dobbiamo creare pubblico più che cercare degli spettatori, perché il pubblico ancor più oggi vuole sentirsi al centro, essere protagonista. Le persone sono i teatri…”