L’horror a Merano

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readFeb 17, 2021

Spiriti e sangue sul Passirio, dalle “zie” di Dario Argento ai “vampiri” di Lando Buzzanca.

Merano — Via Portici/Laubengasse

Horror: storie di sangue, spiriti e segreti” è una raccolta di racconti di Dario Argento ambientata in sei luoghi diversi: gli Uffizi di Firenze, Villa Palagonia a Bagheria, la biblioteca Angelica di Roma, un castello francese, un resort di Singapore e, per questo ce ne occupiamo, Merano.
Protagonista del racconto “Le segrete di Merano” è un ragazzino romano di 13 anni che non aveva moltissima voglia di venire da queste parti:
“A Merano? Da solo?”. Carlo lo sai. Io e la mamma dobbiamo lavorare anche il mese di luglio. I nonni non stanno bene. Alla colonia non c’era più posto. A casa da solo a Roma non possiamo certo lasciarti. Anche la mamma è d’accordo: due settimana dalla zia Inge. te la ricordi, no? “No”.
L’amnesia, vera o presunta che fosse, non cambiò la decisione dei genitori che costrinsero il povero Carlo a passare le vacanze estive in compagnia della zia: “Giunonica. Severa. Una figura d’altri tempi: i capelli sbiaditi, color topo, non completamente grigi, raccolti in uno chignon paramilitare privo di qualsiasi grazia femminile, rigido come una fiacca guardia carceraria, abiti di lana grezza poco elegante, dignitosi e severi, affatto aggraziati, con la gonna incolore che arriva fino quasi ai piedi e grandi scarpe color marrone sformate dall’uso. Anch’esse rigide, funzionali, che nulla concedevano alla bellezza”.

Nonostante l’aspetto e le premesse, il giovane protagonista non si annoiò per nulla, anzi, seguendo di nascosto la grigia e rigida zia Inge nelle sue passeggiate notturne, finì per ritrovarsi invischiato in una storia di spiriti e riti satanici esponendolo a grandi pericoli, ma anche alle prime (piccole) gioie del sesso.
Una sorta di “racconto di formazione” per il più noto dei registi horror italiani che si era esplicitamente ispirato a un’esperienza personale. Dario Argento, infatti, ancora bambino, fu mandato in vacanza da solo a Merano, ospite di una parente di madre lingua tedesca che parlava pochissimo l’italiano e che, a quanto pare, lo intimoriva parecchio. Il racconto è, però, “giocato” soprattutto sul contrasto tra le cantine buie degli imponenti edifici della Merano notturna e “l’atmosfera piacevole e animata della località di villeggiatura, l’accecante luminosità diurna, lo splendore della vegetazione e delle distese dei pascoli ai piedi delle montagne”. Atmosfere che lo trasportavano “in un’altra dimensione, nella quale ogni inquietudine cessava”.

Nonostante queste premesse, Dario Argento non scelse mai l’Alto Adige come set cinematografico. I locali appassionati dell’horror, si fa per dire, devono quindi accontentarsi di un film dai grandi nomi e dal piccolo successo.

A Merano e dintorni vennero girate, infatti, alcune scene di “Il Cav. Costante Nicosia demoniaco ovvero: Dracula in Brianza”, un film che, come si può intuire dal titolo e dalla locandina, ha i toni della commedia più che dell’horror. Uscito nell’agosto del 1975 venne diretto da Lucio Fulci che ne era anche lo sceneggiatore insieme a Pupi Avati (alle prime armi) e Bruno Corbucci. Facevano parte del cast, Lando Buzzanca (che interpretava il ruolo del protagonista, l’industriale Costante Nicosia) Rossano Brazzi, Sylva Koscina, Moira Orfei, Ciccio Ingrassia, Valentina Cortese e una giovane Ilona Staller. Un cast di prim’ordine per un film “alla Mel Brooks” che i critici cinematografici hanno valutato piuttosto severamente pur apprezzandone alcuni spunti originali .
Nel meranese vennero girate alcune scene nel castello che fungeva da residenza di Dracula e la visione del film, disponibile anche su YouTube, non aiuta a comprendere il luogo preciso delle riprese sul Passirio, pur citate nella scheda tecnica. Si notano solo pochissime immagini di un edifico che ricorda molto da vicino Castel Juval (prima del restauro).

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.