Madre Terra: l’impegno del Teatro Cristallo

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Scripta Manent
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4 min readDec 21, 2022

I temi del sociale e della sostenibilità salgono sul palco di via Dalmazia. Intervista a Davide Dellai.

Con il percorso Madre Terra, il Teatro Cristallo di Bolzano coltiva da 15 anni una cultura della conoscenza di chi, per nascita, bisogno o scelta, ci vive accanto ma spesso sfugge alla nostra attenzione.

Spettacoli, conferenze, dibattiti e molte altre forme di veicolazione di temi importanti per coltivare la nostra umanità sono proposti anno dopo anno, contribuendo in maniera concreta ad una sostenibilità sociale tanto imprescindibile quanto quella ambientale. Ne parliamo con Davide Dellai, responsabile dell’organizzazione del Cristallo.

Come nasce Madre Terra?
Il nostro contenitore è nato nella stagione 2007–2008. Considerando che il Teatro Cristallo ha riaperto nel 2005, possiamo dire che sia un nostro format storico. L’iniziativa è frutto di una collaborazione con la Caritas diocesana, a fronte di un’emergenza che ravvisavamo in quel momento, ma che si mostra ancora di grande attualità: quella dell’immigrazione e dell’accoglienza. Avevamo, inoltre, il desiderio di creare una prospettiva diversa e umana per guardare ai quei temi. Pensavamo ad un percorso a tempo, ma negli anni Madre Terra è diventata una rassegna stabile, un percorso permanente. Negli anni il coinvolgimento di altri soggetti si è allargato, vedendo il Centro Pace del Comune di Bolzano tra i nostri partner, e lo stesso è accaduto per i temi, che includono la tolleranza, la sostenibilità e gli stili di vita. Anche i modi si sono diversificati, tanto che alle rappresentazioni teatrali si sono affiancati dibatti, incontri e mostre.

Oltre ad iniziative dedicate, vi è capitato di portarne di neutre rispetto ai temi ma di valore comunque rilevante da un punto di vista sociale?
All’interno di questa rassegna non entrano esclusivamente incontri pensati ad hoc, ma anche eventi nati in diversi ambiti ma accomunati dall’attenzione, dal desiderio di aprire gli occhi su chi ci sta vicino. Penso ad esempio allo spettacolo I will survive, nato grazie all’impegno della regista Lorena La Rocca, attiva nel teatro sociale di comunità, e alla collaborazione con Officine Vispa. La Rocca ha raccolto le impressioni di quaranta donne che vivono nel quartiere Casanova riguardo la pandemia, offrendo al pubblico uno spaccato della condizione femminile nella città di Bolzano. L’esito è stato sorprendente e ci ha permesso di aprire gli occhi su una realtà che ci è vicina ma che spesso e più o meno colpevolmente ignoriamo.

Riuscite a coinvolgere anche un pubblico tradizionalmente non vicino ai temi toccati?
Il nostro obiettivo è proprio quello di portare il teatro fuori dal teatro, ovvero di riuscire a sensibilizzare ai temi che reputiamo urgenti chi per abitudine ne è distante. Perché ciò avvenga dobbiamo creare un programma quanto più vario possibile per linguaggi e contenuti. Alle piccole produzioni indipendenti affianchiamo incontri con grandi nomi, come nel recente caso di Simonetta Gola vedova di Gino Strada, che ci ha raccontato l’ultimo libro scritto dal marito fondatore di Emergency. Non mancano di certo gli spettacoli rivolti al grande pubblico, ma comunque in grado di veicolare messaggi importanti; penso ad esempio allo spettacolo della Banda Osiris Il maschio inutile che si terrà il prossimo 8 marzo.

Qual è per voi il tema del momento?
Siamo concentrati sull’umanità che soffre, su quelle persone che stanno alle porte del nostro Paese ma anche al suo interno e che spesso sono lontane dai riflettori della narrazione. L’attenzione nei confronti degli altri è per noi di capitale importanza. Ne è un esempio la mostra Work in progress, curata da Daria Akimenko e nata dalla collaborazione con Caritas, che ha riguardato gli sforzi che le persone con background migratorio devono fare per trovare lavoro in Alto Adige. Queste persone, cui spesso dobbiamo sicuramente parte delle condizioni di vita in cui viviamo, si trovano spesso in una realtà parallela ignorata e invisibile. Crediamo poi che sia necessario dare rilievo ad un uso oculato delle risorse, come le nostre ragazze e i nostri ragazzi ci ricordano con le iniziative Fridays for Future.

C’è un appuntamento che ricorda con particolare emozione?
Forse proprio l’incontro con Simonetta Gola, vedova di Gino Strada, che ci ha mostrato il volto di un uomo che non ha mai smesso di credere e di impegnarsi contro la guerra. Il vicino conflitto tra Russia e Ucraina ci dice quanto mai sia necessario ricordare che dalle guerre non nasce nulla e che esse non sono mai costruttive. Come Gino Strada ha detto nel suo ultimo libro, le guerre dovrebbero essere tutte bandite, perché chi ci rimette sono solo le popolazioni. Sono molte le persone ospitate da Madre Terra durante gli anni, ma tutto il nostro staff è convinto che ciascuna di loro abbia contribuito alla costruzione dell’attuale identità del Cristallo. Anche grazie a loro il nostro teatro è visto come un luogo dei diritti, dove si elaborano un messaggio e uno stile di vita alternativo.

[Mauro Sperandio]

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