“Manca una chiara politica culturale”
Come premiare la qualità dell’offerta e il ruolo dei media. Intervista a Manfred Mitterhofer, ideatore del Kunstraum di San Candido.
Manfred Mitterhofer è l’ideatore e curatore del Kunstraum/SpazioArte del Cafè Mitterhofer di San Candido. Una galleria che dal 1993 ospita prevalentemente mostre di fotografia contemporanea, ma anche di pittura e grafica, nonché presentazioni di libri e piccoli eventi musicali. Comunicare col pubblico culturale di una cittadina di tremila abitanti può sembrare semplice, ma come ci spiega lo stesso Mitterhofer, il passaparola non basta. “Trovare il canale giusto per raggiungere il pubblico non è semplice, soprattutto perché l’offerta è sempre molto ampia e le persone che potrebbero essere interessate sono già “abbordate” da decine di altre proposte. Per questo, sia che si tratti di proiettare un film (lo fa per la rassegna curata da Campo Gelau — Kinoklub ndr) che organizzare un vernissage di una mostra, fatichiamo a trovare il canale giusto. E’ evidentemente anche un problema di informazione, non è semplice farsi notare, far comprendere il valore della propria proposta e da questo punto di vista i media non sempre aiutano. Anche e soprattutto nell’aiutare a selezionare l’offerta in base alla qualità”.
Cosa è cambiato? Come si può invertire la tendenza?
“Purtroppo, oggi i giornalisti culturali non hanno più il tempo di approfondire un tema. Prima era più semplice, si aveva una figura fissa di riferimento nelle redazioni, ora con i free lance tutto è più complicato. Cambiano continuamente ed è difficile o inutile spiegare il valore della proposta perché oggi ci sono domani chissà. Manca una politica culturale nei giornali, ma non solo lì. Ora sembra interessare solo l’evento culturale che porta un surplus economico al territorio”.
La vastità dell’offerta culturale dell’Alto Adige può essere un problema?
“Sfido chiunque a trovare in un’altra provincia con dimensioni simili un’offerta paragonabile. Qui sono moltissime le persone che si occupano di arte, musica, design etc. Ovviamente le risorse economiche disponibili sono essenziali per questo tipo di offerta, ma resta il problema della qualità. Quale istituzione, ente o personalità potrebbe, oggi, mettersi a discutere della qualità dell’offerta?
Il provincialismo italiano che sembra apprezzare quel che viene fatto e prodotto in loco solo quando se ne accorgono fuori dai propri confini, sembra sommarsi quello tedesco che sostiene e aiuta qualunque attività culturale locale e tradizionale, indipendentemente dall’attenzione del mondo che ci circonda. E’ così o è una visione troppo semplicistica?
“Riguardo ai temi trattati fino ad ora non vedo differenze di nessun tipo tra italiani è tedeschi. E’ vero, però, che l ‘artista o l’operatore culturale di lingua tedesca può pensare di sopravvivere con il pubblico e i contributi locali, mentre per gli altoatesini di lingua italiana credo sia più complicato e di conseguenza hanno maggiori motivazioni a uscire dai confini dorati della provincia. Credo che unificare la cultura italiana e quella tedesca aiuterebbe a creare criteri qualitativi, non ci fossilizzeremmo sulla questione etnica. Io, attualmente, quando propongo una rassegna cinematografica so di dovermi preoccupare soprattutto della lingua in cui è proiettato il film, la qualità passa nettamente in secondo piano. Se vogliamo inserire criteri di qualità occorre superare certe barriere, ma so che ci siamo molto lontani”.