Misure alternative
A Bolzano può nascere un teatro giovane e “instabile”? Progetti, proposte e problemi. Intervista a Paolo Grossi.
Nato a Bolzano meno di trent’anni fa, Paolo Grossi è un attore non solo teatrale che nel 2019 ha debuttato come regista-autore con lo spettacolo “Trilogia-tre atti di vita”. Non solo per questo ha uno sguardo particolare su quanto accade dietro le quinte del teatro bolzanino. La prima domanda che gli rivolgiamo, però, è sempre la stessa: “Quale cultura per il pubblico altoatesino?”.
“In Alto Adige — premette — l’offerta culturale è molto vasta e non possiamo che esserne felici. Per quel che riguarda il teatro, però, arriva principalmente da un ente: lo Stabile. Non discuto la qualità e nemmeno che faccia parte dei suoi compiti, mi limito a ricordare che nei fatti rimane poco spazio per gli altri. Con un offerta di livello come questa, sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo, il pubblico non è mai davvero incuriosito perché sa di poter contare su una proposta varia e di qualità e non cerca altro. A Trento, per esempio, ci sono numerose proposte di teatro off, a Bolzano in qualche modo tutto è istituzionalizzato.
Lo Stabile finisce per occupare troppi spazi?
“No, non credo che lo Stabile abbia colpe particolari, anzi. Sicuramente è un ente con il quale devi confrontarti se sei un artista locale, sembra il classico gatto che si morde la coda. L’anno scorso ho ottenuto un finanziamento dalla provincia di Bolzano per la mia opera prima e dopo il debutto nel Lazio, e le repliche in Veneto e Trentino sono riuscito a debuttare anche in città. Uno sforzo che ho compiuto con piacere. Forse varrebbe la pena chiedersi se c’è qualcuno, qualche realtà, che vuole caricarsi l’onere di organizzare una rete alternativa alle proposte di alto livello che già esistono, creando così un pubblico curioso e critico. Se non esiste, chi la dovrebbe creare? Tutto questo sarebbe realizzabile in una realtà come quella di Bolzano?”
Difficile immaginare percorsi alternativi?
“Non lo so, in fondo sto ragionando a voce alta, non ho una risposta. Se valuto le mie esperienze mi dico che nella mia pur breve vita artistica, ho avuto modo di coinvolgere teste che non erano abituate a venire a teatro ed ha funzionato. Sarei felice di sapere che grazie ad un mio coinvolgimento, che viene dal basso, queste teste si sono poi confrontate con spettacoli di alto livello, come per esempio quelli organizzati dallo Stabile o dal Teatro La Ribalta , allo scopo di comprendere le diverse sfaccettature del teatro. Allo stesso tempo, mi rendo conto che non tocca allo Stabile organizzare le alternative al suo teatro, toccherebbe ad altri cercarsi un proprio spazio o un proprio pubblico con tutti i rischi e le difficoltà del caso. Forse la città e il pubblico di Bolzano hanno bisogno di uno spazio per il teatro alternativo, fatto di giovani artisti non ancora affermati. Verrebbe da dire che la provincia dovrebbe creare uno spazio apposito per una diversa proposta teatrale, magari con l’istituzione di bandi locali, ma mi rendo conto che è il ragionamento di chi è abituato ad attendere che le cose vengano concesse, invece di sbattersi per realizzarle”.
In sintesi, il “Teatro Instabile” tocca ad altri, ma esiste un pubblico in grado di apprezzare l’instabilità in Alto Adige?
“Non lo so, ma in questo contesto non lo scopriremo mai. So, però, che il confronto è necessario. Quando ho messo in scena il mio primo spettacolo di cui ho curato testo e regia mi è stato di grande aiuto confrontarmi con chi opera da anni nel teatro istituzionale. Ho capito cosa non aveva funzionato, ho compreso i miei errori, il confronto credo serva a tutti e questo in Alto Adige sembra mancare”.
Forse occorre andare a cercare qualcuno che abbia qualcosa da dire ma che non viene ascoltato né finanziato. Pensi possa essere utile confrontarsi con chi viene da fuori? Con chi sembra non essere interessato al teatro o all’offerta culturale in generale e non viene coinvolto nel dibattito?
“Può darsi, forse siamo solo troppo ricchi, il benessere assopisce. Se campi con quello che fai, perché crearsi problemi? Meglio galleggiare che rischiare di affondare, interrogarsi e mettersi in discussione non è semplice. In fondo qui tutto sembra funzionare, l’offerta è vasta, se perdo uno spettacolo ne ho un altro dello stesso livello due giorni dopo. Non abbiamo il pubblico di Milano e nemmeno l’offerta di Belluno, stiamo nel mezzo ed è molto comodo. Si dovrebbe lavorare per trovare dei diamanti grezzi. Chi ha voglia di farlo?”
Classe 89 Paolo Grossi si diploma alla civica scuola di arte drammatica Paolo Grassi di Milano nel luglio del 2014. Debutta nello stesso anno con il Teatro Stabile di Bolzano. 6 anni di collaborazione continua, Paolo infatti è impegnato anche nel Macbeth di Serena Sinigaglia, terzo spettacolo della compagnia regionale. Fra una settimana partirà per la tournée nazionale.
Lavora con VBB nel 2017 allo spettacolo bilingue “Der diener zwei Herren” di Carlo Goldoni regia Leo Muscato e nel 2018 con il centro teatrale MaMiMò di Reggio Emilia. Nell’agosto 2019 fa il suo debutto assoluto come regista-autore con lo spettacolo “Trilogia-tre atti di vita”, produzione Evoè!Teatro. Da settembre 2019 collabora con Teatro La Ribalta di Antonio Viganò e Paola Guerra.