“Negli ultimi anni è cambiato tutto”

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readNov 15, 2019

Il pubblico e il mercato dell’arte visti da Alessandro Casciaro, titolare dell’omonima galleria.

Scripta Manent 2019. Nelle settimane scorse abbiamo dedicato molto spazio alla musica ed è tornato il momento di parlare d’arte, un tema che recentemente avevamo un po’ trascurato. Lo facciamo incontrando Alessandro Casciaro all’interno dell’omonima galleria d’arte di via dei Cappuccini a Bolzano. Fondata nel 2015 dallo stesso Alessandro come prosecuzione della Galleria Goethe (la prima galleria d’arte della provincia, fondata nel 1964 da Ennio Casciaro), conta oggi su più di cinquant’anni di attività ed ha quindi uno sguardo molto particolare sul mondo degli appassionati d’arte in Alto Adige. Un pubblico non particolarmente vasto, ma non per questo meno interessante.
“Chi frequenta la nostra galleria — precisa Casciaro — è composto principalmente da amanti dell’arte visiva che vengono da noi sapendo cosa aspettarsi. Quello che partecipa alle inaugurazioni si suddivide in due gruppi, una piccola parte di affezionati regolari che partecipa abitualmente alle nostre iniziative e coloro che vengono in quanto amanti dell’artista in mostra. Ovviamente gli artisti locali sono quelli che portano più pubblico”.

La vostra è una galleria “storica” di Bolzano, riuscite a coinvolgere anche un pubblico giovane?
“Sì, faccio un esempio. La mostra appena conclusa con opere di Karl Plattner ha attirato un pubblico tendenzialmente più maturo, mentre quello della mostra di Francesco Bocchini che inauguriamo oggi (15 novembre ndr) probabilmente attirerà meno pubblico, ma più giovane e attratto dalla sperimentazione”.

Sono visitatori “curiosi”?
“In parte sì. Possiamo contare sugli affezionati che, come ho già detto, vengono a visitarci a prescindere, il resto è determinato da diversi fattori, a volte casuali. Bolzano è una città piccole piena di eventi culturali che spesso si sovrappongono e non c’è l’abitudine di passare da un evento all’altro come in alcune grandi città. E’ più facile che l’appassionato si rechi a un singolo evento e si accontenti di quello”.

Sono appassionati di cultura in generale?
“C’è chi passa da noi prima di andare a teatro, vista la vicinanza fisica tra la nostra galleria e il Comunale, quindi direi che ha consumi culturali differenziati. E’ vero, però, che gli appassionati d’arte sono un gruppo ristretto che magari preferisce venire a vedersi le opere con calma, al di là degli eventi”.

Un pubblico in maggioranza di lingua italiana o tedesca?
“Circa l’80% è di madre lingua tedesca, ma è sempre stato così, sin da quando mio padre ha aperto la prima galleria”.

Negli ultimi anni cosa è cambiato?
“Praticamente tutto. Io posso parlare in riferimento a uno spazio temporale ristretto, ma non solo parlando con mio padre mi rendo conto che un certo tipo di appassionato non esiste più. Oggi i figli sembrano avere meno passione dei padri, sembrano meno ricettivi a volte persino disinteressati, oppure hanno completamente cambiato interessi, per esempio preferiscono la fotografia al dipinto. I più giovani hanno però il vantaggio di poter viaggiare di più, sia fisicamente che virtualmente e spesso sono ben informati riguardo agli artisti internazionali e al loro valore, anche economico”.

Il numero delle gallerie è, però, calato drasticamente…
“Sì, negli anni Settanta-Ottanta Bolzano aveva sette gallerie oggi ne ha due e in tutto l’Alto Adige sono tre. Ma va così dappertutto, a Trento le cose non vanno diversamente. E’ cambiato il mondo, tutto è molto più legato ai valori di mercato che a quelli artistici. Noi continuiamo a restare dentro a determinati contesti artistici di qualità e continuiamo ad avere una progettualità precisa ma il mondo sembra andare in un’altra direzione. A volte ci sembra che ci scambino per una banca di investimenti, ma un’opera d’arte è qualcosa di diverso da un titolo azionario”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.