“Non siamo il centro dell’universo”
Abbiamo girato le osservazioni raccolte da Scripta Manent ad Antonio Lampis, direttore della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia…
Terminati i tre anni di mandato come direttore generale dei musei italiani, Antonio Lampis è tornato a dirigere la Ripartizione Cultura Italiana della Provincia di Bolzano. Anni in cui Scripta Manent ha intervistato decine di operatori culturali altoatesini raccogliendo osservazioni, proposte e criticità. In chiusura di questo lunghissimo e “insopportabile” 2020, non potevamo che girare a Lampis le questioni principali emerse in questi anni di lavoro. Lo abbiamo fatto partendo da un nostro “cavallo di battaglia”. Le sovrapposizioni degli eventi.
Più o meno tutti sono molto contenti della vastissima offerta culturale locale, ma sono stati sottolineati alcuni effetti collaterali. Innanzitutto le numerose sovrapposizioni di eventi in alcune settimane dell’anno. Come si potrebbe intervenire?
“A coordinare un calendario ci hanno provato in tanti, il Bobo funzionava bene, ora esiste cultura.bz.it o kultur.bz.it. Noi invitiamo tutti a fare lo sforzo di controllare quanti eventi ci sono nelle giornate prescelte e ev. spostare l’evento in caso di sovrapposizioni non opportune e a non organizzare appuntamenti in coincidenza con importanti eventi sportivi. Detto questo, credo che molte sovrapposizioni siano inevitabili e non sempre dannose, il pubblico culturale altoatesino è molto segmentato e nonostante la quantità di offerte, ognuno trova il suo spazio. Meglio qualche evento meno frequentato che pochi eventi tra cui scegliere”.
L’altro aspetto riguarda le difficoltà nel presentare spettacoli fuori dall’offerta della Provincia, essenzialmente per problemi relativi a costi dei biglietti.
“I prezzi bassi dei biglietti per gli spettacoli e i concerti sono figli delle particolarità di questo nostro territorio in cui esistono due comunità linguistiche che insieme sono meno numerose degli abitanti di un quartiere di una grande città. Questo impedisce incassi di grandi cifre. Per questo interviene l’amministrazione pubblica con contributi imparagonabili a quelli di altre regioni italiane. In Alto Adige esistono particolari condizioni di mercato con vantaggi e svantaggi.
Che scatti l’autocensura?
“Ognuno ha il coraggio che ha. Io non vedo anomalie da questo punto di vista. Il rapporto libertà, arte e politica oscilla tra picchi e cadute cicliche e l’Alto Adige segue quei cicli al ritmo degli altri. Non siamo il centro dell’universo. Rispetto alle libertà concesse da questo sistema, credo che in provincia di Bolzano si sia visto di tutto, soprattutto nel teatro tedesco. Lì, ad esempio la satira, anche sul partito di maggioranza, esiste tranquillamente senza nessuna ritorsione”.
Tutti sono coscienti che l’offerta locale è paragonabile a quella delle grandi città e non a realtà come, per esempio, Como o Belluno. Dal punto di vista quantitativo si nota persino una sovrabbondanza, mentre da quello qualitativo sembrano mancare alcuni stimoli, per esempio la mancanza di un dibattito culturale diffuso.
“E’ vero non ci sono più le terze pagine dei quotidiani e il ruolo della critica si è molto ridotto, qui come in tutta Europa. Oggi esiste nell’universo digitale una opportunità diversa di dibattito alto. Sui social è presente molta chiacchiera da bar, ma si trovano anche forme di discussione di notevole qualità”.
Ovviamente è un problema mediatico, ma a Bolzano si faticano anche a trovare locali aperti dove poter discutere di cultura dopo un film, uno spettacolo o un concerto.
“E’ vero che non c’è una grande offerta di locali di questo tipo, ma se penso a quale era la situazione quando io ero giovane noto decisi miglioramenti. Anche l’offerta enogastronomica è migliorata, ma un intervento sugli orari dei locali potrebbe ulteriormente migliorare la situazione. Per quel che riguarda i mezzi pubblici sogno da anni una linea SASA T, (T come teatro), che possa riaccompagnare a casa gli spettatori al termine degli spettacoli”.
Per stimolare il miglioramento della qualità dell’offerta, non si potrebbe puntare maggiormente su quella fascia di pubblico che provenendo da esperienze in grandi città è abituata a un’offerta meno “tradizionale”? Per intenderci, il “pubblico di riferimento” di Transart o della stagione Altri percorsi dello Stabile o di Bolzano Danza che nel resto dell’anno si trova costretta a cercare altrove stimoli di questo tipo.
“Transart e Bolzano Danza sono festival tra i più considerati in Italia, Altri percorsi raggiunge questo tipo di pubblico e non dimentichiamo che il teatro tedesco offre un calendario di spettacoli di tale alto livello che nessuna città tedesca o austriaca sotto i cinquecentomila abitanti può permettersi ospitare. Rispetto a città paragonabili alla nostra, non credo quindi che manchi questo tipo di offerta. Chi desidera stimoli più forti è giusto che non perda la voglia di viaggiare. A Trento ci si arriva in mezz’ora, a Roma mi capitava di impiegare un’ora e tre quarti per raggiungere il quartiere in cui dovevo cenare. Qui, nello stesso tempo si raggiunge Verona o Innsbruck”.