Occuparsi del presente, progettare il futuro

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Scripta Manent
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4 min readOct 17, 2023

Alla Libera Università di Bolzano un master che reinterpreta il ruolo dei designer in chiave sostenibile dal punto di vista sia sociale che ambientale.

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Kris Krois è fondatore del master in Eco-social Design presso la Libera Università di Bolzano, un corso di studi di particolare interesse e rilievo in questa epoca complessa e tormentata da cambiamenti ambientali e sociali rapidi e non sempre compresi tanto dall’opinione pubblica che dalla politica.

Incontriamo il professor Krois per conoscere il master da lui fondato e ricevere, secondo la sua prospettiva, consigli pratici per “sopravvivere a questa epoca e garantirsene un’altra”.

Professore, in che modo il design ci può aiutare oltre i suoi compiti classici?
Catastrofi climatiche, estinzione delle specie, disuguaglianze pronunciatissime, rafforzamento di movimenti autoritari e molto altro. In tempi di crescenti crisi multiple il business as usual non è più appropriato, anche nel design. I designer possono contribuire a una trasformazione sociale verso la solidarietà e modi sostenibili di vivere e produrre. Possono ispirare il dibattito su come e in quale mondo vogliamo vivere visualizzando i futuri possibili, rendendoli tangibili e discutibili. Possono condurci a pensare persino a futuri desiderabili che ora sembrano quasi impossibili da immaginare.

Di cosa si occupa il master che lei ha fondato?
I designer rendono possibili e accompagnano i processi di progettazione collettiva. Creano spazi per l’apprendimento condiviso, il sostegno reciproco e l’empowerment. Insieme ad altri, hanno intrapreso la strada per allontanarsi dallo sfruttamento capitalista e dalle pressioni per crescere verso una vita buona per tutti. Ciò richiede un impegno a lungo termine, non carnevalate! Servono partenariati non convenzionali e solidarietà da un lato e resistenza dall’altro. Questo è ciò di cui si occupa il corso, in progetti pratici nel “mondo reale”, non nella torre d’avorio, sostenuti da discorsi e metodi delle scienze sociali ed economiche.

Qual è la situazione e verso dove dovremo dirigerci?
Quanto tempo e quante pagine ho a disposizione? [ride] È difficile dare una risposta sintetica, ma cercherò comunque di delineare alcuni punti. Il grande obiettivo è facile da formulare e difficile da raggiungere: una buona vita per tutti. Ciò è possibile solo su un pianeta abitabile con ecosistemi sani e terreni fertili. Nessuno dovrebbe temere di essere escluso, sfruttato e discriminato. Tutto ciò è impossibile in un sistema che costringe tutti a trarre vantaggio dagli altri in competizione: individui in competizione per posti di lavoro, carriere, beni e reputazione, aziende in competizione per il profitto, Regioni e Stati in competizione internazionale ecc. Ciò porta a disuguaglianza e miseria da un lato e sprechi dall’altro, che sovraccaricano gli ecosistemi e le persone (burn out). In breve: per prosperare su un pianeta vivo dobbiamo cambiare paradigma. Dalla competizione e dalla pressione per la crescita, verso la solidarietà e modi sostenibili di produzione e di vita.

Quali priorità identifica?
Anche questa è una domanda dalla risposta non semplice. Voglio citare cinque concetti. Resistenza: fermare le peggiori forme di distruzione e sfruttamento delle persone e della natura attraverso le forze combinate dei movimenti sociali in tutto il mondo: giustizia climatica, lavoratori, antirazzismo e colonialismo, femminismo intersezionale. Alternative: costruire e mettere in rete alternative sostenibili e basate sulla solidarietà. Limitazione dei danni da parte dello Stato: leggi e istituzioni per frenare lo sfruttamento capitalista delle persone e della natura; stop a tutte le sovvenzioni in ambiti che danneggiano ambiente e umanità. Spazio e tempo per la vita attiva: ad esempio, una settimana lavorativa di 4 giorni consente una vita e un lavoro migliori con più tempo per la rigenerazione, le riparazioni, la cura, l’impegno (politico) e l’attività autodeterminata. Democratizzazione di tutti i settori, in particolare dell’economia; sostegno e promozione dei beni comuni e attività di cura, di rigenerazione e gestione condivisa. Socializzazione delle aree essenziali.

Cosa può fare la gente comune?
Tutti possono impegnarsi su uno o più dei punti appena delineati, idealmente insieme ad altri, in gruppi, ONG, movimenti, insieme ad amici, vicini ecc. Unirsi ad altri non è solo più efficace, ma anche responsabilizzante e positivo per la salute mentale. Perché di fronte alle sfide gigantesche la comunità salva dalla depressione.

Quali particolari sfide deve affrontare il nostro Alto Adige?
In Alto Adige c’è tanta ricchezza, gente laboriosa e competente, paesaggi e natura meravigliosi. Ce n’è abbastanza per tutti. Anche per le persone che arrivano qui da lontano, anche perché lo sfruttamento ha distrutto le basi della vita nella loro patria. La ricchezza deve essere disponibile a tutti. Le persone dovrebbero poter decidere liberamente e attraverso il dialogo ciò di cui hanno veramente bisogno e ciò che vogliono produrre. La bellezza dei paesaggi e la diversità delle specie devono essere preservate o recuperate laddove sono state distrutte dall’impermeabilizzazione del suolo e dall’agricoltura. Un’economia circolare regionale deve essere sviluppata e collegata in rete a livello internazionale in modo solidale. Non è un meccanismo facile e neppure perfetto, ma offre mille opportunità per una vita migliore, anche ai privilegiati, che vorrebbero vivere con meno pressione competitiva e paura di perdere la loro condizione e con più tempo.

[Mauro Sperandio]

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