Oslo, la città “fuori concorso”

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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5 min readSep 5, 2023

La capitale di uno dei paesi più ricchi del mondo può vantare investimenti culturali e politiche ambientali con pochi paragoni.

Il Teatro dell’Opera di Oslo (Foto Venti3)

Fosse un gioco tra bambini qualcuno sbotterebbe in un classico “non vale!”, perché inserire Oslo tra le città più attente all’innovazione, alle politiche sostenibili e all’investimento nel settore culturale è davvero troppo facile.
Innanzitutto perché è la capitale di un paese di 5,5 milioni di abitanti sparsi su un territorio più grande dell’Italia (323.802 kmq contro i 302.073) con un Pil procapite tra i più alti del mondo e un fondo sovrano da oltre mille miliardi di dollari. Una ricchezza straordinaria dovuta in gran parte ai giacimenti petroliferi e di gas, ma anche a una visione orientata al futuro che ha pochi eguali nel mondo.
Comunque la si pensi, negli ultimi trent’anni Oslo ha potuto cambiare radicalmente il proprio aspetto, una mutazione che può essere simbolicamente rappresentata da due edifici: il Rådhus, il “vecchio” e “pesante” municipio di Oslo, costruito tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento con le due caratteristiche torri in mattoni e il “nuovo” il teatro dell’Opera in vetro, marmo e granito che sembra sorgere dall’acqua. Un teatro dal “tetto calpestabile” di 38.500 mq in grado di ospitare 1364 persone nella sala principale e altre 600 nelle due sali minori.

Il Municipio di Oslo e il Teatro dell’Opera (foto Venti3)

Il teatro dell’Opera è stato inaugurato nell’aprile del 2008 ma l’onda modernizzatrice della Norvegia risale ad almeno 15 anni prima. Come per Bilbao, la si può simboleggiare con l’apertura di un museo d’arte contemporanea (privato), lo splendido Astrup Fearnley inaugurato nel 1993 e realizzato da Renzo Piano.
Ma questi sono solo due degli straordinari edifici che hanno reso Oslo una città turistica nonostante l’elevatissimo costo della vita. Non si possono dimenticare la biblioteca pubblica “Deichman” inaugurata nel 2020, il nuovo Nasjonalmuseet (Museo Nazionale) inaugurato nel 2022, ma soprattutto il nuovo museo Munch inaugurato nel 2021, un edificio di 26.000 mq e 60 metri di altezza che si sviluppa come una torre e ospita 11 gallerie espositive e una collezione di 42 mila pezzi.

Il museo Astrup Fearnley (foto Venti3) e il nuovo Museo Munch (foto da Wikipedia)

Una costruzione che ha scatenato numerose polemiche su cui è intervenuto pesantemente anche lo scrittore Jo Nesbø, una star del “giallo” internazionale, creatore della serie “Harry Hole”. Nel suo ultimo romanzo “Luna Rossa”, Nesbø non perde l’occasione di far conoscere ai lettori il suo parere sul nuovo museo dedicato a Munch: “”Nessuno di coloro che avevano comprato sulla carta uno dei nuovi appartamenti di Oslobukta aveva immaginato che quell’edificio sarebbe stato tanto brutto e massiccio. Gli acquirenti si erano fatti abbindolare dai disegni, dove si vedeva la facciata di vetro e il museo era presentato da un’angolazione tale da non far capire che assomigliava alla Barriera del Trono di Spade”. Qualche pagina dopo, il giudizio si fa ancora più duro: “Chiedo venia per il museo. Non lo chiamiamo Chernobyl. Non è da tutti gli architetti riuscire a stravolgere un intero quartiere con un solo edificio, ma l’Estudio Herreros ce l’ha fatta, tanto di cappello”.
Ovviamente, non tutti la pensano come Nesbø e molti apprezzano, per esempio, la grande attenzione alla “sostenibilità ambientale” dell’edificio. Magari finirà come a Parigi con la Tour Eiffel, prima contestatissima, divenuta, col tempo, il simbolo universale della capitale francese.

Cittadini e turisti a passeggio sul tetto del Teatro dell’Opera di Oslo (foto Venti3)

Le politiche ambientali e l’innovazione

Eletta “Capitale Verde d’Europa” nel 2019, Oslo ha limitato drasticamente l’accesso delle auto in città con un sistema di pedaggi organizzati in tre cerchie intorno alla città. Nella circonvallazione esterna si paga il pedaggio solo entrando in città, non uscendo dalla città. Nelle altre due circonvallazioni si paga ad ogni passaggio. Il costo del pedaggio è attualmente (settembre 2023) di 28 NOK (2,44 euro) , 34 NOK ( 2,96) se si passa nell’orario di punta. Il pedaggio per le macchine elettriche è ridotto (14 NOK e di 17 NOK durante l’orario di punta). Le macchine diesel invece pagano da 32 a 37 NOK (da 2,79 a 3,22 euro) e i veicoli pesanti (più di 3500 kg) pagano un pedaggio ancora più alto.
Sempre restando nell’ambito del traffico automobilistico e alle sue emissioni, il Parlamento norvegese ha deciso che dal 2025 tutte le auto nuove dovranno essere a “emissioni zero”. Risultato: il 79,3% delle 174mila auto vendute nel 2022 sono elettriche.
Non solo, diverse zone precedentemente dedicate alle auto sono state trasformate con azioni anche simboliche. Ad Akershus, ad esempio, un vecchio distributore automatico di biglietti per il parcheggio è stato trasformato in un altoparlante Wifi, dove poter amplificare la musica e ballare in strada in un luogo che un tempo era un parcheggio.
Restando ai parcheggi: un altro vecchio parcheggio sarà al centro del progetto “Fornebu Brygge” che verrà trasformato radicalmente ospitando il Fjordarium un particolare acquario che ospiterà apposite gallerie sottomarine per conoscere la vita dei fondali. Il progetto prevede tre aree: Fjord, Wharf e Urban.
Fjord, ospiterà il gia citato Fjordarium, un’area food, una galleria e spazi per eventi. The Wharf è concepito come un’arenaper l’innovazione con laboratori e strutture per conferenze insieme a un porto turistico con saune galleggianti. Infine, l’area Urban, leggermente arretrata rispetto all’acqua, sarà, invece, costituita da edifici di media altezza che vanno da uno a nove piani interconnessi da una fitta rete di spazi pubblici e da una passeggiata accessibile sul molo. Tutti gli edifici all’interno delle strutture verranno costruiti in legno e cemento a zero emissioni di carbonio per allinearsi all’obiettivo della sostenibilità.
Spostandosi verso il cento citta, non si può non citare il nuovo quartiere Vulkan, costruito sulla vecchia area industriale dell’Akerselva. La conversione ecologica ha portato alla costruzione di una centrale energetica locale di tipo geotermico, edifici con facciate di pannelli solari e due alberghi che riciclano energia dai frigoriferi e ascensori.
Per chiudere, Oslo punta a diventare la prima città al mondo completamente priva di emissioni entro il 2030 e, ovviamente, ha iniziato dal trasporto pubblico, in particolare da traghetti e autobus.
Di seguito, il video della Reuters sull’elettrificazione degli autobus della capitale norvegese (in inglese):

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.