Pedagogical Tools, ovvero il grande potere del gioco

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Scripta Manent
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4 min readDec 20, 2023

Può l’esperienza ludica promuovere cultura e integrazione?

Un incontro di gioco con partecipanti di provenienze molto diverse

Ogni ricerca scientifica parte da una domanda.
Lo sanno bene i ricercatori del centro Eurac di Bolzano, che da oltre 30 anni danno risposta a complessi quesiti attraverso un approccio interdisciplinare.

In particolare, l’Istituto sui diritti delle minoranze di Eurac — da sempre impegnato nella ricerca accademica su questioni legate all’integrazione e alla diversità linguistica, culturale, etnica e religiosa — ha dato avvio ad un progetto che nel corso degli anni è divenuto un vero e proprio successo all’interno delle scuole. Stiamo parlando di Pedagogical Tools, vale a dire strumenti pedagogici, oppure giochi. Ne abbiamo parlato con Mattia Zeba, vice manager del progetto.

Zeba, quale sfida vi siete posti con Pedagogical Tools e con quale approccio l’avete affrontata?
Il progetto nasce con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità ed in particolare i più giovani su tematiche di grande rilevanza socio-culturale, come la lotta alla discriminazione o al razzismo, e per affrontare le difficoltà e i benefici della diversità in tutte le sue sfumature. Dietro a queste tematiche ci sono lavori di studio e ricerca di oltre 10 anni che ci hanno permesso di creare questo progetto facilmente tangibile dalla comunità. Uno dei grossi problemi della ricerca, infatti, è quello di essere a volte troppo settoriale. Non è sempre facile comunicare i risultati dei vari studi in maniera efficace per tutti. Pedagogical Tools mira anche a questo, attraverso l’esperienza diretta di giochi di ruolo e da tavolo come Space Migrants, Diversity4Kids e La casa dei valori comuni.

Quest’ultimo è stato tra i più richiesti dalle scuole…
Si tratta di un gioco da tavolo, disponibile anche online, che permette di esplorare attraverso il dialogo i valori comuni e fondanti dell’Unione Europea: libertà, democrazia, uguaglianza, dignità umana, non discriminazione e tolleranza. Questo gioco era rivolto inizialmente a richiedenti asilo e rifugiati per facilitarne l’integrazione in Alto Adige, Italia ed Europa. In seguito è stato proposto alle scuole ed è stato accolto positivamente dagli studenti che attraverso l’esperienza ludica, l’interazione e lo scambio di opinioni plasmano il proprio pensiero critico.

In che modo il gioco o un approccio ludico possono rappresentare un mezzo concreto di inclusione e di cultura?
Molti studi evidenziano come l’aspetto ludico sia determinante in tal senso. Per la realizzazione dei giochi abbiamo collaborato anche con diversi esperti di metodologie umoristiche nella risoluzione dei conflitti. Fondamentali sono i safe spaces, spazi sicuri in cui riflettere su questioni importanti. La scuola deve rappresentare questo luogo sicuro e la funzione del gioco da tavolo è di coinvolgere chi ne prende parte. La partecipazione attiva dei ragazzi, nel condividere una visione, nello sviluppo di un senso comune e nel costruire insieme agli altri il significato dei valori, consentiranno loro di prendere coscienza e accettare tali valori. La componente partecipativa e il gioco sono il mezzo principale per la loro diffusione.

Come fate conoscere i vostri giochi alle scuole?
Attraverso il nostro sito web oppure eventi, fiere e progetti europei in regione. Esiste poi il servizio Eurac Research for Schools, dove siamo in contatto diretto con le scuole. Queste possono richiedere una o più sessioni di gioco e di attività da svolgere in italiano, tedesco o inglese in aula o in sede Eurac. All’interno di Pedagogical Tools è presente anche la piattaforma Teach-D, la quale sostiene insegnanti, educatori e personale scolastico nell’insegnamento della diversità e dell’interculturalità.

Pedagogical Tools può andare ad integrare se non addirittura a colmare il vuoto presente in alcuni ambiti della didattica scolastica, penso ad esempio all’educazione civica?
Sarebbe stupendo! Questi strumenti hanno avuto un grande impatto a livello locale ottenendo anche riconoscimenti europei. Tuttavia, dovrebbero essere compresi all’interno di una ridefinizione del concetto scuola, della didattica e dell’approccio delle istituzioni verso tali questioni. Il lavoro che noi facciamo si situa in uno spazio di condivisione, bisogna però lavorare per la creazione e affermazione di tale spazio, quindi il contesto diventa nazionale ed europeo. Da qualcosa si deve iniziare. Se questo però è un principio, allora è un buon principio.

Ciò significa un nuovo gioco nel 2024?
Lo stiamo ultimando, si tratta di Pensare Contromano, un gioco di ruolo ideato per contrastare le tendenze alla polarizzazione e radicalizzazione. L’obiettivo è far capire ai partecipanti come possano esistere visioni del mondo alternative e differenti, senza però legittimare la violenza. Sarà disponibile in almeno 3 lingue a partire dalla primavera 2024. La speranza è di poter proporre altri strumenti pedagogici di valore, costruttivi e dall’evidenza tangibile che per noi ricercatori significa davvero molto.

[Fabian Daum]

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