Ravenna: la città come palcoscenico

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
Published in
5 min readFeb 27, 2023

Dalla “Divina Commedia” al “Don Chisciotte”. Ermanna Montanari e Marco Martinelli hanno aperto il nuovo “cantiere” per un teatro libero, popolare e irriducibile.

Cantiere Paradiso — Foto di Silvia Lelli

E’ giovedì 12 gennaio 2023, sono le 20.30 e il Teatro Rasi di Ravenna è al completo. Il pubblico è pronto ad ascoltare Ermanna Montanari e Marco Martinelli, fondatori e direttori artistici del Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, che stanno per presentare il nuovo progetto che coinvolgerà tutta la città. Una sorta di “sequel” del “Cantiere Dante” avviato sei anni prima.
Il “Cantiere Dante” era nato nel gennaio 2017, quando Marco Martinelli e Ermanna Montanari, Ravenna Festival e Ravenna Teatro avevano chiesto a tutti i cittadini, senza limiti di numero, età, lingua o preparazione specifica, di partecipare alla realizzazione della messa in scena di Inferno, prima tappa di un progetto quadriennale sulla Divina Commedia e su Dante Alighieri le cui spoglie riposano a Ravenna.
Come avevano spiegato all’epoca Ermanna Montanari e Marco Martinelli: “La chiave prima con cui tradurremo in termini scenici il trasumanar dantesco è pensare l’opera in termini di sacra rappresentazione medievale. Non si costruiscono edifici teatrali nell’epoca di Dante, ma tutta la città è un palcoscenico, dalle chiese alle piazze: e nei “misteri” i giullari professionisti vengono affiancati da centinaia di cittadini in veste di “figuranti”, mentre altri cittadini pensano a costruire le scene, i costumi, le luci. È una città intera che si mette in scena. Intendiamo sviluppare quindi le tre cantiche in due direzioni di lavoro e di prospettiva visiva: da una parte inventare non un semplice spettacolo ma utilizzare la città come “palcoscenico urbano”, articolato nei differenti spazi delle pinete, delle archeologie industriali, delle piazze, dei teatri, Dall’altra far risuonare il poema nei luoghi “di tutti”, far sentire la voce “di tutti”, mettendo in scena non solo attori e musicisti ma insieme a loro cori di cittadini, di tanti cittadini, che insieme agli artisti creeranno insieme Inferno,
Purgatorio e Paradiso
”.
Un progetto ambizioso e visionario che è stato portato a termine nonostante la lunga pandemia. Un successo clamoroso sotto diversi punti di vista che spiega anche il “tutto esaurito” per la prima chiamata pubblica del nuovo progetto.

12 gennaio 2023: l’ingresso del teatro Rasi di Ravenna (foto Venti3)

Terminato il lungo applauso di ringraziamento che ha avviato la serata del 12 gennaio 2023, è Ermanna Montanari a prendere per prima la parola: “Sono emozionata a vedere che siete così tanti. Bello, bello … bello. E’ bello vedervi, vedere le vostre facce, rivederle, vedere le solite facce di questi cinque anni e le facce nuove. Bello!”. Il pubblico torna ad applaudire e qualcuno ringrazia ad alta voce. Ermanna Montanari passa, quindi, alla presentazione del nuovo progetto: “Siamo qua a mantenere la promessa fatta alla fine del Cantiere Dante. Avevamo detto che avremmo proseguito con le chiamate pubbliche e siamo qui a tentare di mantenere la promessa. Una promessa che parte dalla fine di Purgatorio, quando il sindaco Michele De Pascale ci ha chiesto che cosa ne avremmo fatto di tutta quella meraviglia, di cittadine e cittadini che avevano realizzato una cattedrale umana. Ci ha chiesto se avevamo pensato a come mantenere in vita quel patrimonio. Avevamo risposto che ci avevamo pensato, ma, in realtà, non avevamo la minima idea di come dare forma a una nuova chiamata pubblica. Poi, durante la realizzazione di Paradiso, terza parte del Cantiere Dante, ci si è manifestata un’altra meravigliosa e smisurata mostruosità: il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Milleduecento pagine che abbiamo tentato di assorbire nell’agosto del 2022”.

Così è nato il “Cantiere Don Chisciotte”. Un progetto pluriennale che terminerà nel 2025. La prima “anta” andrà in scena quest’anno e sarà il “Cantiere Malagola”. Per conoscerne i dettagli, abbiamo intervistato Marco Martinelli. La chiacchierata è partita dalle difficoltà incontrate e superate nella realizzazione del “Cantiere Dante”.
“Nonostante la pandemia — premette — sono state molte di più le cose che sono andate bene che quelle che sono andate male. E’ stata una meravigliosa avventura di cui sono stati protagonisti centinaia di cittadini. La pandemia ci ha solo costretto a rinviare Paradiso, ma i riconoscimenti, il successo e i premi vinti ci hanno fatto dimenticare le difficoltà”.
Proprio da questo è nato il nuovo cantiere: “Tanti cittadini ci hanno richiesto di proseguire il percorso e sappiamo bene che la nostra avventura non è solo estetica. Interroga la polis e quindi non potevamo tirarci indietro, restava solo da decidere come proseguire. Sapevamo di non potere affrontare altre opere di Dante Alighieri, non dopo la Divina Commedia, e così abbiamo deciso di scalare un’altra vetta, il Don Chisciotte. Ci siamo chiesti cosa significa oggi essere dei Don Chisciotte e ci siamo risposti che significa soprattutto essere irriducibili, significa continuare a sognare un mondo diverso non inquinato da guerre e ingiustizie”.
Al primo incontro di presentazione del 23 gennaio ne ha fatto seguito un altro, il 10 febbraio scorso. Nell’occasione sono stati descritti spazi e “sfondi” del nuovo progetto. “Il primo anno — precisa Martinelli — prenderà il via il “Cantiere Malagola” che prende il nome dal palazzo del Settecento dove Ermanna tiene la sua scuola di vocalità. Nel 2023 tutto sarà ambientato lì, giardino compreso. Negli anni successivi ogni tappa avrà sede in un luogo diverso. Ma ne riparleremo più avanti”.

Cantiere Paradiso. Sullo sfondo la tomba di Dante di Ravenna. (Foto Silvia Lelli)

I due straordinari “cantieri” organizzati da Montanari e Martinelli non sono solo un esperimento di successo, ma dimostrano per l’ennesima volta la vocazione popolare del teatro che resuscita ogni volta che qualcuno la crede spacciata. “Da trent’anni lavoriamo per fare uscire il teatro dal suo guscio — conclude Martinelli — . Con il Cantiere Dante ci siamo confrontati con tutte le generazioni, lingue ed etnie. Nel farlo ci siamo ispirati a precisi modelli e alle migliori tradizioni. Avevamo in mente le sacre rappresentazioni del Medioevo e il teatro rivoluzionario di Vladimir Majakovskij. Monaci, giullari, poeti e registi non solo lavoravano per il popolo, ma con il popolo. I cittadini non erano solo chiamati ad assistere, ma anche a recitare, cucire abiti e preparare palcoscenici. Le città diventavano teatri. Sono modelli che hanno illuminato la nostra strada. Il teatro, soprattutto nell’era digitale e virtuale, deve mantenere il timone sui corpi e sul qui e ora. Noi continuiamo a fare spettacoli anche all’interno dei teatri, ma il teatro è un rito che ha ancora senso se gli artisti non si richiudono nella propria arte, se creano un corto circuito con la bellezza dell’umanità. Chi ha partecipato al Cantiere Dante come semplice spettatore è rimasto straordinariamente colpito da come centinaia di persone siano diventate poesia, atto e rito politico”.

Massimiliano Boschi

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.