REVOLUTION — Che la morte ci trovi vivi

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Scripta Manent
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4 min readNov 20, 2023

In novembre a Merano una rassegna su un tema ancora considerato tabù

La locandina della rassegna

Le donne e gli uomini del nostro tempo vivono spesso l’illusione di una presunta onnipotenza, nella convinzione di poter annullare lo scorrere del tempo, e dunque la sua fine. Tuttavia la vita si dimostra da sempre affidabile, presentandoci un prevedibile e inappellabile finale: la morte.

Centrale quanto la vita in ambito religioso, oggetto di studio formale per la scienza e informale per la superstizione, tema filosofico, protagonista di ampia produzione artistica e letteraria, immancabile nelle pagine di riviste e giornali, temuta e irrisa, a questa costante dell’esistenza è dedicata la rassegna REVOLUTION — Che la morte ci trovi vivi.

Il ricco programma, organizzato da Mairania 857 e che si terrà prevalentemente nel Centro per la Cultura di Merano, è stato composto da Stefania Borin, Giorgio Loner e Giovanna Podavini, che incontriamo.

A quale esigenza risponde questo vostro progetto dedicato alla morte?
Perché parlare di morte? Perché è uno dei grandi temi della vita su cui difficilmente si discute. Forse è l’ultimo vero tabù rimasto nella nostra società. Si pensi solo a quanta fatica si fa a pronunciare questa parola anche in occasione di un lutto. Spesso ci si riferisce alla persona morta come al “defunto” e, più spesso ancora, si utilizzano espressioni come “se ne è andato” o “non è più tra noi”. Ma a noi sembra che stia invece emergendo sempre più la necessità e il desiderio di avere luoghi e momenti di condivisione di esperienze e di scambio di idee per affrontare l’argomento. Ed è a questa esigenza che vuole tentare di rispondere il progetto “REVOLUTION — Che la morte ci trovi vivi”, ideato insieme al regista Giorgio Degasperi e a Camilla Stirati, laureata in filosofia e celebrante laica.

Camilla Stirati, una delle anime del progetto

Quali mezzi e iniziative avete scelto per trattare questo tema delicato?
Su questo tema ci è sembrato importante e necessario avviare una riflessione il più partecipata possibile, coinvolgendo non solo ospiti conosciuti in ambito nazionale, ma soprattutto operatori competenti, attivi a livello locale in diversi ambiti socio-culturali. Inoltre abbiamo voluto declinare il tema in vario modo per arrivare a tutti. Il programma offre quindi — dal 6 al 27 novembre, al Centro per la Cultura di Merano — una serie di iniziative che vanno dalla performance teatrale al cinema, dalla conferenza alla visita guidata, dal laboratorio alla lettura per bambini. Tra i vari appuntamenti vogliamo ricordare l’incontro di venerdì 10 novembre con Beppino Englaro, in dialogo con la giornalista Katia De Gennaro. Englaro ripercorrerà la vicenda umana, civile e giudiziaria che lo ha visto protagonista a partire dal tragico incidente stradale della figlia Eluana (1970–2009) a gennaio del 1992. Una battaglia che ha portato ad avere nel 2017 la prima legge in Italia sul fine vita. È possibile trovare il programma in dettaglio nel nostro sito mairania857.org e sui canali social.

La nostra società oscilla tra invincibilità ed estreme fragilità: quale considerazione abbiamo per la morte?
Come detto, la morte è forse l’ultimo tabù rimasto. La nostra società, fortemente basata sull’immagine, sull’illusione dell’eterna giovinezza, sul consumo, sulla velocità e sul presente, ha estromesso dalla discussione pubblica il tema della morte come fatto personale, insieme a quello della malattia e della fragilità umana. Se ne parla molto in termini mediaticamente sensazionalistici o drammatici, si pensi alle catastrofi naturali o alle guerre, ma come fatti lontani dal vissuto del singolo. In realtà, si fa fatica a trovare lo spazio mentale e i tempi lenti per questo tipo di riflessione. Ma la morte non è un evento marginale della nostra esistenza, vita e morte fanno parte della stessa medaglia, sono strettamente connesse, e ciascuno di noi prima o poi la incontrerà sulla propria strada. Il messaggio che vogliamo quindi trasmettere fin dal titolo del progetto è che, a partire dal limite imposto da questo evento naturale che ci riguarda tutti, valga la pena di vivere fino in fondo e con maggiore consapevolezza la propria esistenza.

Il programma include anche una lettura animata per bambini. Come proporrete il tema ai piccoli?
Abbiamo cercato di unire in un appuntamento adatto ai più piccoli, e alle loro famiglie, la riflessione all’aspetto più giocoso. La lettura animata del 17 novembre è tratta dal libro L’anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch e verrà proposta dall’attrice Alessandra Podestà. L’anatra è un uccello migratore che simboleggia il viaggio iniziatico e il ciclo della rinascita. Il tulipano rappresenta le relazioni perfette ed equilibrate. Ma qual è il loro legame con la morte? Al termine della lettura sarà Daniela Manzin, già assistente sanitaria attiva nella promozione di progetti per la salute e il benessere nelle scuole, a scoprirlo insieme ai bambini attraverso un momento di riflessione e scambio di idee, sogni, immaginazioni e paure.

Si può ridere della morte? Quando questo può essere utile o necessario?
La morte, nella sua certezza e nel mistero che dischiude all’uomo, è un tema da prendere sul serio, su cui non si scherza. Pur consapevoli di questo, abbiamo cercato comunque di trattare questo argomento percorrendo strade anche dal tono più lieve. Perché pensiamo che accostarsi a questa nostra “sorella”, come la chiamava San Francesco, con un pizzico di ironia e leggerezza possa aiutare le persone a superare il proprio riserbo e a iniziare finalmente a parlarne.

[Mauro Sperandio]

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