Ripartire da Stelvio

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Scripta Manent
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3 min readJul 6, 2022

Il borgo venostano riceverà 20 milioni dal PNRR: ecco come saranno impiegati

Spazi per il co-working, un albergo e un museo diffuso, un centro servizi e iniziative in campo artistico e culturale sono alcuni dei progetti previsti. Incontriamo Armin Bernhard, presidente della Cooperativa di comunità Alta Val Venosta per immaginare il futuro di Stelvio.

Come presenterebbe Stelvio a chi non la conosce?
Stelvio deve la sua fama principalmente al Passo e al Parco Nazionale omonimi. Tutte le case del comune, possiamo dire, godono di una bella vista sull’Ortles, data la scarsa densità e perché sono abbarbicate sul pendio del monte. Le vie sono strette e un’auto di grandi dimensioni fa fatica a passare. Circa 150 anni fa il nostro era il paese più grande di tutta la Val Venosta, anche grazie alle miniere che attiravano famiglia e lavoratori. Terminata l’attività estrattiva, la popolazione ha cominciato a diminuire fino ad arrivare ai circa 400 abitanti che vivono nel vecchio borgo. Dall’ultimo censimento del 2011 ad oggi possiamo contare una diminuzione della cittadinanza di circa il 15%. Chi abita a Stelvio deve scendere a valle per lavorare e così, spesso, decide di lasciare il paese e trasferirsi.

Quali sono i settori da valorizzare o da creare grazie ai finanziamenti che riceverete?
Siamo convinti che i progetti debbano essere incentrati sull’aspetto socio-culturale, perché lo sviluppo e il futuro di un piccolo paese passano da qui. Non vogliamo mettere al centro una sola parte dell’economia, ma creare un progetto di insieme che coinvolga tutta la comunità e i settori dall’agricoltura, all’edilizia residenziale e fino alla mobilità.

Terrete conto anche del rapporto tra generazioni?
Siamo coscienti che sarà una grande sfida utilizzare nel migliore dei modi i finanziamenti che Stelvio riceverà e che sono numerose le attenzioni che dovremo avere. Ci sono temi che accomunano giovani e meno giovani, come l’abitare. Questo tema è legato alla capacità di attirare giovani che vengano a vivere a Stelvio, prendendo ad esempio un’abitazione in affitto per poter iniziare anche delle attività economiche in paese. La nostra idea è di realizzare un’economia sostenibile sia da parte dell’agricoltura, con prodotti biologici locali, sia dell’artigianato, sostenendo i sempre più numerosi giovani che sono interessati a questo settore.

Quali saranno i punti delicati di questo progetto?
Sentiamo molto la responsabilità di ideare progetti che alla fine dei quattro anni, terminata l’erogazione dei contributi, siano completati e in grado di mantenersi autonomamente. Non dobbiamo dimenticare che Stelvio continuerà ad essere un piccolo comune con un piccolo bilancio. Siamo consapevoli che ci sarà molto lavoro da fare, ma siamo fiduciosi. Gioca a nostro favore il fatto di avere molti piccoli progetti che possiamo sviluppare assieme.

Quali sono i soggetti coinvolti?
Ci sono numerose associazioni del territorio comunale, la Cooperativa di comunità della Val Venosta, che si occupa del progetto dell’albergo diffuso e del coworking, la Comunità comprensoriale, che aiuta nella gestione del progetto, ci saranno Slow Food Alto Adige, UniBz, Eurac, Parco Nazionale dello Stelvio e i Forestali di Silandro.

Vista la natura della nostra provincia, immagino che non venga trascurata la questione relativa ai due gruppi linguistici.
Questo è un tema per noi molto importante, perché vogliamo creare una rete con altri piccoli borghi che partecipano al bando, sia del Trentino che del resto d’Italia, sia perché vogliamo creare connessioni con Bolzano e le sue varie realtà. Abbiamo molte idee che prenderanno forma col tempo, ma siamo sicuri di voler creare un network che porti Stelvio oltre i confini del proprio territorio comunale.

[Mauro Sperandio]

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