Lo sguardo di Walter Zambaldi

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
Published in
5 min readFeb 25, 2019

Ricerca artistica e gestione manageriale: il Teatro Stabile di Bolzano e il suo pubblico.

Quattro anni e diversi chili fa, Walter Zambaldi ha preso in mano il testimone lasciatogli da Marco Bernardi. All’epoca tutti si concentrarono sul suo “ritorno a casa” ma i motivi della scelta erano chiari fin dall’inizio: “La Commissione e il Consiglio di Amministrazione hanno individuato in Walter Zambaldi una figura manageriale qualificata, capace di coniugare conoscenza e passione teatrale con competenze amministrative”.
A quasi cinque anni di distanza i numeri testimoniano l’oculatezza della scelta: Sei milioni di bilancio nel 2017 (un milione più in rispetto al 2015) 230 collaboratrici/ tori tra dipendenti e scritturati rispetto ai 60 di quattro anni fa e una gestione che ha portato gli oneri sociali da 350 a 657.000 euro. Risultati ottenuti con la stesse quantità di entrate pubbliche. Per quel che riguarda il pubblico, gli abbonati a Bolzano sono cresciuti dell’84% nelle ultime quattro stagioni varcando la soglia dei 2100 nell’ultima stagione. A Merano nel corso dell’ultimo triennio il numero degli abbonati è salito del 54%. A Bressanone nelle ultime quattro stagioni il numero degli abbonamenti è lievitato raggiungendo quota +138%. Ma le stagioni di Brunico e Vipiteno non sono da meno: se gli abbonamenti a Brunico sono cresciuti del 79% rispetto al triennio di riferimento, a Vipiteno l’incremento si consolida sul 62%. Complessivamente, il numero degli abbonamenti under 26 è cresciuto dell’80%.

Dati che si commenterebbero da soli, ma visto che Zambaldi ce l’abbiamo di fronte…
“L’aumento degli abbonati ha coinciso con un incremento delle nostre attività con un preciso intento: quello di stabilire un rapporto di fiducia con il pubblico, fare in modo che consideri il Teatro Stabile un luogo familiare, da frequentare spesso e con un atteggiamento privo di preconcetti. Un luogo di scoperta e di approfondimento, senza dimenticare il divertimento. Nel corso degli ultimi anni lo Stabile è arrivato a totalizzare 340 alzate di sipario a stagione, il che significa più di uno spettacolo al giorno e abbiamo raggiunto una media di 120.000 spettatori. Fondamentalmente abbiamo rafforzato tutti i settori del complesso meccanismo in cui si articola il lavoro di un Teatro Stabile sul territorio: abbiamo dato un nuovo carattere agli spettacoli prodotti, che portano il nome del Teatro Stabile di Bolzano in tutta Italia grazie alle tournée; abbiamo intensificato il numero degli spettacoli nelle stagioni serali a Bolzano, Merano, Silandro, Bressanone, Brunico e Vipiteno; moltiplicato le iniziative e rassegne collaterali “fuori dalle mura” volte a sensibilizzare al Teatro d’arte un pubblico nuovo; inaugurato Wordbox- Parole per il teatro e soprattutto abbiamo ampliato il progetto Officina Teatro, un’iniziativa che coinvolge ragazze e ragazzi dai tre anni in su. Senza contare la creazione della Compagnia Regionale…”.

Dal punto di vista quantitativo il pubblico altoatesino ha risposto alla grande. Dal punto di vista qualitativo?
“Se intendi riferirti alla qualità del pubblico direi che il pubblico di Bolzano e dintorni è mediamente più preparato di altri. Ma è così per un semplice motivo: perché da quasi 70 anni oramai c’è un Teatro Stabile. La possibilità di produrre e distribuire spettacoli, di creare una “tradizione” ha i suoi effetti. Inevitabilmente si crea un’attenzione maggiore, poi non posso negare che a Bolzano si sia lavorato meglio che altrove. Provincia e Comune non sono solo nostri soci fondatori, ma partner fondamentali che ci permettono di varare progetti lungimiranti e innovativi che hanno già dato i loro frutti. Il confronto con istituzioni, persone e associazioni è stato molto positivo: a Bolzano c’è molta voglia di fare, di collaborare, di mettersi in rete e di crescere. Attualmente collaboriamo a diverso titolo con più di 30 realtà del territorio. Questa vitalità si riflette anche sul pubblico, che non solo è preparato, ma ama mettersi in gioco”.

Una somma di “buone pratiche”….
“Cerchiamo costantemente di coniugare la ricerca artistica — che deve necessariamente accompagnare la vita di un teatro — con una visione manageriale dell’attività teatrale. Con visione manageriale intendo una gestione che non si limiti all’amministrazione dei fondi a disposizione, ma che punti all’ottimizzazione delle risorse con l’applicazione dei principi di efficienza, economicità e soprattutto di moltiplicatore economico. Questo processo di accelerazione viene continuamente monitorato per comprendere se si stia facendo il massimo con le risorse a disposizione e se il ritorno degli investimenti in cultura continui ad aumentare”.

Mentre altrove…
“Nel resto d’Italia molti teatri e molti colleghi stanno lavorando benissimo su tutti i fronti ed e è molto piacevole, oltre che utile, averli come interlocutori. In altri casi, però, il teatro italiano ha allontanato il pubblico con modalità senza precedenti, considerando solo uno dei molteplici aspetti che compongono la direzione di un teatro, considerando la ricerca artistica come forma di autocompiacimento intellettuale riservato a pochi o privilegiando l’aspetto puramente manageriale a dispetto di progetti a servizio della comunità. Credo inoltre che vada definitivamente sfatato il pregiudizio per cui la qualità non possa portare anche quantità”.

Ecco, non è anche una questione di autori? Nulla da dichiarare contro i classici, ma gli autori contemporanei continuano a essere rappresentati meno di quel che sarebbe auspicabile. Non neghiamo gli sforzi fatti dallo Stabile, ma forse si potrebbe osare di più, anche allo scopo di aumentare la confidenza con il teatro che è sempre stato uno dei tuoi obiettivi.
“Tengo a precisare che le direttive a livello nazionale sono quelle di produrre e valorizzare la drammaturgia contemporanea. Nella stagione in corso, così come nella prossima, i testi di autori contemporanei rappresentano più della metà degli spettacoli in cartellone. Anzi, posso dire con certezza che ad esempio su 12 titoli che proporremo soltanto nella stagione 2019/2020 nella sala grande del teatro Comunale di Bolzano, dieci sono scritti da nostri contemporanei. A mio modo di vedere aumentare la confidenza del pubblico nei confronti del teatro significa lavorare alla programmazione con la mente aperta e attenta. Questo lo si ottiene sia con testi che affrontano temi del nostro presente, sia portando in scena riletture dei giganti della letteratura teatrale che, essendo tali, hanno e continueranno ad avere una valenza universale. Sto parlando di un panorama costellato da William Shakespeare, Molière, Seneca, Anton Cechov, Arthur Miller, Carlo Goldoni, Euripide, Thomas Bernhard, Luigi Pirandello, Aristofane e molti altri”.

Come si porta il popolo degli smartphone e della televisione ad assistere a uno spettacolo dal vivo?
“Avvicinare il pubblico al teatro significa offrire una panoramica più ampia possibile della molteplicità dei caratteri e delle forme teatrali, significa a volte anche sperimentare come nel caso di Wordbox e Wordbox Arena, produzione in cui abbiamo reso il pubblico protagonista della scelta della produzione conclusiva della stagione 2017–2018 o di Tempo di Chet. La versione di Chet Baker, una vera e propria opera jazz scritta da Leo Muscato e Laura Perini assieme a Paolo Fresu che — oltre ad aver composto le musiche — le esegue dal vivo. Quest’ultimo spettacolo sta girando l’Italia e continuerà il suo tour anche nelle prossime stagioni. Ma per dare un’idea dell’ampio orizzonte contemplato dalle proposte dello Stabile di Bolzano vorrei citare solo alcuni degli artisti con cui abbiamo collaborato a vario titolo nel corso degli ultimi quattro anni: Paolo Rossi, Fausto Paravidino, Serena Sinigaglia, Paolo Fresu, Franco Branciaroli, Pippo Delbono, Eros Pagni, Massimo Popolizio, Neri Marcorè, Rezza-Mastrella, Umberto Orsini, Daniele Ciprì, l’Opera Nazionale di Pechino, Carlo Cecchi, Ottavia Piccolo, Marco Paolini, Giampiero Solari, Marta Cuscunà, Natalino Balasso, Laura Curino, Silvio Orlando, Mario Perrotta, Arianna Scommegna, Andrea Castelli, Danio Manfredini, Fausto Russo Alesi…”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.