Tenere in piedi una storia

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readSep 19, 2019

La quantità di eventi, i tempi che cambiano e i problemi del trasporto pubblico. L’offerta culturale altoatesina secondo Claudio Baraldi.

Immagina tratta dal documentario: “Il mostro invisibile” di Frabiatofilm

Chi frequenta gli appuntamenti culturali di Bolzano, in centro o in periferia, li ha quasi certamente incrociati Sono Iolanda Millo e Claudio Baraldi. Per “questioni di genere” abbiamo intervistato quest’ultimo, fino ad ora avevamo intervistato solo il pubblico femminile.
L’appuntamento è in un luogo che Baraldi conosce molto bene e frequenta spesso: il Centro Trevi: “E’ vero partecipo a molte presentazioni di libri — precisa — ma vado un po’ dappertutto: al Teatro Cristallo per i concerti e gli spettacoli di Teatro Blu, in Galleria Civica per le mostre. Vado anche a qualche spettacolo del Teatro Stabile, ma più raramente. Comunque non mi perdo nulla di Marco Paolini o di Ottavia Piccolo”.

Come valuta l’offerta complessiva?
“E’ molto vasta, forse persino eccessiva. Troppi appuntamenti finiscono per sovrapporsi, oggi, per esempio, (giovedì 19 settembre 2019 Ndr) alle ore 18 ci sono tre eventi differenti a cui sono interessato e magari domani non ce n’è nessuno. Credo servirebbe un maggiore coordinamento tra gli operatori. Per quel che riguarda il pubblico, lo trovo un po’ pigro. O gli si portano gli spettacoli in casa — o quasi — , oppure non partecipa. Va anche detto che il trasporto pubblico non aiuta, terminati gli spettacoli serali sono pochissimi gli autobus a disposizione per tornare a casa, soprattutto per chi abita in periferia”.

Lei abita a Casanova, come valuta l’offerta culturale in periferia?
“E’ quel che dicevo, è difficile coinvolgere la popolazione che purtroppo, sembra spesso preferire il silenzio. Non si contano gli interventi dei vigili per interrompere manifestazioni di vario genere su richiesta di qualche residente infastidito. Così, a Casanova viviamo in un silenzio quasi assoluto e ogni rumore sembra spaventare. In troppi sembrano aver dimenticato di essere stati giovani o bambini”.

E’ sempre stato così?
“No, la risposta fino a qualche tempo fa era diversa. Credo che la cultura debba essere accessibile a tutti anche e soprattutto a chi non ha il portafoglio gonfio. Oggi, invece, per andare a un concerto di musica si pagano cifre astronomiche. Il resto lo sappiamo, si legge sempre di meno, si va meno al cinema e sempre meno persone sembrano interessate a capire come va il mondo”.

Si è chiesto come mai?
“Io ho fatto parte di molti circoli culturali e politici e devo dire che qualche anno fa era tutto più semplice, i costi erano più bassi e non c’era una burocrazia così asfissiante. Ma mi rendo conto che è cambiato il mondo intorno. Io mi commuovevo ad ascoltare le madri di Plaza de Mayo, oggi le sensibilità sono molto diverse. Evidentemente la mia generazione non ha seminato a dovere, non abbiamo saputo raccontare da dove venivamo e cosa volevamo, non siamo stati capaci di tenere in piedi una storia. Ovviamente sono molto dispiaciuto dei risultati. E’ vero, anche oggi non mancano le persone e i giovani impegnati nel sociale e in varie attività di volontariato, ma sembrano aver perso gli ideali, forse perché non hanno una definita visione del mondo”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.