Visti da Roma

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
Published in
3 min readJun 17, 2020

“Alla ricerca di un’idealità comune”. Intervista all’autore, attore e regista teatrale Roberto Cavosi, nato a Merano, ma da anni residente nella Capitale.

Roberto Cavosi

L’intervista con Roberto Cavosi, autore e regista di molte delle produzioni recenti del Teatro Stabile di Bolzano (“I Cavalieri”, “Europa Cabaret”, “Lo strano caso della notte di San Lorenzo”…) inizia facendo un passo indietro, tornando al tema dell’edizione passata di Scripta Manent: un’analisi del pubblico della cultura italiana in Alto Adige. Un a questione che Cavosi conosce molto bene, ma che può osservare da una certa distanza, da Roma, dove risiede ormai da anni. “All’inizio del mio percorso teatrale — premette — ho fatto l’attore per una decina d’anni e girando la nostra Penisola in lungo e in largo mi sono reso conto che il pubblico di ogni città ha reazioni spesso molto diverse rispetto anche allo stesso spettacolo. Il pubblico di Napoli non ha le stesse reazioni di quello di Bolzano, ma non mi riferisco all’essere più o meno caloroso. Per esempio portare spettacoli comici a Napoli non è semplice, perché i napoletani pensano che la comicità sia unicamente una cosa loro. Detto questo, trovo che Bolzano abbia un ottimo pubblico teatrale, ho notato sempre grande attenzione e rispetto e vorrei elogiare particolarmente il pubblico giovanile e delle scuole che è estremamente attento. In molte altre città italiane la situazione è a volte molto diversa, ho comunque notato che in generale è molto più facile trovare l’attenzione dei giovani quando si propongono spettacoli su temi sociali legati alla nostra realtà. Credo che questo sia indicativo su cosa dovrebbe essere rappresentato a teatro. Vanno benissimo Shakespeare e Goldoni, ma credo che oggi il teatro debba ritrovare una maggiore centralità sociale”.

Un pubblico attento ma, almeno all’apparenza, non appassionato.
“Forse dipende dal tipo di proposte. Durante i miei spettacoli, sia quelli in lingua italiana che quelli in lingua tedesca, ho sempre trovato grande attenzione, rispetto e partecipazione, ma vivendoli da dietro le quinte non è facile capire quanto e come i temi presentati siano diventati anche motivo dialettico a rappresentazione conclusa. Quanto comunque il teatro appassioni il pubblico o quanto incida nella coscienza degli spettatori è un tema complesso e che riguarda il nostro vivere in generale, dove siamo letteralmente presi d’assalto da continui flussi di notizie e da mille generi d’intrattenimento, social compresi. Un meccanismo dove inevitabilmente tutto nasce e muore all’istante, come già profetizzava lo stesso Leopardi quando polemizzava contro gli allora nascenti quotidiani che a sua detta erano un insieme di troppe informazioni che si annullavano l’una con l’altra.

E sul sistema culturale complessivo?
“Ovviamente, si può sempre fare meglio, ma occorre confrontarsi con le istituzioni e tra istituzioni per ampliare il raggio d’azione e migliorare le varie proposte. Ma non è facile: ci sono troppi compartimenti stagni”.

Non mostri acrimonia o astio nei confronti del territorio in cui sei nato e che hai lasciato…
“No, al contrario, mi considero figlio dell’Alto Adige/Südtirol, mi piace tornarci sia per motivi di lavoro che per una semplice vacanza, e non è escluso che un giorno ci possa tornare definitivamente”.

Ma qui l’offerta non manca, spesso si rischiano sovrapposizioni. Ma per quel che riguarda la qualità?
“Come dicevo prima, credo servirebbe maggiore collaborazione tra le varie istituzioni culturali. I collegamenti virtuosi sono sempre i benvenuti per evitare appunto delle sovrapposizioni, ma so che non è facile. Non è facile coordinare date e manifestazioni e a volte è inevitabile che si possano creare dei doppioni che cioè nella stessa serata ci siano contemporaneamente più proposte e magari anche una qualche partita di hockey o la “vecchia” castagnata…. Per quanto riguarda la qualità, mi sembra spesso molto buona. Penso al Teatro Stabile di Bolzano che ha sempre fatto ottime programmazioni cercando anche di creare un confronto tra proposte classiche e innovazione, così come gli ottimi concerti dell’Orchestra Haydn, le Settimane Musicali Meranesi o il Busoni, riconosciuto come uno dei più importanti premi musicali al mondo o ancora le numerose mostre del Museion. Comunque spesso ci si lamenta anche qui a Roma di pochezza culturale, nonostante centinaia di teatri, cinema, mostre e concerti. Secondo me manca, come dicevo, un progetto più alto di collegamento, una idealità comune: tutto sembra più un pastone di cose piuttosto che una strada da seguire”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.