Caro editor(e), ti scrivo

Cosa non va nelle e-mail degli scrittori, senza rancore

Alessandra Zengo
Scrivere oggi

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Gli scrittori lamentano da sempre l’incostanza delle case editrici nella corrispondenza. Loro perdono tempo a stilare una lista, a cercare gli indirizzi di posta elettronica, a preparare un messaggio standard, a premere invio, ma gli editori sono recidivi e a rispondere non ci pensano proprio.

Se può essere di qualche consolazione per gli aspiranti autori all’ascolto, sappiate che accade anche a grafici, traduttori e redattori, i cui curriculum popolano una cornice del Purgatorio editoriale a parte.

Un vecchio adagio suggerisce che proporsi è lecito e rispondere è cortesia, però molto spesso gli scrittori fanno di tutto per non farsi volere bene. E allora scatta subito l’identificazione con la “casta editoriale”.

Il mese scorso, per esempio, ho pubblicato sulla mia pagina Facebook un annuncio per scegliere alcuni racconti e novelle da pubblicare in digitale. Ho aggiunto un elenco di “regole” da seguire per proporsi e rendere più agevole la selezione. Le richieste e le modalità d’invio sono semplici: narrativa di genere, di una certa lunghezza, solo inediti, solo file .doc, “scouting” come oggetto. Nel mezzo, un suggerimento per la formattazione del testo (non obbligatoria, ma consigliata).

A oggi ho ricevuto un centinaio di e-mail. Alcune divertenti, altre serissime, altre normali, ma c’è stato più di qualcuno che non è riuscito a seguire le poche indicazioni che avevo dato. La precisione, il rispetto delle regole, la cura del messaggio non pregiudicano la valutazione (a meno che lo scrivente non sia completamente analfabeta), però dicono molto sulla persona che scrive: quanto tempo ci ha dedicato, e con quale attenzione. Anche qualcosa sul suo reale interesse, forse.

Ho riletto le e-mail e ho stilato questa lista “ragionata” di cose da evitare o migliorare per futuri contatti nell’editoria.

  • La regola aurea: anche se sei un creativo, un outsider, un genio, un anti-conformista da salotto, segui le regole.
  • Se ti rivolgi a una donna, soprattutto se non conosci la sua età, non chiamarla “signorina”. È una professionista, sta svolgendo il suo lavoro, non è una ragazza che incontri al bar o alla fermata dell’autobus. Per caso, c’è chi chiama “signorino” un qualsiasi editor di sesso maschile?
  • Come sempre, l’occhio vuole la sua parte: gli spazi bianchi e gli a capo sono gratis e ti vogliono bene: usali. A nessuno piace leggere un muro di testo.
  • Non trascurare la formattazione del documento per la tua proposta editoriale: rende il testo più leggibile e l’editor più felice.
  • Rinomina i file che alleghi e non usare parole generiche (“racconto”, “documento”, “Alessandra”), ma il titolo dell’opera e il tuo nome.
  • L’aporia del cominciamento è reale e razionale. Se non conosci la persona alla quale scrivi, usa la terza persona singolare. Attenzione, però, a non cadere nella tentazione di usare le maiuscole: “Le scrivo per sottoporLe il mio racconto, sperando sia di Suo gradimento”. Il Voi è più originale e meno sfruttato.
  • Se non la conosci, ma ha una comunicazione amichevole e confidenziale, prova con la seconda persona.
  • Non esagerare con i superlativi. Gentile va bene, gentilissimo/a è troppo affettato.
  • Non essere troppo formale. “Sono lieto di trasmetterle” conservalo per altre occasioni.
  • Le parole sono preziose, non sprecarle e, se ci riesci, non superare le dieci righe complessive. Non esordire dicendo quanti anni hai, dove abiti, qual è il tuo orientamento religioso, se sei coniugato, single o in una relazione complicata.
  • Non cadere nell’eccesso opposto, comunque. Saluta (senza dimenticare il nome del destinatario), aggiungi qualche riga sul manoscritto / proposta / whatever, ringrazia, firma. “Ecco il racconto” e altre amenità telegrafiche sono tollerate, ma non apprezzate.
  • Evita le D eufoniche e i file non richiesti.
  • L’ironia è l’arma segreta di qualsiasi scrittore che vuole distinguersi, ma non esagerare. I simpaticoni sono poco simpatici.
  • Infine, la grammatica. Prima di inviare, rileggi quello che hai scritto fino alla nausea, anche se sono poche righe. Se soprassiedi, il risultato potrebbe essere questo: “Invio il testo da me scritto, con le modalità di impaginazione che rinvenute nel suo stato condiviso sulla sua pagina”.

Non c’è altro, per adesso. Se però hai voglia di approfondire l’argomento “editori che non rispondono alle e-mail”, puoi leggere l’articolo Gli editori leggono i manoscritti inediti?. Lì ti aspetta un’altra lista di cose da non fare quando contatti una casa editrice. Buona lettura!

Sono un’editor e una consulente freelance che si occupa di branding e marketing. Dal 2009 vivo una relazione impegnativa col mondo editoriale, ma ancora non ci siamo lasciati. Se ti piace come scrivo, unisciti alla tribù dei lettori di Elementary, la mia newsletter personale. È strana, simpatica e arriva sempre nel momento giusto.

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Alessandra Zengo
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I’m a red-haired editor obsessed with blue. I was born sick and sour.