La ‘Coalizione sociale’ deve partire dalla scuola

Pietro Blu Giandonato
Scuola a pezzi
Published in
4 min readJul 4, 2015

Edit novembre 2023: il post ormai ha più di 8 anni, e ho ritenuto necessario fare alcune piccole considerazioni alla luce della situazione attuale.

Maurizio Landini probabilmente sta tentando di fare l’unica cosa che è possibile fare ormai in Italia: ricomporla.

Stiamo vivendo la più grande diaspora interna della storia del nostro Paese, e prima di perderci definitivamente, bisogna tentare di ritrovarci.

L’intervista a fumetti di Graphic News a Maurizio Landini (clicca qui per leggerla)

Personalmente sono molto amareggiato, e mortificato. Da quella sindrome da scissione dell’atomo (cit. Francesco Di Candia​) che perseguita la sinistra da sempre, e che nemmeno Nanni Moretti è stato in grado di esorcizzare con i suoi film, fino -anzi- a esserne annichilito egli stesso.

E non sono nemmeno amareggiato da Renzi, al quale francamente non ho mai creduto, nemmeno per un istante. Ma non me ne faccio vanto, anzi, quasi me ne rammarico. Credo fermamente infatti che per avere la forza e la determinazione di respingere le ideologie -cosa vorrà dire ormai- propugnate da persone come lui, bisogna averci creduto, almeno per qualche tempo. Bisogna averle masticate per bene, fino a sentirne il sapore, fino a provarne il disgusto, per poi sputarle per terra.

Quel sapore non lo dimentichi più, poi. Ti rimane nella gola e nel naso, come le caramelle balsamiche Victors. Solo che sa di merda. Probabilmente è accaduto allo stesso Landini, che ha masticato per un po’ le idee di Renzi. Poi sappiamo com’è andata.

Insomma, forse sono diventato cinico, ma anche nell’azione di Landini percepisco qualcosa che non va. Ma non ha nulla a che vedere con le sensazioni suscitate dall’imbonitore di Firenze. Credo che gli italiani siano ancora troppo, troppo incazzati, hanno il sangue alla testa. E la negatività, il potere oscuro di questa rabbia viene dimostrato dal delirante seguito che Grillo ha da tempo e dal più recente seguito che uno come Salvini sta raccogliendo.

Questo è il problema. Il fatto è che Landini urlando, incazzandosi, aizzando le folle egli stesso, sebbene con intenti totalmente differenti da Grillo e Salvini, corra pericolosamente sul filo del rasoio proprio della rabbia.

Sono sicuro la Coalizione sociale (edit: il sito web oggi mostra un video di maggio 2023 con Landini contestato da studenti che pure ragionano per slogan) punti a raccogliere il meglio dell’attivismo italiano, quelle energie sane che lavorano da sempre al servizio degli altri, non cedendo mai alle lusinghe della politica. E’ un progetto che mi convince molto sulla carta (edit: ma che oggi non esiste più).

Ma come si farà poi a trasferire queste energie in atti pratici, concreti, se da un lato abbiamo gli italiani fuori di sé dalla rabbia e dall’altro la legittima intenzione della Coalizione nel non voler diventare un partito? Il rischio è che potrebbe rimanere un altro, ennesimo gruppuscolo di gente con grandi e buone intenzioni, ma che si ritroverà a cantarsela e suonarsela da soli (edit: esattamente ciò che oggi è diventata Coalizione Sociale, ovvero un gruppetto di ragazzi e ragazze facinorosi che urlano slogan).

Probabilmente il problema è proprio insito in un passaggio nell’intervista di Landini stesso…

La Coalizione sociale non può funzionare come Syriza e Podemos, proprio perché l’Italia ha una sua storia specifica, che è data dalla forza delle organizzazioni sindacali.

Nei processi di costruzione di Syriza e Podemos, i sindacati non ci sono, o sono laterali.

Ecco, questo è il problema più grande: la forza del sindacato, o meglio quello che è diventato oggi il sindacato, è un limite al progetto della Coalizione sociale. Oggi il sindacato -paradossalmente- non ragiona come Landini.

E lo stesso Landini dice una grandissima verità…

Un altro partito della sinistra è oggettivamente inutile in Italia, perché per poter dare rappresentanza politica a qualcosa, quel qualcosa ci dev’essere.

A mio avviso, quel qualcosa attualmente non esiste -ed è difficilmente ricostruibile- proprio a causa della diaspora ideologica interna degli italiani.

Tornando alla questione iniziale, comunque Landini tenta di fare l’unica cosa che ha senso…

ricostruire una cultura condivisa in cui il lavoro torni a essere un punto imprescindibile.

E il problema sta proprio qua: cos’è, oggi, il lavoro? Come interpreta ognuno di noi questo concetto? E’ solo un modo per mantenere la propria famiglia? Un modo per arricchirsi e vivere tranquilli? O piuttosto un modo nel quale ogni individuo possa realizzare le proprie aspirazioni, mettere a frutto i propri talenti, vivere appieno la vita?

La società è cambiata radicalmente, i tempi nei quali al sindacato “bastava” essere il difensore dei lavoratori, forse non esistono più. O meglio, il lavoro va ancora difeso, assolutamente. Ma è il concetto stesso di lavoro che è cambiato.

Quanti ragazzi, che studino o meno, aspirano a fare gli operai? I commessi? Lavori dignitosissimi, per carità. Ma se ognuno di loro sente il sacrosanto diritto di aspirare a “qualcosa di più”? Cosa succede? E cos’è questo “qualcosa di più”?

Di sicuro, l’intellighenzia della Coalizione Sociale queste domande se le è poste. Il problema è dove trovare le risposte. Se pretendono di darle loro stessi, probabilmente trascureranno molti aspetti cruciali. Se invece matureranno la lungimiranza di cercarle proprio tra la gente, aiutandola a individuarle, allora qualche speranza c’è.

E uno dei luoghi più importanti per capire cosa oggi si intende per lavoro è la scuola. Ancora la scuola. La Coalizione sociale deve partire dai banchi delle scuole.

E’ imprescindibile, nel nostro futuro ci sarà sempre, per sempre, la scuola… (per fortuna).

--

--

Pietro Blu Giandonato
Scuola a pezzi

Geologist, happy father (of 3), #science teacher, #tech & #geomatics blogger - 'Technology is about benefits, not devices' (A. Chitnis)