Con Gear Fit al braccio (per tacer del cane)

Marco Castellani
Segnale Rumore
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5 min readDec 4, 2015

Ora che è trascorso qualche giorno da quando lo allacciai al polso la prima volta, penso che è arrivato il momento giusto per stendere due o tre considerazioni sul mio nuovo giocarello, lo smartwatch Samsung Gear Fit. Così, se non altro per rileggerle a distanza di tempo e magari sorridere (d’altra parte, chissà cosa mai avremo al polso, o dentro il braccio magari, tra qualche anno).

Prima considerazione (squisitamente psicologica): non potevo non provarci. Non potevo non provare l’esperienza di indossare uno smartwatch, ovvero uno di quegli “orologi intelligenti” che fanno un po’ tutto, a volte perfino indicare l’ora (un po’ come gli smartphone fanno tutto, perfino effettuare chiamate telefoniche).

Ecco. Ciò stabilito, arresomi a questa limpida evidenza, sorgeva il problema: cosa acquistare? Meglio, cosa acqustare con un budget limitato? Scartato subito l’Apple Watch per ovvi motivi, primo dei quali l’uscita abbastanza convinta dall’universo (telefonico) Apple, rimaneva…. beh, rimaneva ancora una marea di possibili modelli.

Occorreva trovare un criterio. Nel ricercare la massima compatibilità con il mio smartphone (Samsung Galaxy Note 3) alla fine ho preferito andare sul sicuro: ho optato per un modello della stessa casa madre. Il Gear Fit mi aveva incuriosito da subito per la sua forma assai particolare: diciamolo, molti smartwatch si presentano ancora sgradevolmente padelloni, più o meno, mentre questo ha una sua forma caratteristica e anche “coraggiosa”. Di più, con questo vetro curvo così particolare, nel suo design lungo e sottile, è pratico e non è assolutamente di impaccio.

Dài, che una certa sua eleganza la può anche vantare...

Dài, che una certa sua eleganza la può anche vantare…

Anche il prezzo (l’ho preso su Amazon a circa 90 euro, anche se adesso curiosamente ne costa circa 120…) invoglia abbastanza un potenziale acquirente. Non è un modello nuovissimo, siamo d’accordo: essendo comunque commercializzato da circa un anno e mezzo non è nemmeno già da bollare come “antico”.

Bene per tutto questo e molto altro, mi sono deciso per questo modello.

Va detto subito che non si può situare nello stesso “strato” di un Apple Watch, o comunque dei modelli Android di fascia alta. Dunque inutile confrontarlo con quest’ultimo: inutile confrontare mele con pere.

Anzi, diciamo subito cosa non fa. Non permette di istallare applicazioni, per esempio. Ma questo per me va bene: non penso di mettermi ad usare una app sull’orologio, quando ho il telefono a disposizione. Non desidero versioni stripped down di applicazioni pur celebri. Per dire, non mi interessa avere Instagram o Day One lì appicciati al polso. Ve lo dico: non ne muoio se non li ho.

Da un dispositivo indossabile voglio altro.

Che fa dunque, questo “orologio”? E’ questa peraltro la domanda che mi sono sentito rivolgere da più persone, che mi hanno visto con questo apparecchietto allacciato al polso sinistro. Provo a rissumere, dunque. Dice l’ora, dice i passi che hai fatto nella giornata, può misurare il battito cardiaco. Inoltre consegna al polso le notifiche da una serie di app che hai sullo smartphone (puoi impostare la scelta tramite il Gear Fit Manager, una app… osita applicazione). Essendo dichiaratamente orientato al fitness, c’è una sezione corsa e camminata in cui si possono impostare obiettivi, traguardi, etc…

Il display è piccolino, e ovviamente non si riescono a leggere messaggi lunghi. Meglio utilizzare l’opzione di farseli mostrare a cellulare. Ma ecco, almeno sai che sono arrivati.

Ovviamente hai timer, cronometro, e anche un minimo controllo del player musicale (volume, brano aventi e brano indietro). Può far suonare il telefono per dirti dove l’hai messo (anche se l’hai messo in modalità silenziosa: l’ho testato per sbaglio ad una riunione…). C’è anche una verifica della qualità del sonno, ma non l’ho mai provata perché sono troppo abituato a togliermi le cose elettroniche di dosso, almeno la sera ;-)

Potrei parlare adesso del sistema di notifiche. Potrei dire che il mio timore di diventare ancora più dipendente dalla tecnologia si è un po’ smussato, perché anzi il fatto di registrare una discreta vibrazione sul polso libera dall’ossessione di guardare il cellulare in maniera compulsiva (non che io lo facessi, noooo….). Dopo un po’ anziquesto discreto sistema di avviso sembra la cosa più naturale, come un piccolo tocco sul braccio da parte di un amico (ohi Marco, guarda che ti stanno scrivendo su WhatsUp…). Certo devi stare attento a non abilitare troppe applicazioni alla notifica sul Gear Fit, altrimenti non vivi più (Facebook va tolto subito). Ma limitandosi a WhatsUp, Messenger e pochi altri, magari, trovi un compromesso accettabile e soprattutto vivibile.

Ma quello che mi avvince, su tutto, è il contapassi incorporato. Oh sì, il contapassi.

E (spoiler!) non piace solo a me.

Qui vorrei prenderla ampia, se permettete. Tanto per dare una parvenza di profondità di analisi, mi collego al post sull’importanza del gioco anche — e soprattutto — per gli adulti. Perché alla fine il fattore gioco è dominante nella vita di ognuno. Soprattutto delle persone sane, sospetto che siano proprio quelle che un po’ giocano sempre. E come ho scoperto ben presto, avere un obiettivo di passi al giorno è un gioco semplicissimo ed efficace per muoversi un po’ di più (a tutto beneficio della salute).

Il trucco è dosare abbastanza bene l’obiettivo: non troppo alto che non lo raggiungi che una volta ogni due settimane (quella volta che vai in escursione in Himalaya, in pratica), non troppo basso che lo raggiungi la mattina alle otto e dieci nel tragitto tra camera da letto e bagno.

Il mio adesso è di seimila passi (e nella foto, come si capisce, stavo ancora indietro). Non è molto (lui veniva con diecimila passi impostati, ma l’ho giudicato un po’ ambizioso, in questa fase della mia vita), ma è qualcosa. Nel senso, è qualcosa che mi fa camminare di più di quanto avrei fatto senza. Perché il conseguimento dell’obiettivo diventa un gioco, una piccola sfida con sé stessi. Certo, capita il giorno che passeggio dentro casa come un matto, sperando di non farmi vedere da nessuno, perché a sera mancavano meno di mille passi all’obiettivo. Ma nel complesso non la sento come un’ennesima costrizione tecnologica, ma come l’immissione di un pizzico di giocosità nell’esistenza ordinaria.

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Ecco il vero beneficiario del Gear Fit, in escursione mattutina…[/caption]

Dunque mi fa piacere. Ma fa più piacere ad altri, veramente. E non si parla di una persona, ma del cane. Eh sì. Lui è l’essere vivente che ha beneficiato più cospicuamente del mio Gear Fit. Perché l’uscita serale a pisciare il cane ora non è più quella minima sindacale, ma è quella che consente il raggiungimento dell’obiettivo, dunque si è considerevolmente allungata. Ed è anche diventata più imprevedibile, con uscite, giro, puntate verso casa, ritorni inaspettati verso il parco (accidenti, i passi non sono sufficienti), rientri basati su proiezioni mentali dei passi tra posizione attuale e ingresso nell’androne domestico, etc…

Io non so se un cane pensa, o arriva a qualcosa di simile. Ma se pensasse, Poncho avrebbe certo deciso di regalarmi questo, al compleanno. Probabilmente in tutta l’epopea umana, mai regalo ad un umano fu più propizio al suo animale da compagnia.

Dunque sono molto contento del mio Gear Fit. Ma il cane, certamente, molto di più.

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