Da Evernote a OneNote

Non (solo) per i soldi, ma per la varietà …

Marco Castellani
Segnale Rumore
3 min readNov 8, 2016

--

Niente. Il guaio di quanto di abitui ad un servizio di cui hai i privilegi premium, magari senza averlo pagato, è che non sempre realizzi di come ad un certo punto ti tocchi perfino di pagarlo, quel servizio. Sempre se vuoi continuare ad usarlo, a lavorare nel tuo flusso ormai acquisito.

Se non vuoi fare un passaggio di stato.

Per chi vuol passare, ovviamente, OneNote si fa in quattro per facilitare la migrazione…

Eccomi qui. Terminato il mio periodo di uso di Evernote full featured, per così dire, gentilmente regalatomi da Samsung in seguito all’acquisizione di un suo telefono, mi sono improvvisamente ritrovato davanti alle severe limitazioni dell’account gratuito.

Che sono dure, indubbiamente dure.

Prima tra tutte, la possibilità di usare solo due dispositivi (contano anche i computer, non conta soltanto l’accesso via web). Chiaramente, per un tipo di software di questo tipo, usabile per prendere appunti on the road, è una notevole limitazione. Appare ideato in modo da essere costretti in qualche modo a passare ad un account a pagamento.

Se uno poi non si limita ad appunti di solo testo, ma accompagna con qualche immagine o magari acclude file sonori, ecco che anche il limite di caricamento di 60 MB mensili diventa facilmente strettino.

Uno schema di racconti per un progetto a tema…

Ovvio, non c’è niente di male a tentare di monetizzare un certo lavoro, è anche giusto. Sacrosanto. Magari avrei accolto volentieri un’idea di microabbonamento, qualcosa di più granulare, che mi consentisse con una spesa piccolina (diciamo dieci euro l’anno?) di sorpassare questa limitazione, mantenendone molte altre. Insomma, qualcosa per chi usa Evernote non certo alla sua massima potenzialità, ma comunque la ritiene una cosa utile.

Invece il punto di ingresso è a trenta euro l’anno: non che sia tanto, ma è abbastanza da spingere a valutare accuratamente altri servizi, a costi minori oppure addirittura gratuiti.

Ciò che puoi fare con OneNote, è abbastanza simile ad Evernote. Ma lo fai in modo comunque diverso.

Ed è lì che viene fuori OneNote, di Microsoft.

E’ senza dubbio la scelta più ragionevole ed anche immediata, sbucando fuori da Evernote (esiste perfino un apposito tool di migrazione). Lo sto provando ad utilizzare più seriamente in questi giorni, dopo che una prova iniziale fatta nel mio periodo Evernote mi aveva intrigato per certi versi, ma non convinto.

Ora, il messaggio breve è questo: OneNote non è Evernote.

Sarà banale dirlo, ma tant’è.

Come tale, vi sono cose che OneNote fa meglio, e cose più facili ed efficaci con Evernote. Soprattutto, vi sono due maniere diverse di fare le cose. L’operazione di passaggio non è del tutto indolore, bisogna comunque abituarsi ad un nuovo paradigma, nel complesso.

Dovessi dare qualche impressione preliminare di OneNote, direi che mi piace molto l’uso intelligente del colore, che aiuta a riconoscere a colpo d’occhio lo spazio specifico dove si sta lavorando. O lo schema — più complesso della controparte, che vede un blocco come un oggetto ulteriormente divisibile in sezioni. Mi piace di meno come viene formattata una nota scritta sul computer, quando la guardo su un dispositivo a piccolo schermo (perché non fai un reflow, OneNote?). Mi piace la possibilità di integrare assai facilmente scritte e disegni, non mi piace troppo la percepita pesantezza del programma, la ridondanza forse esagerata di alcuni menù (non è World, dopotutto). E si potrebbe continuare.

Forse però può valere la pena, provare.

Abituarsi a ragionare su uno schema diverso, vuol dire aumentare la flessibilità, vuol dire anche — un pochino — mettersi in discussione.

Accogliere ciò che è diverso, non giudicarlo frettolosamente, ma dargli spazio, respiro. Sia pure appena in ambito software.

Ma si sa, da cosa nasce cosa.

Voi, che ne pensate?

--

--