Il libro cartaceo è (un po’) morto

Marco Castellani
Segnale Rumore
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2 min readMay 7, 2016

No, non equivocate. Non è un post della serie viva l’ebook oppure specularmente, viva il profumo della carta. Come pure viva il digitale la nuova frontiera oppure di converso viva le cose che si toccano (cosa della quale sono personalmente convintissimo, tanto da averne in mente taluni chiarissimi esempi…).

Niente di questo. Non mette conto intervenire ancora in un simile confronto, che poi è anche sommamente inutile. Perché è noto, le nuove tecnologie non sostituiscono le vecchie ma vi si affiancano. Esattamente come è stato per la televisione: la radio non è affatto scomparsa, come sorella povera del nuovo mezzo. Anzi, ha guadagnato probabilmente una sua specificità più marcata.

Una miniera d’inesauribile valore, nelle due varianti…

Però — fatemelo dire- è anche vero che il libro cartaceo è un po’ morto.

Non nel senso che è andato a morire. Nel senso che è intrinsecamente un po’ morto. O meglio, che ora esistono modelli decisamente più vivi per taluni aspetti: meno statici, se vogliamo.

Il libro di carta, il libro, è un patrimonio inestimabile.

Epperò è statico.

Lo prendi dopo un anno, due anni. E’ lo stesso, come lo hai lasciato (posto che lo hai conservato bene).

Questa è la sua natura: e questa va bene.

Il libro elettronico, può cambiare. Si modifica anche quando tu non lo leggi (ma lo leggono gli altri).

Faccio un esempio specifico. Aprendo un libro con il Kindle, trovi — se lo desideri — in evidenza le parti più sottolineate di un certo volume, con accanto una scritta, deliziosamente poco invasiva, che ti informa su quante persone hanno sottolineato un certo brano.

Dunque un libro Kindle non vive a sé, non è isolato. E’ un oggetto molto più relazionale, se vogliamo. Vive in una sorta di cyberspazio comune a tutti i suoi lettori: così che la lettura diviene, in parte, una faccenda sociale.

E così quel dato libro mi cambia con il tempo. Certo non il testo scritto (a meno di aggiornamenti e revisioni, chiaro), ma i metadati associati, quelli sì.

Se il libro è molto diffuso, ti si modifica sotto il naso (meglio, sotto gli occhi) settimana dopo settimana, proprio nel senso che dicevamo: cambiano e si arricchiscono le parti sottolineate, cambiano e si arricchiscono le annotazioni pubbliche, consultabili sulla sua pagina in Internet. E’ dunque un qualcosa più plastico e potenzialmente in evoluzione, rispetto ad un testo stampato.

Il che lo rende, se ci pensate, decisamente interessante, e diverso dal libro cartaceo.

E torniamo così al discorso di apertura: dire se è meglio l’uno o l’altro non ha senso, così come confrontare mele con pere. Non migliori o peggiori, semplicemente diversi.

E direi che va bene, va bene così.

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