iPhone X? E’ brutto.

O almeno, questa è la mia impressione

Marco Castellani
Segnale Rumore
3 min readDec 11, 2017

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D’accordo: sono pienamente consapevole che vi possono essere titoli di post ben più articolati e sfaccettati, ma questo mi viene così, senza girarci tanto intorno. Che poi certo, siamo d’accordo anche su questo: è una cosa soggettiva — non possiamo generalizzare. Sicuramente ci sarà qualcuno a cui questo design piace da morire, così caratteristico, con lo schermo che si avvolge, in alto, intorno alla zona scura dove c’è la camera fotografica(cosa che a me invece disturba parecchio, me lo rende antipatico).

Le opinioni in merito (come ci si potrebbe attendere) sono delle più varie: può essere veramente brutto…

Oppure può essere terribilmente bello…

Probabilmente vale anche qui il fatto che ti ci devi abituare. Sì, ma perché mi dovrei abituare a qualcosa che mi leva anche più di mille euro dal portafoglio?

iPhone X (Apple)

E’ chiaro il paradigma che ha ispirato i progettisti, ovvero che lo schermo è tutto. Tutto si fa attraverso lo schermo, che ormai si identifica totalmente con lo strumento.

E’ anche — e forse questo è il vero punto — riconoscibilissimo. In un universo di smartphone sempre più uguali, iPhone X ha la indubbia caratteristica di riconoscersi a vista. Probabilmente è un valore. Però, annoto che anche la Fiat Multipla è riconoscibilissima. Così, tanto per dire.

O forse c’è altro. C’è che un sacrificio economico tutto sommato non indifferente, se pure l’ho fatto volentieri per iPhone 5, ora non mi riesce più a farlo. O sono cresciuto io, sono cambiato, oppure è il brand Apple che non rifulge più come un tempo. Sarebbe assai ardua impresa, per chi scrive, separare i due fattori.

Sicuramente, rispetto all’anno 2013, anno della mia entrata in iOS, le cose sono davvero mutate. Innegabilmente, Android ha fatto passi avanti giganteschi, ha progressivamente colmato la gap con iOS: tanto che ormai appare come un sistema operativo pienamente credibile per i dispositivi mobili.

Sicuramente anche l’ecosistema — largamente, grazie all’arrivo e alla stabilizzazione di una suite di prodotti Google per Android, come Musica, Foto, Libri, Edicola, etc… — si è arricchito e soprattutto ordinato, così che ora appare come un ambiente omogeneo e levigato, anche più “decifrabile” (per lo scrivente) della controparte iOS, gravata da tempo — si direbbe — da complicazioni di concept che appaiono difficilmente comprensibili.

Ma c’è altro. E stavolta non riguarda iOS od Android. C’è il fatto che lo stesso smartphone ha perso qualcosa, della sua primitiva brillanza. Diciamocelo: nel 2017, uno smartphone è ormai solo un punto di accesso — più o meno raffinato — ad un mondo altro, ad un mondo che non esiste più sul dispositivo, ma è localizzato nell’altrove, nel non qui.

Sì, è nella cosiddetta nuvola. E pagare mille euro per un punto di accesso a questo altrove, o come dazio per l’appartenenza ad un mondo non più così fatato e persuasivamente minimalista come prima (quello di iOS), forse non è più così scontato, così evidente, così congruente, così ragionevole — a fronte di possibili e praticabili scelte diverse.

Forse allora iPhone non è davvero brutto. Forse, semplicemente, ha qualcosa, come una mancanza bizzarra, una specie di colpa irredimibile, qualcosa insomma che non gli si riesce proprio a perdonare, qualcosa — anche — che si spinge ben oltre l’estetica.

Forse, semplicemente, non è più magico.

E per qualcosa di meno della magia, della meraviglia, il cuore alla fine non viene mosso. Come forse, è giusto che sia.

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