Linux è morto?

No. Eppure il problema è sempre quello…

Marco Castellani
Segnale Rumore
3 min readJul 4, 2017

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Sì, è un po’ che non scrivo su questo blog, ammettiamolo. E per spezzare il silenzio, magari rischierò anche di scivolare su qualche ovvietà. Ma mi preme anche questo, anche riaprire una questione.

Questione che peraltro è stata riaperta su Quora un po’ di tempo fa. E si potrebbe riassumere così, andando per le spicce: Linux è morto?

Sistemi operativi… a confronto ;-)

Anche qui ce ce siamo occupati in vare situazioni, in un intervallo di tempo piuttosto ampio (si parla di anni, baby…).

Che poi — permettete una minima deriva autoreferenziale — la storia di questo blog, quando partì (prima su Wordpress, poi su Blogspot, poi self-hosted, infine qui su Medium) partì appunto come prodotto di un entusiasta di linux, di linux e del suo mondo. Il quale entusiasta (me stesso, in pratica) poi subì varie trasformazioni biologico-chimiche-informatiche che lo portarono a divenire perfino un utente OS X.

Ma Linux rimane nel suo cuore, con tutto il suo fascino ancora bello intatto.

Rimane il fascino di un sistema aperto, di cui puoi andare a verificare i progressi del codice (per non dire che potresti anche teoricamente contribuire alla sua stesura), che vanta una panoplia impressionante di incarnazioni diverse . Un sistema che per giunta è nato da un semplice appassionato che intendeva fare qualcosa appena per hobby: insomma (come scriveva nel celebre messaggio del 25 agosto del 1991 su comp.os.minix) niente di grande e professionale,

I’m doing a (free) operating system (just a hobby, won’t be big and
professional like gnu) for 386(486) AT clones…

Ebbene questo sistema fatto per hobby oggi — nella sua incarnazione Android — è il motore più diffuso per i dispositivi mobili nel mondo intero.

Non c’è male, non c’è davvero male per qualcosa che voleva essere “just a hobby.”

Quindi da un certo punto di vista, non è morto. Basta dire Android, per capire che Linux non è morto. Anzi.

Purtroppo ci sono alcune cose che mi impediscono di abbracciare Linux come principale sistema operativo per il desktop. Anzi, non ce ne sono alcune, ce ne è una soltanto.

Sempre quella: il software.

Quello che manca, precisamente.

E quello che è stato ormai risolto per la declinazione di Linux in ambito mobile, ovvero per Android. L’adozione da parte di Google del sistema Android ha, nel tempo, portato ad un Play Market enormemente ricco e variegato, che ormai può reggere il confronto con il sistema della applicazioni per iOS.

Ma sul desktop siamo ancora indietro, diciamolo.

Si potrebbero fare esempi ed esempi, potremmo dare la colpa agli sviluppatori, che non sviluppano per Linux. Ma di fatto è la storia del gatto che si morde la coda, non si sviluppa per Linux perché è poco diffuso, e si diffonde a fatica perché mancano applicazioni.

Se non ho una app per Kindle su Ubuntu, se non ho Evernote o OneNote, se non c’è (a mia conoscenza) un programma che mi permetta di scrivere le mie poesie e i miei racconti, del calibro di Scrivener, o Ulysses, o iA Writer, potrò certo accusare gli sviluppatori, se mi fa star meglio. Ma se non sviluppano per un mercato veramente minimo, qualche problema ancora c’è.

Dunque, manca software. Lo so che è quasi incredibile dirlo, per un sistema che viene out of the box con un repositorio di migliaia di programmi, quasi tutti scaricabili gratis.

Eppure a volte mancano quelli che servono davvero. E onestamente, dobbiamo dire che il parco software di linux è di qualità molto, ma molto varia. Sono presenti (e in dose massiccia) anche software veramente allo stato di quasi alpha.

Lo so, lo so. Avete ragione: è un problema che è molto meno acuto di prima. Se voglio Spotify per ascoltare musica, per esempio, ora posso averlo. Se voglio Steam per giocare, adesso posso ottenerlo. E’ già qualcosa, qualcosa si sta muovendo.

Ma — per ora — è indiscutibile che solo su OS X o Windows trovi tutto.

Su linux no. Di chi sia la colpa, non è importante (l’effetto è lo stesso).

Piaccia o non piaccia, questa è la situazione. Certo, linux è vivo e vegeto, e anzi alimenta una grossissima fetta di server web sparsi per il mondo. Dunque linux lo usiamo comunque, e massicciamente, ogni volta che ci affacciamo su Internet.

Ma a livello desktop?

Vorrei dire — non è ancora così.

Dunque Linux non è morto, è vero: ma deve ancora crescere.

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