Microsoft ama Linux!

Marco Castellani
Segnale Rumore
Published in
3 min readDec 14, 2015

Certo che un po’ colpisce. Anzi parecchio, posto che uno abbia avuto occasione di vedere un po’ la storia informatica degli ultimi anni. Così mi ha abbastanza impressionato vedere la slide che è stata presentata non troppo tempo fa da Satya Nadella in una conferenza stampa. Ha il privilegio di essere molto ma molto chiara…

msloveslinux

E’ un segno — se ce ne fosse bisogno, che le cose sono fluide, in continuo movimento, in progressiva trasformazione. Ogni cosa si rovescia nel suo opposto, ogni cosa è mobile. Così — ed è notizia proprio di questi giorni — Microsoft oggi può offrire, senza troppo clamore, una certificazione Linux ufficiale, creata esattamente in collaborazione con la Linux Fondation. Dire Microsoft ama Linux nel 2001, per esempio, sarebbe stato totalmente impensabile: risale infatti a quell’epoca l’improvvida uscita di Steve Balmer (riferita alla licenza GNU), “Linux è un cancro che aggredisce il senso della proprietà intellettuale di ogni cosa che tocca”.

Ma è necessario contestualizzare: come ricordiamo in molti, a quel tempo (e negli anni immediatamente successivi) c’era la concreta preoccupazione che Linux potesse erodere una parte del fatturato delle grandi aziende informatiche, con il suo modello free, proponendosi come valida soluzione desktop. Cosa che nel tempo si è verificato non fosse affatto reale (ad oggi, la percentuale di desktop con Linux, bisogna dire, è risibile rispetto alla diffusione dei sistemi operativi commerciali). I motivi sono svariati, e non mette conto analizzarli adesso. Semmai la vittoria di Linux è stata altrove. Oltre che sui server (ovviamente) è stata sui dispositivi mobili, attraverso la sua derivazione curata da Google, ovvero quel sistema Android, che oggi governa la larga maggioranza di questi piccoli e onnipresenti dispositivi. Tutte cose che qualche anno fa erano assolutamente impensabili.

Per capire come passano in fretta le cose, come crollano rapidamente i muri: era il 2006 quando mi trovavo ad annotare, in questa stessa sede, la sorpresa dell’annuncio di collaborazione tra Novell (ovvero, openSuse) e Microsoft. Ricordo, fu un annuncio che fece abbastanza scalpore, a suo tempo.

Del resto, nella dinamica umana c’è che spesso — purtroppo — ci si identifica come gruppo non verso qualcosa, ma in opposizione a qualcuno. Così la sinistra si è identificata per anni nell’opposizione ad un tal Silvio Berlusconi (a prescindere dal profilo di quest’ultimo, su cui non entriamo qui), così — a mio avviso — il mondo open source si è definito e si è riconosciuto per fin troppo tempo nell’opposizione a Microsoft. Nell’uomo del resto l’ostilità predomina in ogni ambito in cui non viene ricercata una consapevolezza profonda, ove si rimanga nella superficie del nostro “strato egoico/bellico”. E l’informatica è cosa di uomini, nessuna sorpresa dunque che le sue vicende siano così… umane.

Va beh. A quel tempo ero un accesso sostenitore dell’open source, mi nutrivo di riviste di Linux e affini. E, come chiunque abbia un percorso simile al mio vi possa testimoniare, per questi canali di stampa — anche fecondi di creatività ed inventiva — semplicemente Microsoft era il male. Meglio se scritta con il dollaro, Micro$oft. Non che non vi fosse appunto un’aria simile ed opposta dall’altra parte, almeno a giudicare dalla frase di Ballmer.

Forse è ora di una rinascita, di una nuova epoca. Anche questi sono segni, dopotutto. Forse è ora di mollare il nostro armamentario bellico e ricercare con più convinzione una convivenza pacifica e dunque fruttuosa. In informatica come in tutto quanto il resto della nostra vita: non viene semplice, certo. E’ un lavoro quotidiano, siamo d’accordo. Ma un lavoro che potrebbe valer la pena compiere. Un lavoro, aggiungo, che potrebbe ormai essere urgente compiere, oggi.

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