Oh cavolo, sto smettendo di usare Facebook

Samuele Bozzoni ☘🦄
Segnale Rumore
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9 min readJun 7, 2017

Il mio viaggio verso comunità e relazioni – senza ciò che oggi appare ovvio e con qualche sbaglio

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La foto è tratta dalle immagini di repertorio del film «Il Grande e Potente OZ»: la magica storia di un mago che si trova a dover ammettere a se stesso ed agli altri di essere umano e ad affrontare e risolvere problemi senza in realtà nessun tipo di potere magico 🎉🎉🎉💂🏻

8 anni fa dopo due anni di lavoro e ben tre contratti a progetto rinnovati mi sono trovato precariamente nella condizione di dovermi cercare un nuovo lavoro: avevo bisogno di una nuova opportunità e mi sentivo smarrito, soprattutto per la perdita di quello che ero abituato a fare e anche delle tante positive (e qualcuna perché no negativa) relazioni costruite in due anni intensi di lavoro e progetti.

Così, da giovane entusiasta delle nuove tecnologie e di internet mi sono, tra le altre cose, iscritto a

  • Facebook
  • Linkedin
  • Twitter (questo però in un secondo tempo!)

Avevo provato negli anni del primo internet la piacevole scoperta dei primi forum di discussione on line e mi entusiasmava l’idea di potermi confrontare con altre persone, mosso dalla mia voglia di fare e dalla mia curiosità e fondamentalmente dal mio bisogno umano di avere nuove opportunità personali e lavorative.

In pochi mesi ho così aggiunto amici e contatti vecchi e nuovi, accettato a mia volta amicizie e contatti e da questa esperienza sono cresciuto ed ho imparato il modo «moderno» di vivere la rete. Mi sono iscritto a decine di gruppi che mi interessavano, soprattutto cercando confronto ed interazione attiva con persone sconosciute, vicine o lontane.

Da connessioni a relazioni, da networking a comunità: molti progetti di vita e di lavoro però per crescere e per diventare veramente collettivi e veramente profondi, a livello di intensità di relazioni, hanno bisogno di processi che evolvano verso modelli community based & oriented.

Ev Williams , uno dei fondatori di Twitter dice che «Internet è rotto» e non funziona più: i social più diventano grandi e invadenti nella nostra vita più sembrano vuoti e disumani, nel senso che polarizzano ed incoraggiano gli estremi.

La maggior parte di noi peraltro utilizza le nuove tecnologie sui social per interagire con persone che già vede e con cui già parla, magari anche tutti i giorni – in questo senso i social non sono altro che un «rinforzo» dei nostri confini sociali non solo on Line, ma anche off Line.

Io penso soprattutto però che in generale questi modelli di social di massa, basati sull’ego della persona/utente, non solo non funzionano, ma creano anche differenze, esclusioni ed una continua ed inutile ricerca della visibilità individuale (o di gruppo, ma pur sempre partendo da un singolo che schiaccia dei tasti da un pc o da uno smartphone)

Why?

Facebook, Linkedin e Twitter oggi valorizzano l’individuo che posta di più e in maniera «più ad effetto»! Ho sperimentato con mano che se gli stessi utenti utilizzano un forum, un gruppo mail o un tool come Loomio , i contenuti scritti in realtà aumentano e la comunicazione appare meno polarizzata e più distribuita tra i partecipanti, perché tutti partono maggiormente da pari, ovvero da normali umani che non sono sicuri di conoscersi in parte o del tutto a vicenda ne hanno particolare interesse indotto a comunicare «ad effetto».

Guardo i gruppi Facebook ed i gruppi Linkedin: ok si posta, ma alla fine il meccanismo polarizzante è evidente. In genere posta di più chi ha un interesse individuale (a volte di auto promozione, a volte anche economico) e pochi altri, mentre ancora altri pochi si limitano a mettere like tipo chatbot provetti (quanti leggono ancora articoli e documenti più lunghi di 10 righe?) ed una grande massa di iscritti ai gruppi non fa assolutamente niente, nessuna interazione con nessuno.

Questo atteggiamento possiamo definirlo normale in un gruppo sui social, ma non per forza deve essere la normalità in un qualsiasi gruppo di persone, io non sono convinto che una comunità on Line di questo tipo sia uguale a TUTTE le comunità on Line e off Line.

Poi le discussioni: nei gruppi di questi social sono davvero così approfondite? è così facile trovare e soprattutto ritrovare le informazioni interessanti e di valore senza essere distratti da nuove novità e nuove notifiche?

Siamo tutti distratti ed io sono scettico. È’ tutto così polarizzato, rapido ed enfatizzato che mi ha fatto venire il mal di mare 🚣🏻.

E allora ho nuotato fino ad esaurire l’aria per respirare e mi sono chiesto:

- meglio fare un evento con 1000 partecipanti invitati o uno con 20 persone, che però siano realmente interessate e coinvolte?

- meglio organizzare eventi o subire gli eventi altrui? a me piace molto co-organizzare invece!

- e poi perché a volte fare un evento quando basterebbe a volte un semplice incontro faccia a faccia tra persone che si ascoltano a vicenda, con un invito via carta, via mail o telefono?!

Il tempo che noi dedichiamo agli altri incide sulle relazioni che avremo con loro, quindi anche tutta questa fretta nella comunicazione moderna secondo me non ha nessun senso.

La nostra società soffre poi di manie di grandezza individuale che non hanno molto senso di esistere di questi tempi – in cui la ricchezza e la salute sono beni sempre più polarizzati!

E poi…

- PLEASE STOP TALKING ABOUT NETWORKING -

10.000 connessioni non valgono niente se non ci dai un senso, perché quel che impatta di più a livello sentimentale e lavorativo sono le relazioni e la nostra capacità di costruirle e mantenerle concretamente su orizzonti di lungo periodo.

Parliamo molto di contatti, ma sono le relazioni che dovrebbero essere sempre al centro del nostro lavoro. Sembra che restare in contatto con decine di persone al giorno sia una cosa bella ed invece secondo me è una cosa che sta diventando un po’ triste!

Le differenze principali tra connessioni e relazioni:

  • una connessione è senza alcun impegno di qualsiasi tipo, si può interrompere in qualsiasi momento e non richiede vi sia apprendimento: l’unico elemento base comune a chi cerca connessioni è la ricerca di opportunità migliori
  • una relazione è interessarsi affettivamente o professionalmente, cercare il mutuo apprendimento, trattare un amico o un collega con cura e rispetto, condividere responsabilità: una relazione affettiva o professionale non è facile né indolore da interrompere

Una relazione affettiva o professionale inoltre ci porta a cambiare e maturare soprattutto quando riusciamo a metterci nei panni degli altri ed a comprendere i loro punti di vista.

E allora meglio limitate come numero, ma efficacemente buone, relazioni affettive e professionali 😎

Oggi tutti competiamo sui social in cerca di visibilità, come se questo fosse un valore a prescindere: ma amici ci stiamo sbagliando ! le relazioni umane concrete sono un valore, non la visibilità di per se. Le relazioni umane sono limitate per tempo e spazio che abbiamo a disposizione e richiedono impegno da dedicare!

Negli ultimi anni ho incontrato e conosciuto diverse persone entusiaste sull’impatto delle nuove tecnologie sulla nostra vita, sul nostro lavoro, nonché sulla nostra vita sociale ed affettiva: eppure la maggior parte di queste persone mi ha lasciato una sensazione di vuoto e di mancanza di senso che emotivamente ed anche razionalmente ho faticato non poco a metabolizzare.

La rete come moltiplicatrice di opportunità, la rete come ricerca di visibilità, il networking continuo alla ricerca delle migliori informazioni e competenze da «rubare» erano alcuni degli elementi che questi entusiasti raccontavano come essenziali nell’impatto migliorativo delle nuove tecnologie.

Eppure…

Eppure la maggior parte di queste persone di fronte a concetti come beni comuni, collaborazione tra pari, ma anche famiglia, comunità e -collettività- presentava un pressoché vuoto culturale, o meglio una mancanza di visione che mi lasciava turbato: poi ho finalmente capito il loro punto di vista ed ho iniziato a farmene una ragione; si trattava e si tratta spesso di persone ego – user – centriche che percepiscono la tecnologia come un’opportunità individuale ed individualistica, che non sono orientate alla cooperazione reale con altre persone, se non ad uno scambio interessato – do ut des – di breve periodo.

Il guaio è che alcuni lo fanno on line e poi lo imparano a fare anche dal vivo! E viceversa perché in fondo vale anche il contrario.

Ma accidenti anziché usare le tecnologie per migliorare le relazioni umane mossi da curiosità, empatia e sensibilità stanno facendo esattamente il contrario 🙃

Gruppi contro altri gruppi, tutti contro tutti, va sempre bene purché vi sia un eccesso che dia visibilità e che ci conformi a qualche ideologia.

Io apprezzo invece le comunità realmente aperte di persone dove sento (a pelle si sente molto meglio!) che uno dei valori principali dello stare insieme è l’ascolto dal vivo dell’altro, dello sconosciuto e del suo bisogno.

A cercarle bene queste comunità non solo esistono in alcune esperienze, ma si possono anche costruire da zero partendo da una visione collettiva che metta insieme diverse personalità ed intelligenze su progetti ed idee che durino un po’ di più di qualche post ad effetto.

Dicono che le ideologie sono finite: ah sì? secondo me Facebook con il nostro uso quotidiano di massa è un’ideologia! È’ diventato un rito tribale, un’enorme ideologia che con la democrazia e l’inclusione e la diversità non c’entra praticamente nulla.

Ci sono così persone che si sono così abituate a fare «disintegrazione sociale» sui social, ma non c’è un motivo particolare perché lo fanno.

Così mi sono dato una risposta franca, e dal mio punto di vista, abbastanza chiara su queste persone ego – user – centriche:

  • Molte di queste persone cercano vantaggi individuali attraverso la rete ed il networking perché qualcuno ha detto loro che «si fa così»
  • Molte di queste persone non percepiscono i vantaggi collettivi né il valore di lungo periodo del partecipare all’interno di una qualsiasi comunità collettiva nel vero senso della parola (on Line e off Line)

Esiste invece tanto bisogno di gruppi e collettività che ascoltino ed includano anche i diversi e gli ultimi, non di gruppi come sistemi di auto chiusura celebrativa (groupthink 4.0)… almeno secondo me di questi secondi ne abbiamo abbastanza.

Questi social per una parte includono, ma al tempo stesso escludono ogni giorno, in ogni post, in ogni momento che li usiamo ed alla fine andiamo in bambola presi dal loro funzionamento.

La scena dello scrollare la home di FB per decine di volte al giorno mettendo like e guardando foto e video, senza nessuna reale interazione approfondita ne tantomeno relazione, l’ abbiamo vista tutti: io la vedo tutti i giorni sul treno e penso -ecco questo è l’ultimo stadio della social media dipendenza e ci sono passato anche io-

Eppure…

Negli ultimi anni io ho imparato l’importanza del «dare» un contributo, a qualcuno o a qualcosa, in primis con generosità da persona a persona, senza per questo voler ricevere ricompense, trofei, ne vantaggi personali, ne visibilità: nella vita non credo sia una cosa sbagliata cercare di essere umili e nemmeno cercare il confronto reale, profondo, incerto e lungo delle relazioni, prima di tutto faccia a faccia.

Io ho bisogno di movimento e sento che in alcuni momenti sto sbagliando strada, ma provo a rialzarmi e a cambiare.

Cercare e stimolare partecipazione in qualcosa di collettivo: ecco di cosa ho bisogno ed ecco perché sinceramente di Facebook non ho più bisogno, posso aprirlo una volta al mese e richiuderlo dopo pochi secondi o non aprirlo mai più e forse un giorno cancellarmi per sempre perché da questa esperienza sento di aver ormai imparato abbastanza 😊

Esistono progetti collettivi su internet eccezionali, ma per comprenderli bisogna entrarci, dedicarci tempo, testa e cuore e relazionarsi con sconosciuti: date un’occhiata a Open Collective -(OpenCollective) e ci troverete qualcosa di molto vicino ad una comunità aperta ed open source. Finché ci saranno iniziative come questa, per me internet non è affatto rotto!

Forse tutti abbiamo bisogno delle persone giuste intorno a noi, non di Facebook né di Linkedin o altro, io oggi mi sento molto fortunato e la grande ricerca che ognuno di noi fa penso sia nelle relazioni umane fisiche, imperfette e tremendamente da (ri) scoprire, magari la prossima volta in maniera collettiva ed aperta -anzi apertissima- alla diversità naturale (e non algoritmica) tra esseri umani.

This moment is now

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Samuele Bozzoni ☘🦄
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Master degree in Economics - Labor Relations @UNIMORE_univ . Learn and teach. Developing #participatory practices 4 a #fair #sustainable #planet & #economy 🍀👪