Perché cambiare è la cosa più naturale del mondo (intervista al sottoscritto)

gallizio
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6 min readMay 18, 2016

«L’innovazione è un processo casuale che dopo aver girato lungamente a vuoto azzecca il pattern giusto. Non si sa bene come.

Credits to Alessio Jacona

Smartphone, web e nuove app hanno reso la scrittura protagonista di questi tempi. E se un tempo scrittura significava libri e lettere, secondo Filippo Pretolani dobbiamo saperci adeguare al cambiamento e abbandonare i vecchi schemi. Per questo ha creato gallizioLAB, una piattaforma dedicata alla scrittura istantanea, dove le idee trovano subito la loro espressione.
Nella nostra intervista ci racconta come non restare a guardare ma evolverci con il mondo attorno a noi.

Che cos‘è l‘innovazione per Lei?
Un processo casuale che dopo aver girato lungamente a vuoto azzecca il pattern giusto. Non si sa bene come. Poi, puntualmente viene accaparrato, razionalizzato e rinarrato dagli Innovatori, ma questa è tutt’altra questione. Farei attenzione: “A thing is a thing, not what is said of that thing”.

Qual è l’innovazione simbolo di questa epoca?
La virtualizzazione della memoria fisica: dagli hardware portatili al cloud, l’uomo ha imparato a mettere altrove le sue cose, illudendosi di averle a disposizione.

Quali sono le fondamenta su cui si costruisce l’innovazione?
Una mente aperta, una forte inclinazione a plasmare e a esser plasmati dalla materia nel suo evolversi.

Quale sarà la prossima rivoluzione secondo Lei?
Una grande rivincita dello spazio rispetto al tempo. Fino a oggi abbiamo vissuto da schiavi della cronologia. Penso a Twitter o alla cronologia inversa di un blog, ma anche alla timbratura del cartellino. Ora ci riprendiamo il nostro spazio. E il medium della mappa sarà l’ambiente naturale di questa fuga in avanti.

Come concilia tradizione e innovazione?
Come sempre: a martellate. All’improvviso una cosa nuova diventa perfettamente normale.

Il Made in Italy è ancora un valore?

Credo vada riprogettato. Cambiano i decisori, cambia la gerarchia di valori sul nostro patrimonio. Nuove forme di acceso e di godimento del patrimonio rappresentano nuovi mercati. Penso al car-sharing come nuova modalità di godimento dello spazio urbano. Turismo e design s’impongono ancor di più. Intravedo in futuro una crescita felice, sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Così come l’ha indicata Francesco Morace nel suo nuovo libro “Crescita felice. Percorsi di futuro civile”. Basando il patto sociale su reciprocità e generatività.

In Italia sono più importanti le idee o gli investimenti?
Le idee, se incarnano una visione feconda del presente nel suo farsi futuro. Gli investimenti seguiranno di conseguenza, se il contesto è ricettivo. Le risorse sono sempre strumentali a uno scopo.

Qual è il percorso di formazione che raccomanda? In Italia o all’estero? Credo che i ragazzi debbano imparare ad assecondare e a credere e di più nel proprio talento, inventando percorsi e soluzioni praticabili senza aspettarsi che qualcuno li tracci per loro. Genitori e/o padri putativi in primis. Se credi in te stesso trovi una strada, non importa dove. L’importante è trovarsi nell’unico posto possibile per esprimersi ed evolvere nel momento che conta. Non ci sono alibi, solo infinite possibilità. Se non le vedi da solo non te le posso indicare. Però posso farti forza!

Come si apre la strada dell’innovazione in Italia?
Non si apre da sé: è sempre l’uomo che plasma la materia con lo spirito. Chi (a qualunque titolo) è portatore di visione, la realizza. Ad ogni costo, nonostante tutto e malgrado se stesso.

Quali progressi sono imminenti nel nostro Paese?
Lasciamoci stupire. Solo ci andrei piano con una visione tanto impersonale: non ci sono progressi in fase di download sui server dell’innovazione dislocati in Delaware. Eppure l’innovazione ha luogo, si muove. Forse la magia del cambiamento è tutta in questo cortocircuito tra volontà che plasma e spontaneità evolutiva. Però nel mio elogio dell’innovazione come eterogenesi dei fini non vorrei dare l’idea che si possa stare a guardare. Un elemento voluto e consapevole è necessario: essere ricettivi e aperti al cambiamento. Perché il cambiamento, comunque venga prodotto, va poi assecondato. Anche da chi, assecondandolo, mette a rischio una vecchia rendita di posizione. Perché dovrebbe farlo? Perché quando non funziona, il passato non ha futuro.

Un’idea può realizzarsi diventando realtà. Di più: cambiando la realtà

Da bambino, cosa voleva fare “da grande”?

Da bambino sognavo. Conta solo il sogno, i contenuti del sogno sono irrilevanti e non li ricordo nemmeno più. Non ho mai voluto fare niente di preciso, ma l’ho voluto con tutto me stesso. Intanto diventavo a strappi quello che sono e sarà.
Qual’è stata la sua migliore intuizione?

È stata quando ho capito che le cose si possono fare veramente. Dico sul serio. Rendermi conto che un’idea può realizzarsi diventando realtà. Di più: cambiando la realtà. È una sensazione che la maggior parte delle persone non prova mai. Ed è un peccato di mancanza di orgoglio. Ogni vita cambia in continuazione.

Quando ha capito che quella era la svolta per il suo progetto?
Sempre mentre accadeva. Seguendone il profilo. A volte un po’ bruttarello: avete presente i bambini appena nati? Ecco. A un certo punto un tuo progetto comincia a funzionare anche per qualcun altro. Non sai bene come, non lo sapresti nemmeno rifare. Lo ha detto bene Luciano Bianciardi in un aforisma inspiegabilmente poco noto: “Non si sa / dove si va / ma ci si va”.

GallizioLab è una piattaforma di scrittura istantanea. Che cosa significa? Significa che tenta di accalappiare la natura subitanea, improvvisa della scrittura. È in atto la più grande operazione di scrittura di massa di tutti i tempi. L’unica differenza è che oggi tutti scrivono ma nessuno è scrittore, tanto chi ti leggerebbe? Si può essere autori senza esser scrittori. Autopubblicarsi è godere, come in un selfie. Insomma, l’editoria del futuro è già qui, solo non è dove gli antichi editori si aspetterebbero di trovarla.

L’avvento del web ha stravolto il mondo dell’editoria. Come si evolverà secondo lei?
Inspiegabilmente gli editori sembrano aver smesso i panni dell’imprenditore. In fondo il loro compito storico è sempre stato quello di intercettare scritture di qualità e farne un mercato. Oggi fare impresa, intrapresa editoriale implica prendere atto di alcune spiacevoli evidenze. La prima: tutti scrivono e nessuno legge, se non quello che sta scrivendo. Le scritture è meglio pubblicarle dove già sono. Dove? Sui social media, innanzitutto. Facebook, Twitter e Google sono senza dubbio i più grandi editori del XXI secolo. Inoltre si stanno integrando con le piattaforme di Instant Messaging. Non a caso Facebook ha comprato whatsapp. Le piattaforme di scrittura sono diventate a tutti gli effetti piattaforme editoriali. Snapchat ha appena lanciato un servizio di videonews ultrapop. Date un’occhiata a quali sono le major che presenti su questo canale: CNN, Cosmopolitan, National Geographic, insomma, non gli ultimi scappati di casa.

Fra tanti testi pubblicati in ogni forma, come può emergere uno scrittore?
Trovando il proprio pubblico. Questo accade meglio e soprattutto tramite un editore (ma tu guarda!). Ma solo a patto di accettare il cambiamento: non scrittori ma scritture, non editori ma piattaforme editoriali connesse e istantanee.

Che preparazione consiglia a un giovane che vuole intraprendere questa carriera?
Non è una carriera ma un contromano. Leggere e scrivere sono operazioni tecnologiche, innaturali. E non da oggi.

Quali piattaforme e software un ragazzo deve usare per scrivere (ed essere letto)?
Queste, quelle, qualcuna o tutte, qualunque esse siano. Anche perché cambiano talmente in fretta che se le nominassi starebbero già cambiando. Quelle che ha sottomano, direi, vanno più che bene, purché gli vengano congeniali: l‘’importante è esprimere al massimo il proprio potenziale. Solo assecondando la propria natura si può diventare quel che si è, proprio mentre lo si diventa. Perché cambiare èla cosa più naturale del mondo. Maledettamente difficile da quanto è semplice e naturale. Chi meno oppone resistenza a se stesso più ha in mano il futuro del mondo.

Originally published at audi-innovativethinking.it il 16 aprile 2015

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Traumaturge • Not everything that implicitly exists needs to be rendered explicit — Peter Sloterdijk