Piattaforme e valore dell’attenzione

Come e perché il web sta cambiando (insieme a noi)

Samuele Bozzoni ☘🦄
Segnale Rumore
6 min readMar 24, 2017

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Il mondo delle piattaforme web si sta innovando e rinnovando e, nonostante la maggior parte del nostro tempo ancora oggi in Italia lo dedichiamo a Facebook, Instagram, Linkedin e Twitter (per non parlare di Whatsapp) – come mostrano i dati di una recente ricerca realizzata dalla Scuola IMT Alti Studi di Lucca e dal laboratorio di Computational Social Science (qua una sintesi con intervista a Walter Quattrociocchi che ha coordinato la ricerca) – abbiamo segnali che qualcosa stia veramente cambiando, non fosse altro perché probabilmente -deve- necessariamente evolversi con la spinta dei nostri bisogni.

Il primo punto interessante di questo cambiamento riguarda il tema dell’informazione e dell’attenzione che dedichiamo alle piattaforme web: quanti di noi mettono likes senza aver letto nemmeno un testo, semplicemente fermandosi al titolo o all’immagine/video? quanti di noi rispondono alle mail dopo giorni ma nel frattempo postano su Instagram il loro aperitivo in tempo reale? O ancora quanti di noi ci tengono a comunicare sul web che stanno facendo qualcosa di bello interessante ed innovativo?

Molti di noi sicuramente!

Sono tutti fenomeni che mostrano però anche un bisogno di attenzione da parte delle persone, mentre ci troviamo, pare, in un grande mercato dell’attenzione altrui in cui tutti comunicano e nessuno presta attenzione, ne -tantomeno- guarda ne legge, con attenzione: in questo contesto emergono così, allo stesso tempo, sia un forte bisogno di comunità e coinvolgimento reale (anche partendo dalla vicinanza fisica tra persone), che un forte bisogno di interazione concreta e di senso nelle nostre relazioni con gli altri (dal vivo, oltre che sul web).

Sempre la ricerca citata sottolinea infatti come le opinioni e le credenze che ci formiamo tramite queste grandi piattaforme social tendano ad essere poco approfondite e polarizzate, nel senso di orientate verso meccanismi di conferma o negazione di una determinata informazione o questione, con un gruppo più o meno conformato sulla nostra stessa opinione.

Sappiamo che questi like, questi clic, questi post generano tuttavia interazioni umane che hanno un preciso valore sociale ed economico, che però attualmente noi distribuiamo principalmente verso queste grandi piattaforme social, con il primo grande effetto evidente di frammentare e disperdere risorse, informazioni, comunicazioni e processi di costruzione di identità verso modelli funzionali ai grandi colossi che detengono la proprietà di queste piattaforme.

Così quando creiamo un gruppo Facebook abbiamo la sensazione che effetti positivi ed aggreganti si realizzino (si veda a questo proposito il bel fenomeno delle Social Street), ma anche il dubbio che sia necessario, per essere un «social citizien», postare «ad effetto» e «con frequenza» per essere considerati maggiormente dagli altri: Facebook è basato infatti principalmente su meccanismi che premiano la visibilità individuale, riproducendo un tratto umano reale ed importante, a cui tutti siamo in maniera diversa interessati, che, tuttavia, non rappresenta sicuramente l’unico valore con il quale costruiamo interazioni e relazioni con gli altri nella vita di tutti i giorni.

Movimento Arturo è un esperimento scherzoso nato dalla trasmissione Gazebo di Rai 3 ed è una dimostrazione esperienziale di come si aggregano velocemente persone, likes e followers semplicemente proponendo contenuti ad effetto, rispondendo ed interagendo con gli utenti su Facebook e Twitter – e soprattutto senza aver nessun contenuto particolare da condividere, o forse il successo di questa iniziativa sui social mette a nudo proprio questo fattore: non servono particolari contenuti per avere successo e visibilità su queste piattaforme almeno da un punto di vista puramente interattivo e numerico.

Eppure i bisogni impliciti rimangono e ritornano con forza ad essere sempre di più quelli di «aggregare» le persone su iniziative di senso, formare team di persone partendo dalla diversità e dalla complementarietà (e non da un dato interesse basato su credenze o pre-credenze), essere in grado di decidere in gruppo in maniera democratica e condivisa da un punto di vista dello scambio di informazioni e dell’impatto di queste sulle nostre azioni: tutte esperienze che oggi le tecnologie digitali permettono, ma che nessuna delle grandi piattaforme della Gig economy valorizza – premia, semplicemente perché queste esperienze non sono specificatamente funzionali alla loro architettura ne al loro modello di business.

La polarizzazione di opinioni, utenti, gruppi infatti aumenta la possibilità che a questi siano fornite informazioni e pubblicità in maniera centralizzata ed al tempo stesso targetizzata, secondo logiche in grado di allettare e stimolare in maniera funzionale le dinamiche del mercato pubblicitario.

Ma se facessimo girare informazioni e producessimo interazioni e valore in modo da coltivare la nostra attenzione e quella degli altri anziché eroderla, o arrivare a perderla in una piattaforma?

Segnali di cambiamento infatti ne abbiamo, segnali che cominciano da piattaforme che oggi permettono agli utenti di relazionarsi in modo diverso e con maggiore senso, partendo dalle comunità e dai gruppi prima che dai singoli utenti; perché la tecnologia e l’architettura della piattaforma digitale che usiamo non sono neutrali, ma anzi guidano e indirizzano le nostre interazioni e quindi facilitano o meno le nostre relazioni.

Voglio citare queste tre piattaforme nate da poco come esempi concreti di come il valore della nostra attenzione e del nostro tempo possa essere indirizzato con senso, partendo da una finalità e quindi da un’architettura maggiormente vicina alla nostra attenzione nel senso di coinvolgimento reale ed attivante:

www.crowdraising.co è una piattaforma fatta per start UP e nuove idee di impresa dove si richiede agli utenti supporto in termini di tempo da dedicare (e non soldi) in cambio di una ricompensa: in questa piattaforma è premiata l’attenzione – con un sistema ad incentivo per l’utente che è disposto a metterla in gioco.

www.anyshare.coop è una piattaforma cooperativa dedicata a gruppi e comunità di persone dove gli sviluppatori ed i lavoratori del progetto e gli utenti stessi sono soci (proprietari della stessa) e possono, tramite la piattaforma, scambiarsi competenze, prodotti e servizi: la condivisione reale di qualcosa, oltre che della piattaforma stessa, è lo scopo che da senso all’esperienza individuale.

www.loomio.org è un semplice tool che non sostituisce le discussioni e gli incontri faccia a faccia, ma supporta il decision making di gruppo: si lancia un tema, si fa una proposta, si scrivono contenuti e commenti e si vota con possibilità di esprimere veto ad impatto assoluto o relativo. Il tool serve a facilitare la condivisione di informazioni, proposte e decisioni collettive informate — tenendo traccia dei percorsi e degli esiti delle decisioni.

Le piattaforme, come tutti gli ecosistemi, necessitano oggi di una spinta verso l’apertura alla biodiversità come strumento per generare nuovi scambi di valore tra imprese, istituzioni, enti no profit e persone con una mission indirizzata al come produrre insieme nuovo valore economico e sociale ad impatto collettivo.

Tutto questo a patto di imparare ad approcciarci al tema delle piattaforme con modelli che incentivino una rinnovata attenzione verso i contenuti delle nostre interazioni, verso l’engagement e l’opportunità di coinvolgere attivamente e in maniera partecipativa organizzazioni, imprenditori, lavoratori, utenti e semplici cittadini.

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Samuele Bozzoni ☘🦄
Segnale Rumore

Master degree in Economics - Labor Relations @UNIMORE_univ . Learn and teach. Developing #participatory practices 4 a #fair #sustainable #planet & #economy 🍀👪